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Sentieri sfigurati: le conseguenze della Motocavalcata delle Alpi Carniche

COMUNICATO-STAMPA

Tolmezzo 19 giugno 2012

Nei giorni scorsi sono circolate su vari organi di informazione notizie rassicuranti, per non dire “trionfalistiche”, sull’esito della “Motocavalcata delle Alpi Carniche”.

Si è parlato di “sentieri integri e fauna non disturbata”, di “organizzatori soddisfatti”, di “motociclisti” che “si sono attenuti scrupolosamente al regolamento”, di “gestori di rifugi” che non hanno “visto sentieri deturpati”, ma “tutta gente a posto”. Insomma, si è lodato una manifestazione che era stata criticata dal CAI regionale e dalle associazioni ambientaliste ed in cui, invece, si sono privilegiati “la ricerca della natura”, i “paesaggi insoliti”, i “sapori unici gustati nelle malghe”. Le dichiarazioni di Edi Orioli – fatto diventare di colpo un esperto di fauna selvatica – sul suo mancato incontro con i galli cedroni, hanno fatto il resto.
Questa versione idilliaca, presentata come un dato oggettivo, è, in realtà, un po’ diversa dalla realtà e da quanto emerge effettuando un semplice sopraluogo sui luoghi indicati dal CAI e dalle associazioni ambientaliste come maggiormente a rischio. È sufficiente recarsi di persona, ad esempio, sul sentiero CAI 205, nel tratto tra Casera Rioda e Casera Tamaruz, per capire che il passaggio dei motociclisti non è stato “indolore” e senza conseguenze per il nostro territorio.

Le immagini allegate documentano le condizioni in cui si trovava nella giornata di domenica scorsa questo itinerario, inserito nella terza tappa del “Carnia Trekking” – percorso promosso e pubblicizzato dalla Comunità Montana – quella, per intenderci, che unisce Sauris di Sopra al Rifugio De Gasperi. Il sentiero appare “sfigurato”. C’è un solco pressoché continuo, largo mediamente 20 cm. e profondo anche più di 30, che corre nel mezzo del tracciato, rendendolo percorribile con difficoltà. Inoltre, in quasi tutti i tornanti, dove le moto sprofondavano nel terriccio, ci sono i segni evidenti delle scorciatoie che i partecipanti alla Motocavalcata hanno creato “ex novo” nel bosco, tagliando e uscendo dal sentiero originario.
E’ facilmente immaginabile quello che di ulteriore potrà accadere in occasione di forti precipitazioni atmosferiche, così come è facilmente immaginabile che cosa sarebbe potuto succedere ad un ignaro escursionista che sabato e domenica scorsi avesse avuto la ventura di trovarsi sul sentiero ed incrociare i partecipanti alla Motocavalcata.
Il sentiero è stato trasformato in una pista per moto ed è stato, anche se solo temporaneamente, sottratto alla sua funzione e destinazione, dimostrando come sia molto difficile, se non impossibile, parlare di compatibilità tra le due attività (enduro ed escursionismo). Le leggi regionali, del resto, prevedono un’autorizzazione in deroga al divieto di transito per i mezzi motorizzati, solo qualora si verifichi una “rilevante e positiva eco dell’avvenimento sull’opinione pubblica”. Le decine e decine di lettere di protesta, giunte in questi giorni da ogni parte d’Italia alla Comunità Montana della Carnia e alle Amministrazioni Comunali interessate, da parte di conoscitori e amanti della nostra montagna, dimostrano come anche questa condizione fosse infondata.
Per agire con maggiore prudenza ed evitare di azzardare giudizi acriticamente favorevoli, sarebbe stato sufficiente visionare i video inequivocabili realizzati dagli stessi partecipanti a precedenti edizioni della “Motocavalcata delle Alpi Carniche”.
Chiediamo adesso che gli organi competenti effettuino tutte le verifiche e gli accertamenti necessari e ne traggano le dovute conseguenze

Circolo Legambiente della Carnia

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