Legambiente e la Cimpello-Gemona
Il recovery fund non può essere un assalto alla diligenza, peraltro proponendo progettualità vecchie di oltre 15 anni come l’autostrada Cimpello – Gemona.
E’ mai possibile che l’unico sviluppo immaginato avvenga sempre a spese del capitale naturale e che il futuro del territorio regionale venga visto soprattutto come “un hub della logistica dei traffici da e per l’Europa” – introduce cosi il comunicato di Legambiente FVG – Una riedizione, con le dovute differenze, dello vecchio slogan “Friuli Regione – ponte”, che tanti problemi ha generato in diverse aree interne della Regione. Il comunicato dell’associazione fa naturalmente riferimento alla decisione della giunta regionale di voler realizzare l’autostrada Cimpello Gemona, attingendo finanziamenti dal c.d. “Recovery fund”, progetto che già a suo tempo, era stato notevolmente ridimensionato nelle sue supposte prerogative di servire allo sviluppo del territorio. Ma quale sviluppo?
Sono ormai evaporate da tempo le certezze – prosegue il comunicato – sulla corrispondenza tra autostrade e sviluppo; rimane sul tavolo un macroscopico problema di costi non contabilizzati dal sistema e che ricadono sulla collettività attuale e futura.
La competitività di un territorio e soprattutto, per quanto ci riguarda, la creazione di posti di lavoro si giocherà sempre più nell’integrazione degli aspetti ambientali nei processi produttivi e nei prodotti, nelle tipicità salvaguardate, nella qualità delle relazioni territoriali, negli approcci per filiera e sinergie di sistema, nella logistica che si avvale dei servizi di digitalizzazione per ottimizzare i flussi e non certo nella riduzione di manciate di minuti dei tempi di percorrenza nel trasporto delle merci, magari facendo concorrenza ad altre infrastrutture già esistenti.
L’opera – prosegue il comunicato -a fronte di vantaggi presunti produce disagio sociale, costi ambientali, paesaggistici certi e irreversibili, e genera una perdita di valore del capitale territoriale coinvolto. Si pensi al solo all’affiancamento e attraversamento del Tagliamento con due viadotti, ecosistema unico a livello europeo per le sue caratteristiche di naturalità nella parte mediana che verrebbe interessato dall’opera.
Ma che fine ha fatto lo studio di fattibilità dell’opera finanziato dalla Regione? Si intende farne a meno? La disponibilità di un approfondimento sul tema è di estrema attualità perché i cambiamenti in tema di trasporti e mobilità sono ineludibili e meritano un serio approfondimento su quali mezzi di trasporto sia ragionevole investire in ragione delle direttrici di traffico, delle distanze di percorrenza, delle tipologie merci, dell’utenza e delle politiche in atto nei paesi contermini. Sicuramente uno spostamento su ferro di quote crescenti di traffico.
Siamo nel tempo del post-covid e alla messa a punto del Green deal. Sbagliare investimenti in questo settore trasformandoli in spesa improduttiva vuol dire mettere a repentaglio non solo la qualità di importanti sistemi ambientali, ma anche la sostenibilità economica dell’investimento e, in prospettiva, il benessere sociale. I pilastri dello sviluppo sostenibile.
Pensiamo per un attimo all’autostrada BreBeMi: quasi 1000 ha di terreno consumato e bilanci in rosso che nel 2018 hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 38 milioni di euro o anche alla Pedemontana veneta che promette analoghirisultati. Se altre regioni hanno sbagliato non dobbiamo corrergli dietro o andare in loro soccorso. Si aggiungerebbe danno al danno.
Inoltre non possiamo pensare che coloro i quali (forze politiche e imprenditoriali) continuano pervicacemente a proporre tali interventi, approfittando dei miliardi riconosciuti dall’Europa all’Italia finalizzati all’aumento della spesa per investimenti pubblici per uscire dall’attuale fase di recessione, non siano a conoscenza che la destinazione di tali ingenti risorse finanziarie risultano soggette a ben precise “condizionabilità” ovvero che i fondi dovranno essere utilizzati esclusivamente per il Green New Deal e per sviluppare la c.d. rivoluzione digitale.
Evitare l’errore di realizzare opere inutili e dannose però non basta. Bisogna avere la capacità di progettare le infrastrutture che abbiano una efficienza ambientale intrinseca, che vadano espressamente nella direzione di abbattere le emissioni di gas serra e contribuire significativamente al raggiungimento della neutralità carbonica.
L’associazione non è contraria di principio a migliorare la viabilità esistente, ma dentro una logica di profonda revisione del Piano regionale delle infrastrutture di trasporto, della mobilità delle merci e della logistica.
Questo Piano, dove il collegamento autostradale non è l’unico problema, ha ormai 15 anni, è nato su ragionamenti che sono esauriti o largamente superati dal tempo. Secondo Legambiente è venuto il momento di sottoporlo a profonda revisione, congelando scelte che riteniamo improvvide.
Per concludere una riflessione più generale, metodologica. La Regione ha avviato processi partecipati per definire la strategia regionale per lo sviluppo sostenibile, la crescita intelligente in 5 ambiti strategici (S3), il nuovo piano di sviluppo rurale, si candida a sperimentare, prima di altri territori, le politiche ambientali comunitarie per raggiungerne entro il 2045 la neutralità carbonica e una crescita sganciata dal consumo di risorse naturali. Cosa c’entra in tutto questo l’autostrada Cimpello Gemona? Quali altre opere strategiche servono alla Regione? Un dibattito che deve coinvolgere la comunità regionale e le sue rappresentanze.