Non buttare via ciò che si è piantato con fatica e (spesso) con successo!
IL CONTESTO
Dal 1989, con Regolamenti vari (Reg.to 797/1985; Reg.to 1609/1989; Reg.to 2080/1992; Reg.to 1257/1999; Reg.to 2328 /1991) l’Unione Europea ha finanziato il rimboschimento delle superfici agricole.
Caratteristica comune di tutte le normative sopra richiamate è stata di imporre un vincolo di conservazione dei nuovi impianti realizzati per un minimo di 20 anni a fronte del quale il proprietario riceveva un congruo contributo per l’impianto, la manutenzione e per il mancato reddito.
Scaduti i 20 anni, questi impianti possono essere eliminati senza nessuna autorizzazione o permesso annullando anni di lavoro, di aspettative e di investimenti pubblici senza nessun ritorno concreto per il proprietario e per la collettività creando, contestualmente, forti emissioni di CO2 in atmosfera non compensate. Si tratta di migliaia di ettari di boschi di neo formazione!
Questi rimboschimenti sono oggi un patrimonio boschivo di ormai oltre venti anni di età che si avvia alla maturità ed al miglior svolgimento delle proprie funzioni: produzione di legno; accumulo di Carbonio; aumento della biodiversità; tutela idrogeologica; miglioramento del paesaggio, ecc.
Anche i terreni impiantati, evolvendo verso suoli di tipo forestale, accumulano Carbonio utile a contrastare i cambiamenti climatici. Infatti non solo nel legno, ma anche nel suolo si accumula molto Carbonio utile per raggiungere gli obiettivi di contrasto ai Cambiamenti Climatici assegnati all’Italia.
Inoltre, numerose sono le cenosi animali che si sono insediate in questi ex coltivi; in esse è possibile trovare mammiferi, uccelli, rettili, insetti che ivi si alimentano, si rifugiano, si riproducono creando, quindi, veri e propri nuovi ecosistemi naturaliformi che vanno tutelati e difesi.
In assenza di tali rimboschimenti, tutta questa biodiversità non esisterebbe più compromettendo irrimediabilmente la già scarsa qualità ecologica delle nostre campagne.
Si tratta, insomma, di veri e propri scrigni di biodiversità nelle spesso povere (da un punto di vista biologico, ecologico e paesaggistico) campagne regionali oltre che sedi di significativo sequestro ed accumulo di Carbonio dall’atmosfera.
In FVG, le superfici interessate da imboschimento negli ultimi 25 anni sono ragguardevoli:
- In base al Reg. 2080/92 risultano essere stati piantati 2.312 ha di imboschimenti a ciclo lungo e 2.044 ha di pioppeti.
- In base al Reg.to 1257/99 (PSR 2000-2006), risultano essere stati piantati 185 ha di impianti di arboricoltura da legno, 291 ha di boschi misti, 210 ha di impianti per la produzione di biomassa ed infine 2.241 ha di pioppeti.
Un totale di circa 5.700.000 alberi piantati e un significativo incremento dei boschi in pianura.
In tutta Italia con il Reg.to 2080/92 sono stati realizzati 104.141 ettari di impianti rapido accrescimento (22.730 ha), resinose (3.049 ha) e latifoglie miste (78.362 ha) per oltre 160 milioni di alberi piantati.
ASSORBIMENTO DI CARBONIO
Uno degli scopi del Reg.to 2080/92 era contrastare l’effetto serra con l’assorbimento della CO2 da parte degli alberi. Nei documenti nazionali applicativi del Protocollo di Kyoto viene attribuita al Regolamento, una elevata potenzialità nella riduzione del C. In particolare viene attribuita agli impianti realizzati in Italia a partire dal 1990 una capacità di assorbimento totale della CO2 pari a 1 milione di tonnellate per anno, corrispondente all’1% degli impegni complessivi di riduzione nazionale (Colonna e Zanatta op. cit.).
In Friuli Venezia Giulia la capacità di fissazione media annua massima del carbonio negli impianti realizzati con il Reg.to 2080/92 e con il Reg.to 1257/1999 (PSR) è stimata in 2,1 tC ha -1 anno-1.
