A Udine una mostra fotografica per salvare il suolo
Sarà visitabile fino al 18 maggio presso Il Polo Scientifico dell’Università degli Studi di Udine (corridoio a destra dall’ingresso principale), la mostra fotografica “Un tesoro di suolo”, che espone i risultati di due progetti svolti da Legambiente Udine con l’Università di Udine e Legambiente Gorizia con l’Università di Trieste,
con la partecipazione attiva della popolazione locale. Grazie all’impegno sul territorio di cittadini e studenti universitari, è stato possibile raccogliere un’interessante documentazione fotografica relativamente ad un vasto repertorio di casi di consumo di suolo verificatisi sul territorio regionale, anche in tempi recenti.
Lo sviluppo della società umana infatti è fortemente legato alla capacità di utilizzare in modo sostenibile le risorse del territorio pensando anche alle generazioni future. Il suolo che noi “consumiamo” con le nostre attività: abitazioni, strade, ferrovie, industrie viene irrimediabilmente perso poiché l’impermeabilizzazione di queste porzioni di territorio crea danni irreversibili. E oggi la crescita delle superfici artificiali è diventata allarmante.
L’Italia, per esempio, è fra le nazioni più cementificate d’Europa, e il Friuli Venezia Giulia – con quasi l’8.8% di superficie urbanizzate – e al 5° posto nella classifica nazionale. I reportage fotografici divisi in 26 pannelli, sono stati realizzati da studenti e cittadini e raccolti in questa mostra, che è stata allestita proprio con lo scopo di sviluppare la sensibilità dei visitatori su questo problema, invitandoli a prestare più attenzione ai casi di consumo di suolo, affinché diventino loro stessi “sentinelle” e soggetti attivi a presidio del loro territorio. La mostra vuole inoltre invitare le persone a sottoscrivere l’Iniziativa Europea dei Cittadini #people4soil – promossa da oltre 400 associazioni ambientaliste ed enti – che è uno strumento di democrazia diretta dell’Unione Europea a cui si chiede un quadro legislativo che tuteli i suoli europei oggi minacciati.
La petizione può anche essere firmata online su www.salvailsuolo.it