Alvei puliti, anzi spennati. Quando la mano destra non sa cosa fa la sinistra
COMUNICATO STAMPA Udine, 23 aprile 2012
In merito alla fulminea e radicale operazione di “messa in sicurezza” degli alvei, Legambiente FVG e una parte dell’opinione pubblica è ancora in attesa di qualche segno da parte della Regione e della Direzione della Protezione Civile, perché la suddetta operazione, per diversi aspetti, “ha fatto notizia” e lasciato indubbiamente il segno.
Tra l’altro, a parziale lenimento della diligente spelatura, sarebbe interessante avere una rassicurazione che il fogliame, le ramaglie e il legname abbattuti saranno destinati a pacciamature o compostaggio o come biomassa energetica a disposizione dei Comuni interessati.
Sulla gestione oculata della vegetazione ripariale, Legambiente ricorda alla Regione e alla Direzione della Protezione Civile regionale l’esistenza di un interessante Studio sulle potenzialità di crescita di biomassa lungo gli alvei, realizzato nel 2007 e 2008 dall’ISPETTORATO RIPARTIMENTALE FORESTE di TOLMEZZO e reso pubblico nel 2009, in cui vengono valutati e censiti circa 400 ettari di aree di alveo e golenali del Demanio Idrico Regionale e una parte del Demanio dello Stato.
Queste “formazioni boscate ripariali” sono state attentamente esaminate e suddivise in tre principali tipologie attitudinali:
aree soggette a concessione di legname ai richiedenti;
aree potenzialmente soggette a recupero di biomasse a fini energetici;
aree da lasciare all’evoluzione naturale.
Secondo razionali e prudenziali criteri di valutazione delle caratteristiche geomorfologiche e di tutela dell’ambiente e della funzione di contenimento delle esondazioni. Senza dire del valore economico che tale legname potrebbe rappresentare e del contributo che potrebbe dare a fini energetici e di funzionamento degli impianti a biomasse esistenti.
Lo studio ha riguardato complessivamente circa 600 ha, ma potrebbe essere preso a modello per la gestione degli alvei anche nel resto della Regione. Lo stesso lavoro di censimento e suddivisione potrebbe veder coinvolta la Protezione Civile in affiancamento al Corpo Forestale Regionale in modo che si diffonda una preziosa cultura del territorio non legata solo a prevenire più o meno inevitabili fenomeni calamitosi.
Legambiente FVG ricorda infine a chi ha responsabilità politiche di indirizzo in Regione, come proprio a partire dal caso specifico dell’Operazione “Alvei Puliti”, sia necessario procedere a una “ricalibratura”, questa volta sì, radicale del ruolo della Direzione della Protezione Civile che in questi anni, similmente a quanto accaduto su scala statale, ha espanso le proprie attività di norma oltre le situazioni di emergenza e pericolo per occupare territori di competenza altrui (idraulica, sistemazioni idrogeologiche, competenze comunali, viabilità, ecc.), approfittando delle mirate normative semplificatorie ad essa afferenti, per bypassare le presunte lungaggini delle ordinarie norme ambientali e dei lavori pubblici ed erodendo gli spazi istituzionali di altri uffici ed enti.
E tutto ciò con il beneplacito della politica di qualsiasi colore cui ha sempre fatto comodo, in questa Regione poco avveduta e competente nelle materie ambientali, uno strumento forte e potente come la Direzione della Protezione Civile per disperdere nel territorio interventi frammentari e di favore, senza nessuna programmazione e pianificazione.
Legambiente FVG