Laguna di Grado e Marano: è necessario concludere l’iter del Piano di Gestione Natura 2000
Legambiente FVG chiede all’assessore regionale Violino e al presidente della IV Commissione consiliare Colautti di concludere l’iter per l’approvazione del Piano di Gestione del sito Natura 2000 della Laguna di Grado e Marano.
L’uscita dall’emergenza ci sarà solo quando si ricomincerà a considerare la Laguna un vero patrimonio ambientale del Friuli Venezia Giulia e una opportunità per economie sostenibili
Comunicato stampa Udine, 12 ottobre 2012
Per approvare il Piano di Gestione del sito Natura 2000 della Laguna di Grado e Marano manca solo il parere della IV Commissione del Consiglio Regionale e Legambiente FVG chiede all’Assessore regionale Violino di concludere la procedura in tal senso.
Dopo l’abrogazione del Commissario straordinario per l’emergenza nella Laguna tutte le competenze sono ritornate alla Regione, che però non sembra aver ancora maturato un’idea organica per la gestione della complessa realtà lagunare.
Legambiente ritiene che rendere operativo il Piano di Gestione che l’Unione Europea chiede per i SIC (Siti di Interesse Comunitario a tutela di specie animali, vegetali e habitat) e le ZPS (Zone di Protezione Speciale per l’avifauna selvatica) che compongono la rete europea di Natura 2000, sia uno degli elementi essenziali per un governo sostenibile e condiviso della Laguna.
Questo vale soprattutto se, diversamente dal passato e vista l’eredità che il passato ci lascia, la Laguna non viene vista più come una discarica di mercurio o come un’autostrada per motoscafi, ma si vuole invece risanarla, conservarla e valorizzarla come una preziosa opportunità naturalistica e paesaggistica, fondamentale per prolungare la stagione turistica marina e per continuare attività economiche tradizionali rese sostenibili.
Anche se, purtroppo, il Ministro all’Ambiente Clini nella sua ultima presenza a Torviscosa nella quale ha fatto impegnative promesse, non sembra averne fatto stranamente nemmeno un cenno, il Piano di Gestione può invece essere una guida per dare criteri condivisi, una volta disponibili i dati scientifici sull’inquinamento dei sedimenti, alle attività di dragaggio, che possono essere finalizzate non solo alla pulizia dei canali ma diventare momento di recupero di vitalità della laguna, attraverso la ricostruzione delle barene, la manutenzione degli argini e delle valli da pesca.
Per Legambiente il superamento dell’emergenza non consiste solo nella conclusione del lavoro di analisi dei sedimenti e nella riperimetrazione formale del Sito inquinato. Accanto alla presentazione, di cui si è persa ogni traccia e che nessuno sembra chiedere, di progetti di bonifica da parte del Commissario della Caffaro, anche la ripresa dei dragaggi deve essere contestuale alla scelta condivisa dei criteri e dei siti in cui scaricare i fanghi o i sedimenti che, se compatibili, potranno essere utilizzati all’interno del perimetro lagunare. In tal senso, ad esempio, il Piano di Gestione risulta prevedere già criteri e linee guida per la movimentazione dei sedimenti dragati.
Dotarsi di un piano condiviso significa poter operare sulla base di programmi di lunga durata, evitando scorciatoie che si sono rivelate impraticabili, come gli annunci di ricorso allo scarico a mare puro e semplice.