Le osservazioni di Legambiente FVG al progetto di impianto idroelettrico “Marins” sul torrente Arzino
COMUNICATO STAMPA Udine, 12 gennaio 2012
Legambiente ha presentato osservazioni al progetto di impianto idroelettrico “Marins” nei comuni di Verzegnis (UD) e Vito d’Asio (PN), ora in fase di procedura pubblica per la valutazione di impatto ambientale
ALTO IMPATTO AMBIENTALE – SCARSI VANTAGGI
Le motivazioni di Legambiente FVG per una valutazione negativa del progetto di impianto idroelettrico sull’Arzino
La Soc. I.T.V. Industria Tessile del Vomano di Cellino Attanasio (TE) ha presentato istanza per ottenere le autorizzazioni necessarie a realizzare una derivazione idroelettrica in località Pozzis e una condotta con turbina finale in località Marins, sul torrente Arzino.
L’impianto da realizzare prevede di installare una potenza di 891.62 kW con un prelievo medio di 4,55 mc acqua e un salto di 199 m circa.
La realizzazione dell’opera è chiaramente non prevista e contrastata dai massimi strumenti pianificatori dei Comuni interessati i cui Consigli comunali, per “venire incontro” al proponente, dovrebbero promuovere e approvare atti non altrimenti definibili se non come “di favore”.
Infatti:
1 L’impianto viene realizzato in un corpo idrico (il torrente Arzino) attualmente non interessato da derivazioni a scopo idroelettrico (vi è lungo l’intera asta di circa 28.5 km, solo una derivazione a scopo potabile), con ciò creando un pericoloso precedente in un contesto torrentizio, naturalistico, paesaggistico di pregio ed unicità assoluti.
2 Il Piano Regolatore del Comune di Vito d’Asio, ove ricade la maggior parte delle opere proposte, non consente nelle zone E2 ed E4 (artt. 19 e 21 delle N.T.A. del PRG), zone in cui ricade l’opera di progetto, la realizzazione di “opere infrastrutturali legate all’uso produttivo dell’acqua, comprese opere di presa, trasporto e rilascio d’acqua”.
Per quanto riguarda le zone dei “corsi d’acqua”, l’art. 25 delle N.T.A., riconosce l’assoggettamento del torrente Arzino al vincolo paesaggistico di cui alla L. 431/1985 e inoltre vieta tutte le attività edificatorie per una fascia di 30 metri dal ciglio della scarpata del torrente stesso”.
Analoghi divieti sono previsti dal Piano Regolatore del Comune di Verzegnis per superare i quali si dovrà procedere con apposita variante.
3. La concessione posseduta dal proponente è del 1985 e ha durata trentennale; essa pertanto, è destinata ad estinguersi nel 2015, cioè tra 4 anni!!! La realizzazione, oggi, delle opere previste non consentirebbe l’ammortamento delle stesse, stimabile in 8 anni, e “costringerebbe” l’Autorità idraulica a un rinnovo o a una proroga della concessione praticamente certa e dovuta, contrastando quanto previsto dall’art. 9 della stessa.
Non è, evidentemente, accettabile che la Pubblica Amministrazione sia messa nelle condizioni di NON esercitare le sue prerogative a tutela dell’interesse pubblico, in modo libero e incondizionato!
I dati analitici su cui il Proponente costruisce il suo progetto sono non adeguatamente aggiornati e analizzati alla luce delle variazioni delle precipitazioni e della loro distribuzione degli ultimi decenni. Infatti:
Il proponente dichiara che i dati storici delle portate in suo possesso sono “atti a descrivere le variazioni climatiche in atto”.
Essi, peraltro, si fermano a 20 anni fa e sono stati solo parzialmente integrati con pochi dati pluviometrici non continui e da scarni dati di portata che è stato possibile raccogliere in 3 (diconsi 3!) giornate.
A tal proposito, è noto come, specie negli ambienti torrentizi alpini, la derivazione di dati di portata da dati pluviometrici sia incerta, aleatoria e scarsamente significativa in concreto per dedurne valori di portata applicabili.
Infatti, se è vero che normalmente il torrente Arzino porta acqua durante tutto l’anno, è peraltro vero che negli ultimi 60 anni le piogge sono diminuite in maniera sensibile con una particolare contrazione nell’ultimo ventennio caratterizzato, fra l’altro, anche da una diversa distribuzione mensile dei fenomeni di pioggia con diminuzione nel mese di giugno e significativi aumenti nei mesi di settembre, ottobre e dicembre. Tale modificata distribuzione è peraltro caratterizzata dall’aumento dei fenomeni “eccezionali” con conseguente aumento dei fermi impianto e riduzione della produttività.
