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La Laguna di Grado e Marano è inquinata

Legambiente: “Preoccupante la sottovalutazione dell’inquinamento industriale della Laguna di Grado e Marano e l’esclusione della laguna dal perimetro del SIN. Ripensare il modello di sviluppo locale e ristabilire un governo unitario dell’area”

Stefani CiafaniStefano Ciafani, Vicepresidente nazionale di Legambiente, ed Elia Mioni, Presidente regionale, ricordano che Legambiente ha nel passato più volte espresso i suoi dubbi
Elia Mionisulla sottovalutazione dell’inquinamento da mercurio industriale e sull’esclusione della laguna di Grado e Marano dal perimetro del Sito di interesse nazionale da bonificare. Leggendo i documenti istituzionali dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS), dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti della legislatura appena conclusa le nostre preoccupazioni aumentano a dismisura. 

Sui rischi sanitari della grave contaminazione da mercurio dei sedimenti della Laguna, è intervenuto l’Istituto Superiore di Sanità lo scorso 24 maggio 2012 con una nota indirizzata al ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (“Sito di bonifica di Interesse Nazionale della Laguna di Grado e Marano – Misure adottate o da adottare in materia di tutela della salute della popolazione in relazione all’elevata contaminazione di mercurio nei sedimenti dell’area lagunare”). In questo documento dell’Istituto, dopo aver individuato i valori di riferimento sanitari per le concentrazioni di mercurio nei sedimenti, veniva evidenziato che “un dragaggio invasivo effettuato al fine di raggiungere i citati valori in un bilancio costi – benefici, potrebbe comportare più un rischio, tenuto conto della delicatezza dell’ecosistema lagunare, che non un reale vantaggio per l’ambiente e la salute umana”.

Sull’origine della contaminazione da mercurio dei sedimenti e sui rischi della sua rimessa in circolo nell’ambiente lagunare – ricorda Ciafani – è invece intervenuto l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale nel documento inviato al ministero dell’Ambiente il 26 ottobre 2012. In questa nota (dal titolo “SIN Marano Lagunare e Grado – Parere tecnico sulla documentazione relativa ai Risultati delle analisi operata dall’agenzia ARPA del Friuli Venezia Giulia nell’ambito degli interventi di caratterizzazione della laguna di Grado e Marano Lagunare”) l’ISPRA scrive al Ministero che: “Le anomalie sulle concentrazioni di mercurio riscontrate nelle piene di marea sono anche state confermate da diversi studi in cui sono state eseguite anche analisi di tipo speciativo finalizzate a discriminare la forma di mercurio presente nei sedimenti. E’ stato così possibile individuare quella derivante dalle attività estrattive delle miniere di Idria (Slovenia) che attraverso il trasporto litoraneo degli apporti fluviali del fiume Isonzo è confluito in laguna. Tale componente, più stabile e meno solubile, risulta mediamente presente nei sedimenti lagunari in percentuale di circa il 30%. Il rimanente risulta invece di origine diversa, con possibilità più elevate di essere rimesso in circolazione da fenomeni di risospensione e trasferito cosi alla matrice biotica”.

Anche la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti della scorsa legislatura, nella “Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i ritardi nell’attuazione degli interventi e i profili di illegalità” approvata il 12 dicembre 2012, non ha fatto mancare i suoi rilievi sulla forte contaminazione industriale dell’ambiente acquatico di Grado e Marano, oltre che una evidente critica all’iter di deperimetrazione della laguna dal sito di interesse nazionale (SIN) da bonificare.

La relazione della Commissione al capitolo 3.2.5.1 sullo stato di attuazione della bonifica dei sedimenti ricorda, citando un documento ISPRA del 2012, come “i fondali della laguna di Marano e Grado e i tratti fluviali di Aussa e Corno inclusi nella perimetrazione del SIN, invece, hanno evidenziato un’elevata contaminazione principalmente da mercurio, come diretta conseguenza della presenza dell’impianto del cloro a Nord dell’area perimetrata, nonché di altri metalli ed elementi in tracce”.

