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L’Esercito Italiano e USA si appropriano della nostra montagna con il beneplacito dei politicanti regionali e locali.

I frequentatori della nostra montagna e in particolare dell’area tra Casera Rupeit, Casera di Giais e il monte Castelat si sono sicuramente accorti dei cartelli lungo la strada, in corrispondenza dell’accesso ai sentieri, che li avvertono che stanno entrando in un poligono militare e li invitano a consultare un sito internet per capire se sono in corso o meno esercitazioni militari.

Nulla di strano, il poligono è attivo da decenni per cui il problema c’è sempre stato.
Sì questo è vero; solo che, il Comando Militare, la Regione FVG, il Comitato Misto Paritetico e i due Comuni interessati (Aviano e Montereale Valc.) hanno pensato che il disciplinare in atto per l’uso del poligono fosse insufficiente per i militari (Italiani e USA) ed hanno deciso di “allargarsi” sia in termini di campata di tiro che in numero di giornate di esercitazione.

Il poligono ha due campate di tiro: una con uno spettro più ampio ed una ridotta.
Con il disciplinare precedente poteva essere impegnata l’area di sgombero massimo nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì (ma avveniva raramente); lunedì e venerdì poteva essere impegnata l’area di sgombero ridotta. Nei mesi di luglio e agosto solo l’area ridotta. Inoltre l’area di sgombero ridotta escludeva tutti i sentieri CAI a monte e quindi potevano essere percorsi i sentieri CAI 988 e CAI 986.

Dal giugno del 2019, con la firma del nuovo disciplinare d’uso, la situazione è cambiata ed è peggiora drasticamente: vengono allargate tutte due le campane di tiro e in particolare l’area di sgombero ridotta in modo tale che praticamente è impedito l’accesso ai sentieri citati per tutta la settimana eccetto il sabato e la domenica. Oltre a questo, in aggiunta alle giornate di esercitazione già previste, nei bimestri di gennaio-febbraio e maggio-giugno il poligono potrà essere utilizzato per due settimane consecutive in via prioritaria dai reparti USA utilizzando, nelle giornate da lunedì a giovedì, l’area di sgombero massimo e il venerdì l’area ridotta.

In un momento in cui, e in seguito a quanto appare chiaro dalla pandemia in corso, si invoca a gran voce un cambio di passo rispetto alle prospettive di sviluppo e si sottolinea la necessità di una via “verde” e compatibile, non pare una scelta coerente l’aumentare delle servitù militari come risulta dai documenti firmati recentemente dalle autorità locali, dall’Esercito e dal Comitato Misto Paritetico.
La montagna deve essere intesa come bene comune e il recente aumento di un certo tipo di turismo “lento” dimostra che esiste per questo territorio una reale possibilità di sviluppo compatibile ed ecosostenibile che le aumentate attività militari e l’incremento delle aree interessate alle servitù legate al poligono, di fatto rendono difficile.
Ovviamente tutto ciò è legato anche ad eventuali prospettive di aumento delle forze armate USA ad Aviano, presenza che nel caso venisse confermata non potrà che incidere negativamente sulle scelte legate alle attività del poligono, come dimostrato dalla disponibilità concessa all’addestramento dei militari a stelle e strisce.

Slogan quali “padroni a casa nostra”, “popolo sovrano” gridate a gran voce dai molti e soprattutto da chi localmente ci governa, risultano del tutto prive di senso e dimostrano che il vecchio detto di Vespasiano: “pecunia non olet” è il vero punto di riferimento, peraltro in questo caso illusorio, di chi è abituato a fare la voce grossa con i deboli, ma ad “abbassare le braghe” di fronte a chi invece è abituato a comandare.

Chiediamo non solo che le attività del poligono non vengano aumentate, ma che si individui un piano di sviluppo reale del territorio montano che cozza visibilmente con la presenza di un’area che mette in pericolo chi voglia godersi quanto la natura e la montagna ci mette a disposizione.

CHIEDIAMO che venga immediatamente esclusa dall’area di sgombero massimo la Casera Rupeit, il sentiero CAI 988 fino al bivio per Casera di Giais e il sentiero MV02 (Troi dei Vols).

CHIEDIAMO che dall’area di sgombero ridotta vengano esclusi il sentiero CAI 988 fino alla Casera di Giais e il sentiero CAI 986 in direzione di Casera Palussa.