Tali variazioni di precipitazione e di distribuzione andrebbero più analiticamente approfondite per il sito in parola per verificarne l’effetto reale sulle portate del torrente Arzino onde accertare al meglio l’effettiva possibilità di assicurare la portata minima di rispetto.
Legambiente FVG ritiene, pertanto, che i valori dovrebbero essere oggetto di ulteriori rilievi in campo e di ulteriori elaborazioni di serie storiche di dati analitici (vedi OSMER) al fine di meglio verificare e accertare la reale utilizzabilità dei dati storici posseduti e, quindi, la reale portata in arrivo all’opera di presa.
C’è infine da considerare lo scarso contributo alla produzione idroelettrica complessiva che deriverebbe dall’impianto, a fronte del suo notevole impatto ecologico. In merito a quest’ultimo infatti, Legambiente rileva che:
Le captazioni di acqua superficiale comportano sempre effetti indotti di tipo chimico-fisico (riduzione della velocità della corrente; riscaldamento dell’acqua; decremento della turbolenza del filone idrico; bassa velocità di riossigenazione dell’acqua; riduzione della profondità della corrente; diminuzione della concentrazione di ossigeno disciolto; ridotta capacità di diluizione degli inquinanti; diminuzione della capacità di auto depurazione) e di tipo biologico (diminuzione della superficie dell’alveo bagnato e del tirante idrico, una diminuzione dei popolamenti acquatici; semplificazione dell’habitat; sedimentazione sul fondo del materiale fine che tende a occludere gli spazi interstiziali, distruggendo preziosi microhabitat sia per gli organismi bentonici, sia per la riproduzione di alcune specie ittiche).
L’impatto sul corso idrico quindi è notevole, non solo per la quantità di acqua sottratta al deflusso naturale, ma anche per il fatto che questa carenza di portata si verifica in modo prolungato. In pratica l’Arzino, nel tratto sotteso, si troverà costantemente in sofferenza idrica e verranno di fatto annullate tutte le dinamiche, sia idromorfologiche che biologiche, legate alla naturale modulazione stagionale delle portate.
Per quanto riguarda il bilancio idrico a livello di bacino, se è vero che esso rimane in equilibrio, in quanto l’acqua prelevata viene rilasciata più a valle, dopo essere stata turbinata, tuttavia non si può considerare nullo l’impatto sul corpo idrico e sull’ecosistema acquatico nel tratto tra presa e restituzione (oltre 3,2 km su 28,5 complessivi di lunghezza dell’Arzino: oltre l’11%!), a causa della sottrazione di una considerevole parte del deflusso per l’intero corso dell’anno.
Trattandosi di derivazione di un torrente di montagna, peraltro in condizioni di naturalità molto elevate, va detto che esso presenta equilibri ecologici delicati che possono essere compromessi in modo sostanziale.
Nel caso di situazioni ambientalmente delicate come quella in esame, la Commissione VIA regionale così si è espressa nel 2009 con un proprio documento (Linee guida ai sensi dell’art. 22 della L.R. 43/90 per la concessione di derivazioni idriche, con particolare riferimento agli utilizzi idroelettrici nel territorio montano) in ordine alla quantità delle domande giacenti di autorizzazione alla derivazione e ai rischi ad esse connessi: “È necessario evitare che venga ad essere gradualmente sfruttata … la quasi totalità dei corsi d’acqua del territorio regionale, al fine di preservare la loro naturale capacità di autodepurazione e di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate, requisiti questi imposti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale.
La realizzazione di nuove derivazioni deve essere compatibile con il raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti per i singoli corpi idrici. Deve inoltre essere conservato il carattere peculiare del corso d’acqua, poiché solo in questo modo è possibile salvaguardarne le biocenosi tipiche.”
Infine, non è chiaro dalla relazione di progetto quale sarà la potenza effettiva installata. Infatti,di volta in volta, si parla di 2000 kW (pag. 1 SIA), di 1697 kW e di 891,62 kW. E’ bene che il dato venga chiarito perché da esso si deduce una serie di altri dati fondamentali (producibilità; prelievo di acqua; redditività dell’investimento).
Per tutto quanto sopra, si ritiene che il progetto presentato non possa essere approvato in sede di VIA con richiesta, in subordine, di approfondire adeguatamente le questioni sollevate.