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Dall’assemblea di Cedarchis un chiaro “no” a nuove derivazioni sul But

Dall’assemblea di Cedarchis un chiaro “no” a nuove derivazioni sul But

Da una affollata assemblea a Cedarchis di Arta arriva un chiaro “Basta derivazioni sul torrente But!”. Affollata assemblea la scorsa settimana a Cedarchis di Arta Terme, promossa dal Comitato spontaneo sorto per opporsi ad una nuova derivazione sulla But, così come qui viene declinato al femminile uno dei principali affluenti del Tagliamento. Al centro dell’attenzione la richiesta presentata dalla Società “Clean Energy”, intenzionata a realizzare una centralina in Comune di Zuglio, che si andrebbe ad inserire tra due opere di captazione a scopo idroelettrico già esistenti: la prima, nel territorio del Comune di Arta, collocata subito a valle delle Terme; la seconda che sorge invece nel territorio di Tolmezzo, in località Sega.

Per prelevare tutta l’acqua disponibile nei periodi di secca, le società private proprietarie degli impianti non hanno esitato a realizzare dei veri e propri sbarramenti in alveo, utilizzando le ghiaie presenti, ma anche massi di scogliera, di solito impiegati per le difese spondali. Il caso più macroscopico – più volte segnalato dal circolo di Legambiente della Carnia – è quello della cosiddetta “savanella”, realizzata immediatamente a valle delle Terme di Arta, lunga oltre quattrocento metri e alta fino a tre. Curiosamente, mentre dopo la Tempesta Vaia la Protezione Civile Regionale ha investito ingenti risorse per inutili interventi di livellamento delle ghiaie presenti nel letto del fiume, questo sbarramento non è stato rimosso, nonostante abbia come conseguenza anche il mancato rispetto del deflusso minimo vitale previsto dalle leggi. La foto allegata si riferisce proprio alla protesta organizzata, alla fine di giugno del 2019, dai giovani di Legambiente, impegnati in attività di manutenzione del territorio nell’ambito dei Campi di Volontariato. Muniti di cartelli, i volontari si erano piazzati sopra lo sbarramento artificiale che ha lo scopo di convogliare tutte le acque verso il canale di alimentazione della centrale idroelettrica di Edison, creando non pochi problemi di carattere paesaggistico, ambientale ed idraulico, in particolare in caso di piene del fiume.

Il riferimento a Massimiliano Fedriga nasceva dalle dichiarazioni rilasciate all’epoca dal Presidente della Giunta Regionale, che, sulla scia dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ignorando gli effetti dei cambiamenti climatici, se l’era presa contro il “folle ambientalismo”, indicandolo come un sicuro responsabile dei disastri verificatisi alla fine di ottobre del 2018. Fedriga aveva criticato quegli ambientalisti che, “alzando la mano dal salotto”, avrebbero a suo dire il potere di impedire “di togliere la ghiaia dai fiumi”. Lui poteva farlo, ma, in questo caso, non l’ha ancora fatto!

Adesso, contro il rischio di vedere a valle delle opere di captazione tutta l’acqua scorrere in un tubo e la But trasformata per lunghi tratti in una desolata distesa di ghiaie, qualcosa finalmente si sta muovendo. Alla partecipata assemblea di Cedarchis, condotta dalle combattive donne del Comitato, erano presenti due Sindaci, tre Consiglieri Regionali ed il Presidente del Consorzio del Bacino Imbrifero Montano Michele Benedetti, tutti dichiaratisi contrari alla nuova opera. Proprio gli interventi di Benedetti e di Franceschino Barazzutti, presidente del Comitato Popolare per la Tutela delle Acque del Tagliamento, sono stati i più applauditi e costituiscono una premessa ad una mobilitazione più ampia, che coinvolga analoghe situazioni di crisi ambientale presenti nelle altre vallate montane.