Ciò significa che gli impianti diversi dai pioppeti (2.998 ha) accumulano 6.296 tC/anno, pari a 125.916 tC in 20 anni.
Aggregando anche il sequestro operato dai pioppeti realizzati con i suddetti strumenti normativi, pari a 4.285 ha a 10 anni di vita si possono stimare altre 89.985 tC accumulate nei fusti.
Complessivamente, nel ventennio di obbligo di manutenzione dei rimboschimenti, calcolando lo sviluppo di 2 turni di pioppeti, avremo che si saranno accumulate 125.916 t/C + 89.985×2 tC, per un totale generale di 305.886 tC (15.294 tC/anno).
A fronte delle emissioni totali di C in atmosfera, in FVG, nel 2015 (2.230.675 t) possiamo dedurre che gli imboschimenti a ciclo lungo e i pioppeti assorbono complessivamente lo 0,69% delle emissioni totali dato che si avvicina all’1% sopra citato.
Tale valore non è poco: se si considera anche il contributo dato all’assorbimento delle emissioni dal sistema forestale regionale nel suo complesso (517.325 tC/anno), si arriva al 23,19% del totale delle emissioni di C in atmosfera.
Questo valore, corrisponde alle emissioni di C fatte da 6.000 auto di media cilindrata che viaggiano per 20.000 km/anno.
COSTI SOSTENUTI PER GLI IMPIANTI
La realizzazione di tali imboschimenti ha comportato, in Italia, una spesa pubblica stimabile in 1.395.489.400€, moltiplicando 13.400€/ha (costo medio di contributi per 1 ha) per 104.141 ha realizzati.
In FVG questa spesa è stimabile in 97.592.200€ su un totale di 7.283 ha.
Consentirne o, peggio, favorirne l’espianto sarebbe deplorevole stanti i considerevoli investimenti effettuati, gli elevati costi di espianto e stante la bassissima qualità del legname ricavabile.
SERVIZI ECOSISTEMICI
Questi impianti sono oggi importanti soprattutto per la potente funzione di accumulo di Carbonio nei fusti e nel suolo oltre che, fatto non indifferente se teniamo conto della loro localizzazione, degli svariati servizi ecosistemici da essi erogati; tutela idrogeologica, aumento della biodiversità vegetale e faunistica, stabilizzazione climatica, accumulo di Carbonio, miglioramento della qualità paesaggistica e contributo al gradimento turistico-ricreativo.
Gli imboschimenti realizzati tramite il Reg.to 2080/92 sono elementi importanti per la gestione sostenibile delle risorse ambientali e sono un’opportunità di rilancio della produzione legnosa di specie di pregio.
LA PROPOSTA DI LEGAMBIENTE ALLA REGIONE
Vista la loro particolare natura e le motivazioni sopra accennate, si ritiene doveroso attivare una misura di accompagnamento nel prossimo Piano di Sviluppo Rurale 2021-2027, rinnovando per altri 20 anni un pagamento ad ettaro per la gestione di questi popolamenti a fronte di specifici impegni del beneficiario a realizzare interventi selvicolturali (sottopiantagioni, sfolli, diradamenti, tagli di produzione, potature), o di creazione di microhabitat (aree cinegetiche, radure, ripari, ecc.), di fruibilità (creazione di percorsi, segnaletica, ecc.), di didattica forestale.
Tale misura, se adottata, creerebbe anche numerosi posti di lavoro oltre a presentarsi come opportunità per accrescimento tecnico professionale, visite di studio, promozione turistica del territorio.
Si tratta di difendere e promuovere un consistente patrimonio boschivo già esistente, di migliorarne i prodotti finali, di integrarlo con determinazione in una nuova azione di miglioramento qualitativo dell’ambiente rurale e di non buttare via centinaia di milioni di euro investiti in cambio, oggi, di un po’ di legname di scarsa qualità.
Questa misura si affiancherebbe bene agli investimenti previsti dal Recovery Plan per la forestazione urbana andando a creare una rete integrata di superfici boscate in aree a basso valore ecologico.