La Valle Cavanata non diventi una mensa per cormorani
COMUNICATO STAMPA Udine, 21 febbraio 2013
Legambiente: La Valle Cavanata non diventi una mensa per Cormorani
La sola idea che la Valle Cavanata – Riserva Naturale Regionale – Sito di Importanza Comunitaria – Zona di Protezione Speciale – Zona Ramsar … venga trasformata in una specie di mensa per Cormorani, al costo esorbitante per la Comunità di 250mila euro, dovrebbe di per sè far saltare sulla sedia chiunque sia dotato di un minimo di buon senso.
L’idea di attirare i Cormorani con cibo per evitare i danni agli allevamenti ittici è per Legambiente un’idea a dir poco bizzarra, priva di senso e di qualsiasi fondamento scientifico. In passato tutte le azioni di distrazione tramite alimentazione si sono concluse con un aumento della popolazione (vedi i Cinghiali) e dei relativi danni.
Una volta poi che gli animali si abituano a essere alimentati, è necessario alimentarli per sempre, altrimenti assaltano le valli da pesca produttive. Insomma, oltre al danno, la beffa! Per di più, voler fare questo esperimento in Valle Cavanata, per Legambiente confligge profondamente con le finalità di una Riserva Naturale.
Il Cormorano non è specie prioritaria per Natura2000 e per favorirlo si dovrebbe cambiare lo standard di gestione attuale della Riserva, penalizzando in tal modo le specie prioritarie di conservazione per le Direttive Europee, attualmente favorite.
Sicuramente questo intervento dovrebbe essere sottoposto ad una Valutazione d’Incidenza Ecologica (Viec) e difficilmente un’operazione del genere potrebbe essere giustificata. Infine, l’intervento è per Legambiente in contrasto con la LR 42/96 che all’Art.2 definisce una Riserva Naturale Regionale come: “…un territorio caratterizzato da elevati contenuti naturali e in cui le finalità di conservazione dei predetti contenuti sono prevalenti rispetto alle altre finalità…”.
Che dire? Carnevale è passato da poco e si sa: “a Carnevale ogni scherzo vale”. Siamo sicuri che la boutade del Comune di Grado di vivificare la Riserva per aumentare la biomassa ittica e creare così un “ristorante per Cormorani” avesse solo questo goliardico riferimento. Sarebbe invece il caso che la politica si ricordasse delle aree protette non solo quando si tratta di tagliarne i già miseri bilanci o per avanzare proposte insensate, ma anche e soprattutto per sostenerne il ruolo centrale nella valorizzazione di un territorio. Nella sostanza, considerandole in concreto un pezzo della “Green economy” di cui questo Paese ha estremo bisogno per uscire dalla crisi.