Lanciata anche in Friuli Venezia Giulia la petizione per salvare il suolo
Comunicato stama, Udine 22 aprile 2017
Ogni anno in Europa spariscono sotto il cemento 1000 kmq di suolo fertile e il FVG è tra le regioni più cementificate d’Italia. Lanciata anche a Udine la petizione europea #people4soil per chiedere alla UE di proteggere il suolo con una direttiva.
Si è tenuta oggi – 22 aprile Giornata mondiale della Terra – a Udine la conferenza stampa di presentazione nella nostra regione dell’Iniziativa dei Cittadini Europei denominata People4soil, una raccolta firme promossa da oltre 400 associazioni ambientaliste, per chiedere alla Commissione europea che il suolo venga ufficialmente riconosciuto come patrimonio comune.
L’obiettivo della petizione è quello di raccogliere almeno un milione di firme in 7 paesi della UE entro settembre. Per aderire alla petizione si invita a contattare le varie realtà partner per informarsi su quali siano le iniziative che vedano la presenza di banchetti dedicati. Oppure firmare direttamente sul sito www.salvailsuolo.it
Infatti in Europa e in Italia non esiste una legislazione organica che consenta di arginare il degrado del suolo. Questo oltre a fornire l’approvvigionamento alimentare e le biomasse, garantisce un gran numero di servizi essenziali per la vita, fra cui il sequestro di carbonio, la regolazione dei flussi idrici, la limitazione alla propagazione di sostanze inquinanti nelle falde. Senza contare le funzioni che consentono il mantenimento del paesaggio, della biodiversità, ecc. Ma esiste anche un’importanza economica: la comunità scientifica ha valutato che i servizi ecosistemici forniti dal suolo valgono oltre 55.000 Euro ad ettaro all’anno. Il Friuli Venezia Giulia, secondo i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) è al 5° posto in Italia per estensione del territorio cementificato, che costituisce quasi il 9% della superficie, contro il dato medio nazionale del 7,6%. Espansioni residenziali, aree produttive, infrastrutture sono le cause principali dell’impermeabilizzazione del suolo. Ma anche i centri commerciali, che fanno registrare in Friuli i valori più elevati di metri quadrati di superficie della grande distribuzione organizzata ogni 1000 abitanti.
Eppure sono evidenti a tutti il gran numero di edifici industriali, commerciali e militari dismessi. Il consumo di suolo, seppur rallentato dalla crisi economica, continua a crescere in Italia al ritmo di 35 ettari al giorno. Inevitabilmente non riusciremo a bloccare nel futuro il consumo di suolo. La componente residua di consumo non evitabile dovrà perciò essere compensata dalla ri-naturazione di un’area di estensione uguale o superiore, che possa essere in grado di fornire i servizi ecosistemici in precedenza garantiti dai suoli naturali. Un obiettivo da perseguire in particolare nelle aree dismesse, se non destinabili o destinate a riutilizzo e riuso. E’ necessario porsi fin d’ora l’obbiettivo di azzeramento del complessivo consumo di suolo entro il 2050. Per un’azione efficace però non basta limitare e regolamentare l’occupazione di nuovo territorio, ma è del pari indispensabile sviluppare e sostenere finanziariamente la riqualificazione e rigenerazione del patrimonio edilizio esistente. Oltre al recupero dell’edilizia abbandonata bisogna perseguire il riuso delle aree urbanizzate in abbandono (terzo paesaggio). I luoghi dell’abbandono devono essere riconosciuti, raccontati, vivificati e nobilitati, prima ancora di valutarne l’immediata spendibilità progettuale. Si tratta spesso di luoghi caratterizzati da architetture di interesse storico-tipologico e dotati di potenziale ecologico e di biodiversità.
Nessuna attuazione di processi di rigenerazione e riuso può astrarsi dalle condizioni reali specifiche di questi luoghi. Diventa dunque fondamentale riconoscere e conoscere questo paesaggio critico per poi giungere a idee di valorizzazione e di riconnessione di tali luoghi ai contesti urbani limitrofi, al fine di innescare a cascata processi virtuosi di rivitalizzazione e riqualificazione. Le pratiche di rigenerazione urbana e territoriale sono infatti di fondamentale importanza per diminuire il consumo di suolo.
Le seguenti associazioni
Legambiente del Friuli Venezia Giulia INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) – sezione del Friuli Venezia Giulia FAI (Fondo Ambiente Italiano) – Presidenza Regionale Friuli Venezia Giulia WWF – Friuli Venezia Giulia Coldiretti – Friuli Venezia Giulia CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) – Friuli Venezia Giulia Slow Food – Friuli Venezia Giulia Associazione per l’Agricoltura Biodinamica – Friuli Venezia Giulia AIAB-APROBIO (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) – Friuli Venezia Giulia ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) – Friuli Venezia Giulia
invitano pertanto a sottoscrivere la petizione in occasione delle iniziative che ogni singola associazione ha in corso o in programma oppure a firmare direttamente sul sito www.salvailsuolo.it per fare in modo che il suolo venga ufficialmente riconosciuto come patrimonio comune.