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Rifiuti abbandonati in città: solo la punta dell’iceberg!

In questi giorni anche nella nostra regione si svolge “Puliamo il Mondo”

Sfogliando le pagine di cronaca di questo giornale, accanto all’inevitabile tema del covid-19, due sono le questioni che negli ultimi mesi hanno occupato indiscutibilmente il maggiore spazio: l’abbandono dei rifiuti a fianco dei cassonetti lungo le vie di Udine e di altri centri urbani e l’arrivo degli immigrati, vicenda quest’ultima purtroppo vergognosamente trattata da alcuni politici alla stregua della precedente, tanto che, parlando dell’accoglimento di esseri umani, qualche amministratore locale ha affermato di sentirsi trattato come una “discarica”.

Per motivi di spazio è sul primo argomento che mi voglio soffermare.

Nonostante l’abbondanza di immagini che denunciano il degrado raggiunto da molte strade e nonostante l’utilizzo di “trappole fotografiche” per individuare gli autori di un conferimento scorretto delle immondizie, il fenomeno, infatti, non sembra per il momento destinato ad esaurirsi. Eppure – senza con questo voler certo giustificare i responsabili – mi sembra che esso rappresenti solo in minima parte la punta emersa di un iceberg e che ci sia qualcosa di molto più grave di cui lamentarsi e che si deve contrastare. Chi ha “tuonato” contro la maleducazione di alcuni cittadini, evidentemente, non si rende conto di quello che si rinviene normalmente ai lati delle strade extra-urbane. Qualche anno fa provammo a raccogliere i rifiuti, non visibili se non recandosi a piedi sul posto, che erano stati lanciati dai finestrini delle auto in transito nei fossati che costeggiano la strada regionale tra Cavazzo e Tolmezzo. In meno di 500 metri lineari trovammo: 119 lattine, 73 bottiglie di plastica e 40 bottiglie di vetro, per non parlare di tutti gli oggetti più piccoli, come i pacchetti di sigarette, le cartacce e gli involucri di merendine e barrette energetiche. Un quadro desolante, che non può non spaventare pensando all’estensione della nostra rete stradale e alla difficoltà della raccolta dei rifiuti, in particolare delle plastiche che, in occasione degli sfalci periodici vengono anche ridotte in piccoli pezzi e iniziano un “viaggio” che in pochi mesi o qualche anno le porterà sulle nostre tavole, assorbite dalle carni dei pesci che ci appresteremo a mangiare.

Dei due aspetti del problema – quello dei rifiuti accatastati a fianco dei cassonetti stradali in città e quello appena descritto – il primo rappresenta soprattutto una preoccupazione di carattere estetico, ma appare tutto sommato di semplice soluzione, sia per la semplicità di rimozione da parte degli addetti della nettezza urbana, sia per la possibilità di migliorare il servizio porta a porta che ne è forse indirettamente causa, sia per gli effetti che deriveranno non appena verranno affibbiate le prime salate multe ai trasgressori; il secondo, invece, oltre ad avere un “impatto” sull’ambiente e sulla salute molto peggiore, appare di più complessa soluzione e chiama in causa l’educazione e la sensibilità dei cittadini a partire dai modelli di consumo che ci vengono proposti.

In questi giorni è in programma “Puliamo il Mondo”, la più importante iniziativa di volontariato ambientale del pianeta, che in Italia è promossa da Legambiente. Anche nella nostra regione alcuni istituti scolastici e amministrazioni locali – ma potrebbero essere molte di più – hanno aderito e organizzeranno le pulizie di varie aree degradate. Si tratta di un intervento concreto e di un esempio da imitare. Rischia però di essere ancora insufficiente se, contemporaneamente, non cominceremo ad impedire di pubblicizzare come “ecologica” la vendita di acqua minerale in bottigliette di plastica e se la RAI, in vista dell’imminente Giro d’Italia, continuerà ad ammettere come sponsor un’azienda che mette in un contenitore di tetra-pack il tè, la bevanda più semplice da preparare.

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