Non esistono “diritti edificatori” né “vocazioni edificatorie” di suoli non ancora edificati
COMUNICATO STAMPA Udine, 24 febbraio 2013
Non esistono “diritti edificatori” né “vocazioni edificatorie” di suoli non ancora edificati. Lo stabilisce una recente sentenza del Consiglio di stato
Ancora un ostacolo sul tortuoso e perverso percorso della “Zamparini City”: una recente sentenza del Consiglio di stato (6656/2012) ribadisce che non sussiste alcun diritto ad edificare su terreni ancora privi di urbanizzazioni. La sentenza fa riferimento ad interpretazioni delle leggi vigenti che, ignorate da tecnici e amministratori piegati al volere di imprenditori senza scrupoli, hanno contribuito al pesante e ingiustificato consumo di suolo.
A far parlare nuovamente di questo aspetto è il comune di Monteroni di Lecce, dove l’amministrazione, nel nuovo Piano Regolatore, destinava a verde privato un’area destinata dai precedenti strumenti di pianificazione a zona di completamento. Il proprietario ha ricorso al Tar chiedendo l’annullamento degli atti e il ripristino della precedente destinazione. Il Tar ha respinto il ricorso, il proprietario si è appellato allora al Consiglio di Stato, ma anche quest’ultimo ha confermato la sentenza del Tar.
Un’analogia che ben si adatta alla situazione di Grado, dove aleggia il devastante progetto “Zamparini city” che, se realizzato, riverserà sull’Isola del sole 1 milione di metri cubi di cemento. Anche in questo caso non c’è, secondo Legambiente, alcun diritto acquisito ad edificare. Non si tratta di una novità: Legambiente, già nel convegno organizzato da Liber@ nell’ottobre 2011, aveva indicato la possibilità per il Comune di Grado di stabilire le direttive per un nuovo piano regolatore con effetto di salvaguardia sulle aree coinvolte ed adozione in tempi adeguati dello strumento urbanistico conseguente. In sostanza Legambiente ammoniva che nel momento in cui ci si rende conto che scelte urbanistiche nate in altri tempi non rispondono più nè ad una moderna interpretazione di governo del territorio nè a logiche di interesse generale, l’amministrazione pubblica può legittimamente intervenire modificando le previsioni urbanistiche, senza che perciò possa configurarsi a carico dell’Ente locale onere di alcun genere.
Certo se, come è successo ad inizio novembre 2011, il Sindaco viene scoperto recarsi a cena nella villa di Zamparini, imprenditore che ha enormi interessi economici a Grado, ci sono poche speranze che l’attuale amministrazione possa essere disposta perlomeno a studiare questa strada.
Legambiente, infine, ricorda che è ancora depositata ed in attesa di valutazione una denuncia presentata dall’associazione alla Commissione delle Comunità Europee per una possibile infrazione al diritto comunitario, relativamente al fatto che la Variante n.15, gestita con rapidità inconsueta dall’allora Commissario straordinario Blarasin, sia stata dichiarata non sostanziale, di fatto per evitare che già in quella fase fosse attivata una procedura completa di VAS che avrebbe dovuto avviare una valutazione completa ed una pubblica partecipazione.
Sono tanti i problemi a carico di questo inutile e dannoso progetto: un percorso amministrativo di dubbia correttezza, una crisi del comparto edilizio senza precedenti, un ricorso al TAR da parte degli artigiani di Grado, una condanna a un anno e quattro mesi per il figlio di Zamparini, (ritenuto responsabile di aver effettuato lavori nell’area senza le dovute autorizzazioni), una denuncia alla Commissione Europea… Tutto questo dovrebbe essere più che sufficiente per far fare un passo indietro, come chiederebbero buon senso e una lettura oggettiva della realtà. Ma di queste virtù, evidentemente, sia l’amministrazione gradese che l’imprenditore friulano ne sono davvero poco provvisti.
Legambiente FVG