Legambiente sulla Variante al Parco comunale del Carso monfalconese: “la tutela del patrimonio ambientale e naturalistico ne sia l’emblema!”
Legambiente accoglie con favore l’aggiornamento del Piano del Parco Comunale del Carso Monfalconese, con il recepimento delle norme introdotte dal PPR 2018, che specificano i criteri di salvaguardia e valorizzazione di alcuni elementi paesaggistici di interesse regionale, in particolare i Castellieri, di cui si prevede il recupero e la valorizzazione, e l’eliminazione ai riferimenti alla TAV/AC, dichiarandosi fin da ora contraria al nuovo progetto di RFI che, sulla tratta Ronchi Aurisina, prevede, peraltro, una galleria di 23 km.
Sarebbe stato opportuno però, almeno un riferimento al costituito Geoparco del Carso, che coinvolge anche il nostro territorio, e che non viene mai nominato.
Una delle principali osservazioni dell’Associazione è di inglobare nel perimetro del Parco l’area identificata come “Canneto del Lisert”, compresa tra le Foci del Timavo, alla confluenza del canale Locavaz, la cassa di colmata del Lisert e la zona portuale- industriale che si sviluppa lungo via Timavo. Il sito si presenta particolarmente ricco di biodiversità, punto di passaggio dalla costa alta e rocciosa della Costiera triestina, ai litorali sabbiosi della Laguna di Grado, con, alle spalle, l’altopiano carsico.
Lo stagno, di origine artificiale, si è pregevolmente rinaturalizzato, a seguito di decenni di abbandono, offrendo oggi un ambiente di particolare interesse per molte specie ornitiche. Per questa zona potrebbero valere le stese norme della Zona 4, dove è in itinere l’istituzione del Biotopo Sorgenti del Lisert.
Questa richiesta si inquadra in un’ottica di collegamento naturalistico tra il mare e il Carso, che è una delle linee guida della presente Amministrazione in ambito ambientale. Sulla tutela di quest’area era stato a suo tempo avviato un dialogo con la Regione, che era disponibile ad accogliere le indicazioni e le richieste delle Associazioni ambientaliste, e non da ultimo vi era la disponibilità del Consorzio per lo Sviluppo Industriale Monfalconese.
Legambiente ha inviato all’Ufficio competente delle osservazioni dettagliate alla variante, che in più passaggi pare in equilibrio precario tra la necessità di tutela e l’acconsentire, invece, a modalità di fruizione turistica troppo invasive per l’ambiente naturale.
Se da una parte si prevedono gli auspicati interventi di restauro e valorizzazione dei Castellieri e il completamento del Parco Tematico della Grande Guerra, dall’altro, si progettano varie strutture a nostro avviso non necessarie, che rendono troppo permeabile l’area carsica. Oltre all’info-point di via Mocenigo, con la ristrutturazione degli edifici esistenti e l’annesso parcheggio, di cui ne riconosciamo la validità, si prevede di realizzarne un altro nell’ex cava di via Romana, che verrebbe adibita a palestra di arrampicata/roccia ed area di sosta e ricreazione con varie attrezzature e parcheggio. A nostro parere qui deve essere ammessa, invece, solo una fruizione “leggera”, riducendo al minimo le attrezzature fisse, dedicando l’area all’addestramento e alla formazione della Protezione Civile, valorizzando, laddove possibile, la rinaturalizzazione in atto. Analogamente, non riteniamo necessaria la ristrutturazione dell’ex casermetta di Sablici, che si dovrebbe, invece, abbattere e rimuovere, anche per evitare inutili e poco gestibili punti di attrazione nelle aree più interne del Parco e non ai suoi margini.
Sul colle Moschenizza, ritenuto dal Piano Paesaggistico Regionale di grande pregio, viene concessa la possibilità di utilizzare l’ex cava per le esercitazioni di arrampicata della Protezione Civile, laddove, invece, riteniamo che queste attività siano da dirottare, come si è detto, sulla ex-cava di via Romana, dove sono già previste.
Anche la possibilità di realizzare aree di sosta attrezzate per tende, barbecue e pic-nic ai margini dell’ampio parcheggio che verrà realizzato in via dei Laghi, a ridosso della Riserva Naturale del lago di Doberdò e Pietrarossa, è un’ipotesi assolutamente evitabile per l’eccessiva antropizzazione che si determinerebbe.
Un aspetto non risolto è quello della caccia: da una parte si vieta qualsiasi attività venatoria (NTA art.21) ed anche il trasporto di armi non autorizzato, dall’altra si permette che l’attività venatoria prosegua senza soluzione di continuità (Regolamento art 55 k). Non risulta quindi chiaro quale sia la posizione dell’Amministrazione sul tema specifico. Da parte nostra riteniamo che questa possa e debba essere una buona occasione per rivedere il regime venatorio all’interno del Parco.
In conclusione, Legambiente concorda con il punto 12 della Relazione Tecnico-Illustrativa, per cui è importante “conciliare l’esigenza dello sviluppo locale con la tutela del patrimonio ambientale e naturalistico”, ma la prima non dev’essere a scapito della seconda. La conservazione degli habitat naturali è la ragion d’essere degli strumenti di tutela. Gli interventi dovrebbero essere quindi realizzati nel modo meno impattante possibile dal punto di vista naturalistico, limitando al minimo la realizzazione di nuove infrastrutture, con ulteriore antropizzazione del territorio, e privilegiando, invece, azioni di miglioramento funzionale dell’esistente, dal marketing territoriale alla comunicazione e alle tecnologie informatiche, come ad esempio applicazioni per la sentieristica. La bellezza del Carso Monfalconese, che è motivo della sua già assidua frequentazione, sta nella sua naturalità, nel contrasto tra antropizzazione urbana e ambienti naturali, nel suo offrire a chi vuole evadere dalla quotidianità un’esperienza di “libertà” immersi nella natura a pochi passi da casa.
Legambiente auspica che il mantenimento della sua impronta naturalistica resti il principio dominante di tutto il progetto, evitando la trasformazione di questa porzione di Carso in un grande, ma banale, “parco giochi” cittadino.