Poligono e inquinamento

Al disagio psicofisico, morale, e di limitazione della libertà che comporta la vicinanza di un poligono militare, (quello di CaoMalnisio è particolarmente vicino al centro abitato), esiste anche un’emergenza ambientale di lungo termine che viene totalmente ignorata ma che lascerà una pesante eredità per le future generazioni. Tale emergenza, considerata l’ormai settantennale presenza del poligono, con ogni probabilità è già attualmente in essere.

L’emergenza ambientale più rilevante presente nei territori interessati da poligoni è rappresentata dall’inquinamento da metalli pesanti. Questi talvolta sono anche radioattivi, come riscontrato alcuni anni fa nel poligono Cellina-Meduna.

Tra tutti i metalli, il piombo è senz’altro quello più presente e il cui livello di contaminazione viene volutamente sottovalutato dagli apparati dell’Esercito Italiano e servilmente anche dalle istituzioni preposte alla gestione e controllo del territorio.
Le convinzioni artatamente diffuse che il piombo sia inerte per tempi illimitati e che non sia in grado di diffondersi nel suolo e nelle falde acquifere, sono state smentite da tempo dalla scienza.

Invece la tossicità del piombo è nota da migliaia di anni e sono stati accertati danni da contaminazione a carico del sistema nervoso centrale in tutte le fasce di età ma in modo particolarmente grave nell’età infantile, per cui la soglia massima ammissibile di piombo nel sangue umano è stata progressivamente diminuita.

Inoltre la letteratura scientifica dà precise indicazioni in merito al lento ma progressivo dissolvimento del piombo immesso nel suolo. Nei poligoni in modo particolare questo viene accelerato per la presenza di schegge e polveri di piombo derivanti dall’impatto dei proiettili con sagome e bersagli. Successivamente avvengono dei processi chimico-fisici che si possono riassumere in 3 categorie:
1) fenomeni di dissoluzione chimica del piombo con formazione di ossidi, sali e altri composti;
2) fenomeni di trasporto meccanico per effetto delle acque meteoriche;
3) fenomeni di migrazione chimico-fisica nel sottosuolo dei composti derivanti dalla dissoluzione.

Ora, da una stima comparata con dati esistenti, nei poligoni presenti in provincia si può supporre che l’attività di esercitazione con armi leggere abbia depositato 100 tonnellate/anno di piombo, che vanno moltiplicate per gli anni di attività dei vari poligoni.

Ipotizzando, per difetto, un tasso di dilavamento del 0,2%, si avrebbe una migrazione verso le falde acquifere di circa 10 tonnellate/anno di piombo metallico, fenomeno che si protrarrà per secoli fino al completo esaurimento della fonte inquinante.
Va considerato inoltre che il poligono di CaoMalnisio è stato per anni oggetto di esercitazione con armi pesanti e lanci perfino dai poligoni dei magredi.
Tenuto conto poi che Il poligono di CaoMalnisio, come del resto anche gli altri presenti in provincia, sussistono su un’area con caratteristiche geomorfologiche caratterizzate da una forte permeabilità del suolo, possiamo facilmente immaginare quanto possa essere pesante il grado di contaminazione ambientale.

In merito alla normativa riguardante la gestione delle aree militari addestrative, un emendamento recepito nella legge di bilancio del 2018, ha modificato le leggi in vigore introducendo un maggior grado di controllo civile e di tutela ambientale.
Le attività di monitoraggio sono affidate a organismi civili quali le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente e l’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente (Arpa e Ispra).

Inoltre deve essere tenuto un registro del sistema d’arma e di munizionamento utilizzati, con data, luogo di partenza dello sparo e luogo di arrivo dei proiettili. Il registro deve essere conservato per dieci anni e portato a conoscenza delle Regioni e degli istituti di Vigilanza della sicurezza sul lavoro e dell’ambiente. Entro 30 giorni i residui dovranno essere specificamente classificati nei diversi tipi di rifiuti (da smaltire, da riciclare, speciali, tossici, ecc..) e nei successivi 6 mesi dovranno essere stati eliminati dal terreno.

Dunque nel poligono di CaoMalnisio, è urgente e necessario avviare da subito un piano di monitoraggio ambientale che verifichi il rispetto delle procedure e determini il grado di contaminazione presente e gli eventuali interventi per una bonifica del suolo.

Va inoltre avviato un confronto tra Esercito Italiano, popolazione ed istituzioni per valutare il graduale smantellamento di una servitù militare anacronistica e, che, considerati gli ultimi ampliamenti approvati, diventa definitivamente INTOLLERABILE.

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