Spiagge pulite e Beach litter. Plastica, plastica, plastica!
Con lo slogan RIPRENDIAMOCI LA SPIAGGIA, anche quest’anno Legambiente ha lanciato la campagna Spiagge e fondali puliti, al quale è stato abbinato il Beach Litter, cioè il monitoraggio dei rifiuti spiaggiati, una delle più grandi campagne di Citizen science, basata sul protocollo ufficiale di campionamento e catalogazione dei rifiuti del programma Marine Litter Watch, in relazione con la Direttiva Europea sulla Strategia Marina (2008/56/CE).
Quest’anno una ventina di volontari e soci del Circolo locale, con la collaborazione del Comune di Staranzano, ha indagato un tratto di litorale del Lido di Staranzano, per una lunghezza di 100 m dal bagnasciuga all’argine, setacciandolo metro per metro.
Mentre l’arenile si è rivelato in gran parte priva di rifiuti (risultato dei numerosi interventi che si sono succeduti negli ultimi anni), una gran quantità è stata trovata disseminata a ridosso dell’argine, intrappolati dalla vegetazione, già in parte degradati e sminuzzati dal tempo. Seguendo il protocollo, sono stati raccolti e registrati, utilizzando le schede che comprendono 175 categorie, prima di essere avviati a smaltimento.
Su 1.606 oggetti recuperati, ben 1.571, pari al 97,6%, appartenevano alla tipologia “Polimeri artificiali”: plastiche varie tra 2,5 e 50 cm (556), polistirolo (326), calze per mitili (182), pacchetti di patatine e dolciumi (130), e a scendere tappi di bevande e detergenti (74), cotton fioc (65). Qualche giocattolo, qualche scarpa, qualche assorbente…
In particolare i frammenti di plastica sono il 35,4% delle plastiche totali, a dimostrazione di come questo materiale nel tempo si frantuma in pezzi sempre più piccoli (non sono stati catalogati quelli <2,5 cm), fino a diventare microscopici ed entrare nella catena alimentare; microplastiche sono state trovate nel Mar Glaciale Artico, nei tessuti biologici degli animali marini, ed anche nel sangue umano.
I pezzi di polistirolo e le calze per i mitili costituiscono il 31,63% di tutti i rifiuti, a dimostrazione di come la pesca e l’acquacoltura debbano trovare e utilizzare tecnologie sostenibili, come cassette e reti in materiale biodegradabile o riutilizzabili, ed anzi diventare alleate dell’ambiente, ora che la legge Salvamare, appena approvata, permette di portare a riva i rifiuti pescati in mare e lasciarli in apposite isole ecologiche messe a loro disposizione nei porti.
Anche da noi, come nel resto d’Italia, l’usa e getta in plastica resta tra le principali cause di inquinamento in mare e minaccia per l’ecosistema marino. Tutti, ed in particolare le aziende, ci dobbiamo impegnare ad applicare la legge SUP (Single Use Plastics) contro la plastica monouso.
Ora le leggi ci sono: dobbiamo applicarle!