Resoconto incontro Operazione Alvei Distrutti
COMUNICATO STAMPA
Udine, 12 aprile 2012
DA LEGAMBIENTE UN RICHIAMO:
INTERVENIRE CON CONTINUITÀ E COMPETENZA NEL TERRITORIO PER LA PREVENZIONE DEI RISCHI IDROGEOLOGICI.
USARE MEGLIO LA GRANDE RISORSA DEL VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE
Si è svolto ieri, 11 aprile 2012, l’incontro tecnico convocato da Legambiente FVG sul tema della manutenzione dei fiumi e delle acque pubbliche sollecitato dagli interventi realizzati dalla Protezione Civile della Regione in occasione dell’Operazione “Alvei Puliti”.
Tale operazione ha suscitato nei giorni scorsi grandi reazioni nella società, in particolare per i pesanti interventi avvenuti nella Riserva Regionale della Val Rosandra e nella zona dell’Isonzo tra Sagrado e Gradisca, per le ampie superfici tagliate a raso negli alvei e sulle sponde, provocando l’eliminazione temporanea totale di ambienti ed ecosistemi spondali ed alveali importanti non solo per gli aspetti ambientali, ma anche per quelli, positivi, idraulici che essi potevano assicurare.
Emilio GOTTARDO, a nome della segreteria regionale di Legambiente, ha sottolineato quelli che appaiono con evidenza essere elementi di non rispetto delle normative paesaggistiche (D. Lgs. 42/2004 – Codice del Paesaggio e LR 5/2007 legge urbanistica regionale) ed ambientali, limitatamente alla Val Rosandra (DPR 357/2007 e D. Lgs. 152/2006), vigenti.
Tutte queste importanti normative di tutela ambientale sono state ignorate dalla Protezione Civile che ha programmato l’operazione basandola unicamente su una norma, appositamente studiata ed emanata lo scorso agosto, proprio per bypassare le “fastidiose” normative di tutela, norma che le consente “interventi urgenti di asporto della vegetazione arborea ed arbustiva presente all’interno dei corsi d’acqua, nelle aree golenali e lungo gli argini” (LR 11/2011), utilizzando l’urgenza del pericolo come elemento sufficiente per affermare che non serve “attardarsi” con le normative ordinarie, evidentemente ritenute “inutili” inghippi formali.
Modus operandi purtroppo spesso applicato dalla PC che non farebbe una piega se vi fossero effettiva urgenza o conclamato pericolo, ma che, almeno nel caso dell’operazione Alvei Puliti, non erano per nulla presenti sull’insieme delle aree interessate dagli interventi!
GOTTARDO ha voluto peraltro affermare il grandissimo valore rappresentato per la nostra Regione dai Volontari di Protezione Civile, a cui partecipano anche molti iscritti di Legambiente FVG, che hanno saputo e sanno esprimere capacità umane, tecniche e operative in tutti i campi ove serve una presenza capillare sul territorio.
Ma quello che oggi va rivisto nell’attività di prevenzione dei rischi idrogeologici, è proprio il modo di utilizzarli, superando il surrettizio ricorso alla legislazione d’urgenza e rientrando in una gestione ordinaria, affidata alle strutture della Regione e degli Enti Locali a ciò istituzionalmente deputate, rilanciando una politica di manutenzione vasta e diffusa del territorio, abbandonando la politica delle grandi opere di cementificazione ed impermeabilizzazione cui affiancare, magari con appositi accordi convenzionali, anche i volontari di PC. Il tutto in operazioni correttamente pianificate e valutate tecnicamente nella loro correttezza ed efficacia in un quadro di programmazione ordinaria così come compete alla Regione ed agli altri Organismi deputati (Autorità di Bacino; ex Comunità Montane; Province e Comuni).
In questo quadro, andrebbero utilizzate anche le competenze tecniche più attuali in questo campo, ormai consolidate anche a livello scientifico, e che non paiono essere oggi presenti in maniera adeguata all’interno della struttura dirigente della PC.
GOTTARDO ha infine ricordato che la Protezione Civile nazionale ha saputo intessere ottimi rapporti con Legambiente nazionale cosa che ha auspicato anche per la nostra Regione e che l’iniziativa di ieri era volta proprio a lanciare un segnale di collaborazione tecnica sul delicato tema della gestione e riqualificazione dei fiumi, ahi noi, ancora evidentemente considerati alla stregua di canali da ripulire periodicamente.
E’ intervenuto successivamente il prof. em. Livio POLDINI botanico di fama europea dell’Università di Trieste che ha illustrato gli importanti servizi ecologici svolti dai fiumi, sottolineando gli elementi differenziativi di un fiume, alpino o di risorgiva, naturale, rispetto ad un canale o ad una cloaca.
