Petizione dei guardiacaccia per chiedere il trasferimento di personale e funzioni al Corpo Forestale Regionale
Trieste 12 giugno 2012
Quarantadue guardiacaccia (operatori di Polizia locale dipendenti dalle quattro Provincie del Friuli Venezia Giulia) hanno sottoscritto una petizione al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia per chiedere il trasferimento del personale e delle funzioni al Corpo forestale regionale nell’ambito dell’attuazione della L. n. 214/2011 e della L.R. n. 6/2008.
In un quadro giuridico confuso ed incerto, i guardiacaccia di fatto temono di non poter più svolgere il loro lavoro, che consiste nell’attività di vigilanza ittico-venatoria. Infatti, nonostante l’articolo 27 della L. 157/1992 individui negli agenti dipendenti degli enti locali (i guardiacaccia alle dipendenze delle Province) i soggetti incaricati della tutela degli animali selvatici e della repressione dei reati connessi, bracconaggio in primis, nell’ultimo decennio sono diminuiti gli organici e sono state attribuite nuove funzioni che di fatto distolgono dal compito primario di tutela della fauna selvatica. Sono state affidate infatti nuove funzioni di accompagnamento dei gonfaloni, di vigilanza sul codice della strada, sulla gestione dei rifiuti, sugli inquinamenti, sugli impianti di riscaldamento, sulle autoscuole e altre svariate competenze che, di fatto, lasciano scoperte le funzioni primarie. I pochi risultati positivi oggi ottenuti nella gestione della fauna selvatica dipendono dalla passione, dallo spirito di sacrificio e dalla professionalità dei dipendenti che si trovano costretti a sopperire ogni giorno di più alla confusione normativa e organizzativa dei servizi di vigilanza.
Le nuove attività richiedono aggiornamenti formativi intensi e, alle spalle degli agenti di vigilanza, un’organizzazione che fornisca supporto giuridico, tecnico e operativo che oggi le Provincie non sono in grado di garantire. Le specifiche competenze professionali nella lotta antibracconaggio e nella gestione della fauna selvatica acquisite dai guardiacaccia provinciali in questo contesto vengono continuamente sminuite e mortificate, anche con un’organizzazione del lavoro che non tiene conto del bagaglio di conoscenze del territorio e delle specifiche problematiche ambientali. Si pensi che alcune province hanno addirittura soppresso la vigilanza nei giorni festivi e negli orari notturni, cosa ormai purtroppo nota anche ai bracconieri.
Le attività di vigilanza ittico-venatoria sono diventate sempre più inadeguate alle segnalazioni e alle richieste da parte di cacciatori, agricoltori e cittadini. Diminuisce, di fatto, sempre più la vigilanza negli ambienti naturali dove le altre forze di polizia non intervengono. L’unica struttura di vigilanza che svolge, in via secondaria, funzioni analoghe a quelle dei guardiacaccia è il Corpo forestale regionale, anch’esso con gli organici in diminuzione e le competenze in aumento.
In tale contesto l’accorpamento delle funzioni e del personale provinciale (su base volontaria) in un unico Corpo regionale di vigilanza ambientale permetterebbe la razionalizzazione e la riduzione dei costi, garantirebbe il mantenimento e la valorizzazione della professionalità degli operatori e la continuazione delle attività di vigilanza sul patrimonio faunistico e ambientale. Tale soluzione è già prevista dalle leggi regionali in vigore ma non è mai stata attuata.