Clima ingiusto. Il welfare per un patto eco sociale
Scrive Vittorio Cogliati Dezza: È una domanda che Legambiente storicamente si è spesso posta e che dobbiamo porci anche oggi: come possiamo rimuovere gli ostacoli che impediscono che ciò che è giusto ambientalmente lo sia anche socialmente? Parte da qui il libro Clima Ingiusto, che ho scritto con Giovanni Carrosio (pubblicato da Donzelli) e presentato all’Assemblea dei Circoli. Con Giovanni ci siamo posti il problema del rapporto storico tra giustizia ambientale e giustizia sociale, e, cogliendo le diverse interdipendenze, abbiamo provato ad argomentare perché giustizia ambientale e sociale “sono condannate a marciare insieme”. La sfida più urgente ce l’abbiamo oggi nel contrasto alla crisi climatica. Innanzitutto perché la crisi climatica è un moltiplicatore di disuguaglianze, ogni evento estremo e distruttivo riduce ulteriormente le capacità di resilienza dei più vulnerabili. E poi perché oggi le politiche di decarbonizzazione, nella produzione e nei consumi, non sono pensate a misura degli ultimi e penultimi, rispettando quanto già diceva don Milani: “nulla è più ingiusto che fare parti uguali tra persone disuguali”. Inoltre, da quando l’energia è diventata, per effetto delle privatizzazioni imposte dal neo-liberismo, un bene di mercato e l’accesso ai servizi energetici non è più un diritto di cittadinanza, si è creato un nuovo rischio sociale: la vulnerabilità energetica. Dobbiamo allora partire dal fatto che oggi i rischi energetico-climatici “non sono semplicemente una variante dei rischi sociali tradizionali (lavoro, salute, istruzione, abitazione, mobilità …), ma rappresentano un paradigma nuovo”, che richiede politiche energetiche e climatiche strutturali, preventive e transettoriali. Per passare dalla teoria alle politiche e alle azioni, secondo questo nuovo paradigma, nel libro proviamo a disegnare quale potrebbe essere il welfare energetico climatico. E, viaggiando attraverso esperienze che già si stanno realizzando nei territori, proviamo ad individuare una mappa possibile di indicatori per costruire pratiche sociali e ambientali che quel nuovo welfare comincino a realizzare, dando centralità ai luoghi e alle persone nei luoghi. Di nuovo, la sfida climatica ci conferma che serve una visione strategica, ma serve anche il coraggio e la voglia di inventare pratiche sociali in grado di rispondere ai nuovi bisogni e ai nuovi rischi, ambientali e sociali, che colpiscono i più vulnerabili.
Buona lettura.