Partendo dal pregiudizio ancora molto radicato nella società secondo cui le vegetazioni di sponda e di alveo sono tout court un impedimento al libero scorrere delle acque, ne discende che ogni ramoscello o virgulto e, a maggior ragione, ogni albero o cespuglio un po’ troppo grande, debba essere eliminato attraverso una sorta di pulizie a fondo periodiche, andantemente applicate con criteri uguali ovunque ci si trovi.
POLDINI ha ricordato le specifiche e differenziate proprietà di pioppi, salici, ontani, assieme a tutto il corteggio delle relative specie arbustive ed erbacee accompagnatrici, nel colonizzare e consolidare i terreni alveali e spondali, in grado di adattarsi molto bene alle estreme situazioni degli ambienti che li ospitano, potendo piegarsi e rialzarsi, riprodursi rapidamente ed abbondantemente, diffondersi utilizzando l’acqua fluente per colonizzare o ricolonizzare altri siti.
A partire dalla conoscenza di queste specificità ecosistemiche e funzionali della vegetazione dei fiumi, POLDINI ha ricordato come ogni intervento dovrebbe discendere dalla pianificazione del bacino imbrifero ed ha infine chiesto che la PC, nel continuare a svolgere iniziative analoghe a quella in discussione, si orienti particolarmente a contrastare l’inquinamento vegetale dei fiumi determinato dalla presenza di molte specie esotiche (per es. Amorpha fruticosa e altre provenienti da Africa, America ed Asia) oltre all’inquinamento da immondizie (abbandoni, discariche abusive) che connota spesso i nostri ambienti fluviali e campestri, degradandoli.
L’ing. Andrea GOLTARA, direttore del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (CIRF), ha ricordato come altre Operazioni “Alvei Puliti” si siano svolte negli anni in Italia e quasi sempre con risultati deplorevoli e di bassa efficacia idraulica; purtroppo prevale ancora l’idea che i fiumi siano una sorta di canali in cui far scorrere l’acqua il più rapidamente possibile a valle, senza tener conto che la velocità stessa è un elemento di danno e che, al suo crescere, aumenta di molto la pericolosità di ogni struttura trasversale (ponti) che non sia adeguatamente dimensionata.
GOLTARA ha sottolineato come, nel caso del torr. Rosandra, non si sia tenuto conto delle disposizioni di legge, ma ha soprattutto insistito sul rischio che tali operazioni portino ad un conflitto tra chi difende le ragioni della sicurezza e chi quelle dell’ambiente. In realtà tale conflitto non dovrebbe esistere perché la gestione degli aspetti ambientali fa ormai parte anche di una corretta gestione di quelli idraulici e, a tal proposito. ha presentato uno studio pubblicato proprio dal CIRF, da Legambiente e dalla Protezione Civile nazionale (!!!) in cui si illustrano i criteri e le modalità operative per i corretti interventi di gestione e manutenzione fluviale e di cui l’Operazione “Alvei Puliti” non ha sicuramente tenuto conto.
Fortunatamente, ad un primo esame effettuato da Legambiente su alcune situazioni di intervento della PC nell’ambito dell’Operazione “Alvei Puliti” diverse da quella sopra citate, pare che l’impatto provocato dalla pulizia degli alvei sia contenuto e rimarginabile.
In sostanza, GOLTARA ha affermato che ogni intervento va studiato e realizzato per e nel contesto che esprime, verificando di luogo in luogo l’effettivo rischio provocato dalla vegetazione e valutando analogamente quali danni si possono provocare eliminandola e quali vantaggi si desidera conseguire dall’operazione di pulizia.
In sintesi, GOLTARA ha ricordato le ragioni per cui la vegetazione va mantenuta (aumento della scabrezza idraulica, rallentamento della velocità della corrente, effetto di laminazione analogo alle casse di espansione, contributo alla riduzione dei picchi di piena, intercettazione di alberi travolti con riduzione del rischio di ostruzione dei ponti, consolidamento delle sponde, riduzione della franosità) e quelle per cui può essere rimossa (aumento locale del livello idrico e maggior rischio di esondazione, ostruzione della luce dei ponti non adeguatamente dimensionati e rischio che, nel caso di improvviso sfondamento della barriera ostruente, l’onda d’urto a valle sia disastrosa; sfavorire l’insediamento di animali (nutrie, ratti, tassi) che scavando tane, ne minano la stabilità).
Emilio Gottardo
responsabile biodiversità, acque e foreste
Segreteria regionale Legambiente FVG