Opere pubbliche: la trasparenza è anche un’opportunità
La mancanza di trasparenza e la consuetudine di edificare le opere e poi di farsele autorizzare, quali la costruzione della variante di Dignano o l’edificante vicenda dell’elettrodotto Redipuglia-Udine ovest, non sono un bella premessa per l’efficienza dei sistemi che si vanno a realizzare e non solo in considerazione delle esigue risorse pubbliche a disposizione come si può notare in tanti aspetti della vita di ogni giorno.
L’azzeramento della discussione o, se vogliamo, gli iter valutativi su opere già decise in partenza, che poi sono la stessa cosa, hanno lo scopo non tanto di evitare le confuse proteste delle popolazioni locali, ma quella di realizzare opere alla cui base non vi sono apprezzabili motivazioni tecniche e scientifiche a sostegno della realizzazione, scaricando contraddizioni e responsabilità sulla burocrazia, sugli ambientalisti o su tutti coloro che si permettono di alzare la mano per chiedere spiegazioni che abbiano un senso compiuto.
Alla progettazione e realizzazione continua di nuove, inutili, costosissime ed orribili nuove opere, cui fa certamente parte anche la variante di Dignano, fa da troppo tempo da contraltare la grave carenza di manutenzione del patrimonio viario storico che da anni soccombe sotto l’abbandono a causa delle scarse risorse ad esso destinate per la manutenzione. Qual è la logica di impiegare risorse in questo modo quando c’è tanto bisogno di interventi manutentivi sul patrimonio esistente? Qualcuno si chiede quale sia l’effettiva relazione tra la costruzione di grandi opere e lo sviluppo dei territori? Ci si chiede quale vantaggio e quale supposta prosperità ne derivi alle popolazioni locali?
Noi pensiamo di no o, nella migliore delle ipotesi, pensiamo che l’analisi dei costi benefici sia assolutamente carente. L’evidente difficoltà che si riscontra nella progettazione e nella realizzazione di opere efficienti costituisce un problema che bisognerebbe affrontare. L’incapacità dell’ente pubblico, e delle partecipate demandate a farlo, di fare programmazione su dati reali e non artefatti o, peggio ancora, su pressione dei costruttori, è la causa principale dei problemi: anche nella nostra virtuosissima regione, una semplice analisi preliminare dei dati e delle dinamiche in atto in fatto di opere cosiddette strategiche, se fatta correttamente porterebbe a considerare l’opzione 0 come l’opzione di gran lunga più corretta e conveniente.
Questo non sta a significare, come si tende far credere, che ci sono in giro i soliti noti, contrari a tutto e che ostacolano le opere pubbliche, il lavoro, lo sviluppo ecc., ma molto più semplicemente e realisticamente, che siamo in presenza di una situazione dove non vi è mai stata una evoluzione del ragionamento sulle opere pubbliche da realizzare che quindi è lontanissimo dall’evolvere verso la manutenzione del patrimonio delle costruzioni esistente, la valorizzazione ambientale, l’efficientamento dei sistemi e il rafforzamento sociale. Ci si trova eternamente di fronte a progetti “vecchi”, che riproducono una vecchia cultura delle opere pubbliche e che mai potrebbero superare un’analisi appena seria richiesta dai procedimenti valutativi.
Su questi versanti maturiamo ritardi colossali con il resto d’Europa ed ogni anno o amministrazione che passa le cose sembrano peggiorare invece che migliorare. La mancanza di trasparenza dei processi di costruzione delle decisioni e dei processi autorizzativi che fanno seguito, evidenzia un pericolosissimo vuoto nella attività di bilanciamento degli interessi tra potere economico ed interesse comune che sta in capo all’amministrazione pubblica. È un problema enorme per il quale chiediamo un nuovo protagonismo di amministratori locali a tutti i livelli per aprire una nuova fase che abbia come fondamento l’attualizzazione e l’innovazione dei sistemi e non nuove inutili e costose costruzioni: soprattutto qui in Friuli ne trarremmo un vantaggio competitivo enorme in futuro se sapremmo conservare la bellezza del patrimonio sociale ed ambientale che è ormai merce rara.
COMUNICATO CONGIUNTO LEGAMBIENTE Circolo di Pinzano – ASSIEME PER IL TAGLIAMENTO
Lorenzo Amat – Circolo LEGAMBIENTE di Pinzano al Tagliamento
Franca Pradetto – Associazione Insieme per il Tagliamento