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Due mezze opere non fanno un’opera intera

Due mezze opere non fanno un’opera intera

Non il ponte-diga ma le Soluzioni Basate sulla Natura permettono di ripristinare gli habitat naturali e contemporaneamente di ridurre il rischio alluvioni. Le considerazioni di Legambiente FVG

Con l’arrivo del freddo e la scarsa possibilità di osservare ancora grandi piene del Tagliamento, compreso il dibattito emotivamente drogato che ne consegue, sul merito della proposta avanzata dalla Regione di costruire un ponte-diga a Dignano bisogna fare alcune preliminari osservazioni.

La novità è che l’opera, proposta a suo tempo dal Laboratorio Tagliamento, dovrebbe ora soddisfare due bisogni: il contenimento delle piene nel medio corso del fiume e la realizzazione di un ulteriore attraversamento stradale del Tagliamento destinando l’attuale ponte ad uso esclusivo del traffico locale.
Come dire che due grandi opere, che prese singolarmente hanno deboli ragioni per essere realizzate, una volta integrate acquisiscono lo status di fattibilità. È il caso dove due metà non fanno l’intero perché alla presunta somma degli effetti positivi bisogna anche fare la sommatoria di quelli negativi. Dalla proposta si desume indirettamente che l’intervento di ristrutturazione dell’attuale ponte sia stata scartata, vale a dire l’esatto contrario della scelta fata invece per l’attraversamento del Piave. Per avere informazioni più precise sullo schema progettuale complessivo che sembra prevedere interventi di laminazione anche nel basso corso, Legambiente ha chiesto un incontro con l’autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali.

Però fin d’ora si può dire che l’impatto delle imponenti opere di fondazione in alveo sarà significativo e sicuramente non neutro sulle dinamiche di trasporto dei sedimenti e sull’impatto paesaggistico. Inoltre è una struttura che attiene in modo preponderante al contestato collegamento stradale Sequals-Gemona.

L’opera contiene anche degli aspetti positivi quali il coinvolgimento di aree golenali non attive attraverso il ripristino di una loro originaria funzione di espansione, contenimento e rallentamento delle acque di piena.
Una proposta fatta 3 anni fa dall’associazione (Manifesto del Tagliamento) ribaltava l’approccio proposto: non decidere l’opera idraulica risolutrice o quasi ma verificare, in primis, lungo l’intera asta e nel reticolo idrico minore le aree di laminazione naturale in golena e su pianure allagabili che possono diluire l’onda di piena.
Questa dettagliata mappatura avrebbe anche valore nella ricerca di un diverso rapporto del fiume e delle sue pertinenze con il resto del territorio e per una pianificazione più oculata e conservativa. Gli esiti saranno sufficienti? Ancora non lo sappiamo, ma partiamo da li. Rimane l’amaro in bocca del tempo utilizzato a immaginare opere faraoniche, dighe, casse di espansione, ponti traverse … invece di procedere in tal senso in un bacino soggetto, a suo tempo, sicuramente a minori pressioni.

Un cambio di passo è necessario se si vuole riassegnare al fiume la capacità di ricercare e determinare il proprio equilibrio eco-idraulico attraverso la progressiva rimozione dei vincoli che sono stati dati al fiume nel tempo e che lo rendono in determinati tratti ingestibile. Non un’opera ma più interventi, talvolta anche importanti, di miglioramento e ripristino della funzionalità dell’alveo e delle aree adiacenti

Il Tagliamento e tutti i corsi d’acqua, non sono pertanto un problema squisitamente idraulico da risolvere come il dibattito sembra continuamente suggerire ma anche, e forse prioritariamente, essi costituiscono un’opportunità ambientale in grado di far ricadere effetti positivi e rigenerativi sull’intero territorio.
Liberare spazio ai fiumi attraverso l’individuazione e la ricostituzione di aree di laminazione naturale, riconnettere il più possibile le pianure alluvionali con i corsi d’acqua, ridurre in maniera diffusa i rischi derivanti dalle alluvioni, togliere o alleggerire le interferenze create con gli schemi di spostamento e migrazione del mondo animale, far regredire la frammentazione degli habitat naturali rinforzandoli ed ampliandoli, ricostituire la vegetazione riparia dove è esigua o assente, rimuovere opere inutili anziche dannose promettono di dare contributi fondamentali alla resilienza dei sistemi alla luce delle migliaia di interventi questo tipo che oggi vengono realizzati in Europa e che l’Unione Europea stessa, che già finanzia tali interventi, intende rinforzare ulteriormente con la legge in dirittura d’arrivo sul ripristino della natura.

Qui il CS – Ponte diga_Due mezze opere

15 dicembre 2023