Edilizia scolastica e consumo di suolo
In questi giorni di mezza estate vengono riportati sul quotidiano locale numerosi articoli riguardanti le strutture scolastiche del territorio, con sedi da ristrutturare, demolire o ricostruire.
Due sono le situazioni particolarmente d’effetto: la scuola primaria di Gradisca, da lungo tempo progettata ma che causa ritardi nell’avvio dei lavori ha perso i contributi del MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca), e la nuova cittadella scolastica di Monfalcone, novità degli ultimi giorni.
I due progetti rispondono a due diverse concezioni sull’uso del suolo.
Di recente l’ISPRA (Istituto Superiore per lo Sviluppo e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato il rapporto sul consumo di suolo in Italia; in un quadro di generale aumento di occupazione di suolo integro, che neanche la pandemia in corso è stata in grado di arrestare, la situazione in Friuli Venezia Giulia non fa eccezione, con un consumo di altri 65 ettari rispetto all’anno precedente e Monfalcone ha il primato regionale avendo già consumato il 45,9% della sua superficie, con un incremento di quasi un punto dal 2015 ad oggi.
Nonostante ciò la nuova cittadella scolastica per gli istituti Pertini e Buonarroti, dovrebbe sorgere in un’area vergine di 9.700 mq (quasi 1 ha) tra via Grado e via Gramsci, in una zona periferica ed ancora non urbanizzata.
Oltre al fatto che spostare i giovani fuori dalla città significa estrometterli dal contesto cittadino, renderli di fatto invisibili ed impedire la loro partecipazione ed il loro diretto coinvolgimento nella consueta socialità del contesto urbano, anche la logistica ne sarebbe sconvolta: cittadella troppo lontana da raggiungere in bicicletta, con conseguente incentivo dei mezzi privati e necessità di nuovi collegamenti stradali; ne verrebbe penalizzato, forse, anche il trasporto pubblico in centro, principalmente utilizzato dagli studenti.
Ad altra logica risponde la scelta operata dall’amministrazione di Gradisca, con il progetto di utilizzare l’area della ex-caserma Toti Bergamas: la dismissione delle strutture militari in regione e la loro assegnazione ai comuni, è diventata per molti di loro un peso ingombrante che non tutti hanno saputo o potuto valorizzare, ed è quindi apprezzabile la scelta dell’amministrazione comunale di cercare di percorrere una scelta orientata ad evitare il consumo di suolo e civicamente adeguata perché la nuova scuola sarebbe stata inserita nel contesto cittadino. Per motivi fondamentalmente burocratici e contingenti (covid) tale progetto sembra naufragato, ma resta inalterato l’invito di Legambiente a tutte le amministrazioni pubbliche, di sposare scelte urbanistiche per favorire il recupero di strutture esistenti ed evitare nuovi insediamenti su aree non urbanizzate.