La Commissione parlamentare d’inchiesta – sottolinea Ciafani – ha criticato anche le scelte del Ministero dell’Ambiente relativamente all’istruttoria che ha preceduto la deperimetrazione del SIN e che ha di fatto escluso la laguna dal sito nazionale da bonificare. La Commissione ricorda che “A fronte dei pareri scritti rilasciati da enti che collaborano istituzionalmente col ministero dell’Ambiente (ISPRA e ISS ndr), fornendo supporto tecnico nella fase di studio e analisi, è stata adottata una decisione che evidentemente ne prescinde e non se ne conoscono le ragioni”. E ancora: “Allorquando al ministro è stato chiesto se fossero stati acquisiti i pareri di ISPRA e ISS, il ministro ha risposto di aver acquisito i pareri degli enti tecnici (citando espressamente i dati dell’Arpa Friuli Venezia Giulia), precisando, tra l’altro, che le decisioni ministeriali avrebbero tenuto conto dei pareri stessi. Ciò non è accaduto e non è stato chiarito per quali ragioni e sulla base di quali approfondimenti di carattere tecnico il Ministero abbia “sconfessato” quanto concluso da ISPRA e ISS sulla base dei dati dell’Arpa Friuli Venezia Giulia”. Il commento della Commissione su questo iter è davvero lapidario: “La fase di perimetrazione continua ad essere caratterizzata dalla mancanza di “trasparenza” nelle determinazioni assunte dal Ministero dell’Ambiente e da evidenti carenze quanto all’istruttoria tecnica che precede la verifica della sussistenza dei requisiti fissati nell’articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006”.

Ci sembra – sostiene Mioni – vi siano elementi sufficienti per non sottovalutare la situazione ed auspicare che si ripristini la consapevolezza sociale, politica ed istituzionale per un governo unitario della Laguna, che possa recuperarne i valori ambientali, paesaggistici, culturali e socioeconomici senza che prevalgano interessi e punti di vista particolari.
In questi mesi Legambiente è stata una voce quasi solitaria nel ribadire che siamo di fronte ad una realtà storica di vasto inquinamento industriale e nel seguire i progetti di bonifica del sito Caffaro.
Rispettando l’attività inquirente dei magistrati udinesi e senza entrare nel merito dell’inchiesta in corso, esprimiamo l’auspicio che questa sia conclusa al più presto e si vada al giudizio, affinchè le ipotesi accusatorie – di cui, stando alla stampa, fa parte anche quella che non vi sia inquinamento della Laguna – siano sottoposte al giudizio. 

Questo perché gli effetti sociali ed istituzionali sin qui prodottisi sono una immotivata e drastica riduzione del perimetro del Sito inquinato nazionale, il blocco – a seguito dello scioglimento della struttura commissariale – di progetti relativi a dragaggi, casse di colmata e di bonifica del sito industriale di Torviscosa. Questo ha riaperto la possibilità e la richiesta di dragaggi senza cautele, di caduta dell’attenzione sociale e politica sulle attività nella Laguna che resta, invece, un’area particolarmente preziosa e fragile.
Ai parlamentari appena eletti ed al Presidente della Regione ed al Consiglio che fra poco saranno eletti, Legambiente si rivolge – afferma Mioni – sollecitando una ripresa di attenzione a più livelli.
Sul piano ambientale il Piano di Gestione del Sito di Interesse Comunitario, tutta la Laguna fa parte delle rete europea di Natura 2000, deve essere adottato rapidamente, discusso pubblicamente ed approvato, anche per dare indirizzi all’utilizzo dei sedimenti per il ripascimento delle barene dove possibile e per disporre di uno strumento unitario di governo della Laguna.

Sul piano paesaggistico vanno definiti i vincoli, in parte già esistenti, in grado di conservare paesaggi, beni archeologici e testimonianze di insediamenti umani unici.
Sul piano economico e sociale si tratta di decidere se i modelli sin qui perseguiti di offerta turistica siano ancora sostenibili.
Siamo infatti di fronte a nuove pesanti proposte di cementificazione sia a Grado che a Lignano per centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, ed esistono – nonostante la presente situazione di assoluta incertezza – ulteriori progetti o intenzioni di costruire darsene diportistiche.
Legambiente ritiene sia, invece, maturo il tempo per gestire, preservandola, anche sul piano economico la ricchezza ambientale della Laguna, dando criteri e priorità, ad esempio alle attività della pesca e dell’ittiocoltura, laddove compatibili, rispetto alla navigazione turistica. Si può e si deve realizzare una limitazione e programmazione della presenza di darsene e natanti, controllare la navigazione in Laguna, e definire i costi dei dragaggi e della sicurezza della navigazione che non può più essere a carico della sola spesa pubblica regionale.

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