Legambiente: è necessaria una gestione transfrontaliera del fiume Isonzo
Comunicato stampa
Udine 13 febbraio 2012
Nell’ambito degli incontri in seno al processo partecipativo denominato “Laboratorio Isonzo”, organizzato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e dall’Autorità di Bacino, sono state evidenziate numerose questioni relative alle problematiche connesse alla gestione delle acque dell’Isonzo.
Il problema principale consiste nella carenza idrica e nei rilasci discontinui di acqua da parte della diga slovena di Salcano.
La questione è stata affrontata fin dagli anni ’70 con l’ipotesi di realizzare un bacino di rifasamento in territorio italiano; tale soluzione sembra essere l’unica ad essere presa in considerazione (perlomeno da alcune Istituzioni) ancora oggi. Se realizzato, tale bacino comporterebbe la scomparsa di un’area dall’elevato valore ambientale a monte di Gorizia, senza risolvere peraltro i problemi di carenza idrica lungo l’asta del fiume a valle, poichè in Italia le derivazioni ad uso agricolo e idroelettrico potrebbero sfruttare la quasi totalità della portata rilasciata dalla nuova diga; scaricando l’acqua prelevata dal fiume direttamente in mare a Monfalcone dove termina il canale irriguo.
E’ convinzione di Legambiente che, più che a nuovi bacini o dighe, sia necessario pensare ad una gestione ambientalmente sostenibile di tutto il fiume e delle attività umane rivierasche, in considerazione soprattutto delle necessità di sopravvivenza degli habitat e della flora e fauna che sono una risorsa non solo naturalistica ma anche culturale, ed economica (turismo, pesca, ecc.); e che deve essere accompagnata da azioni di razionalizzazione degli usi idrici.
Considerando che Italia e Slovenia si muovono nel contesto normativo dell’Unione Europea – che è fortemente improntato alla tutela ambientale e allo sfruttamento equilibrato delle risorse naturali – Legambiente sostiene che sia fondamentale agire su due fronti per giungere alla risoluzione del problema delle portate:
1. La revisione dei trattati internazionali fra i due Paesi che regolano gli usi idrici. Questo deve avvenire anche mediante la creazione del distretto idrografico e di un’autorità di bacino internazionali così come previsto dalla Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Acque), attuando una fattiva gestione comune del fiume, e la revisione delle portate minime rilasciate dall’impianto idroelettrico sloveno di Salcano. Su questo versante ci aspettiamo una decisa presa di posizione da parte delle Istituzioni interessate (Regione e Provincia in primis) in modo da interessare e stimolare gli Stati membri dell’Unione Europea ad azioni concrete.
2. La razionalizzazione degli usi idrici in Italia. E’ necessario ottenere una revisione delle concessioni idriche, e l’attuazione di un sistema di gestione dinamica delle portate sul canale De Dottori (che sfocia in mare) che permetta la modulazione della portata del canale a seconda della disponibilità d’acqua presente nel fiume, in modo da tutelare il deflusso minimo vitale (DMV) necessario a mantenere in vita l’ecosistema fluviale e al contempo garantendo comunque acqua per l’agricoltura isontina.
Infine, chiediamo che la Regione Friuli Venezia Giulia e l’Autorità di Bacino, inspiegabilmente in ritardo, si apprestino ad elaborare rispettivamente il Piano di tutela delle acque e il Piano di bacino, così come previsto dalla normativa vigente, in quanto documenti fondamentali di governo delle acque, ma anche e soprattutto indispensabili strumenti conoscitivi sull’ambiente e gli usi della risorsa acqua.
Legambiente FVG
in allegato le proposte di Legambiente per una gestione sostenibile dell’Isonzo