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TAV alla frutta

Legambiente: il progetto di alta velocità è alla frutta: si abbia il coraggio di mettere la parola fine ad un progetto inutile e devastante

 L’abbandono del progetto del Corridoio 5 (inteso come alta velocità ferroviaria e non come collegamento tra le diverse reti di trasporto) o la presa di distanza da esso costituiscono un elemento costante che ormai nessuno, in Italia e nel FVG  può continuare ad ignorare. Il primo ad esprimersi è stato, nello scorso aprile, il Portogallo; poi è stato un susseguirsi di fuggi fuggi da un progetto demenziale e costosissimo: un mese fa la Francia, poi le intenzioni di rivedere il proprio impegno della ricca Germania e la nota posizione della Slovenia, la quale non intende investire un centesimo nelle linee ad alta velocità.

E l’Italia? E il FVG? Come nulla fosse, come se la crisi possa essere considerata un dettaglio superabile senza strascichi, il ministro Passera, l’assessore Riccardi….nelle dichiarazioni ufficiali continuano a sostenere l’irrinunciabilità del progetto. Tant’è che i Comuni coinvolti nel percorso TAV sono stati chiamati a presentare nuovamente le osservazioni alla VIA e le associazioni e i cittadini lo faranno entro il prossimo 19 agosto. In realtà però, qualcosa si muove. In un recente convegno organizzato da Legambiente Veneto, l’ingegner Debernardi, incaricato dall’Assemblea dei sindaci interessati dal passaggio della linea AV/AC Venezia Trieste nella Bassa Friulana per la valutazione del progetto, dichiarava che parlare di alta velocità in FVG è una forzatura, perché è ragionevole intervenire sulle linee esistenti, che possono dare dei risultati in pochi anni, evitando di cimentarsi in progetti enormi che non sono per nulla condivisi dal territorio e che per il loro eventuale completamento richiederebbero parecchi decenni. In pratica, la stessa posizione  del Commissario Straordinario per l’alta velocità della tratta Venezia-Ronchi, Bortolo Mainardi, che in un intervento sulla stampa del 29 febbraio scorso, alla domanda del giornalista che chiedeva: Come intende procedere?, dichiarava di non pensare alla realizzazione dell’intero tracciato, ma intervenendo  prioritariamente potenziando la linea esistente, sdoppiando la tratta Bivio San Polo-Monfalcone (per separare le linee Udine-Trieste e Venezia-Trieste che oggi confluiscono determinando una perdita di capacità fino a 40-50 treni/giorno), raddoppiando la linea Cervignano-Palmanova-Bivio Vat; completando la Linea dei Bivi quale circonvallazione merci a Mestre.

 Tra l’altro, sembra che Mainardi stia cercando di portare a casa un progetto del tutto diverso con i Sindaci del Veneto e del Friuli interessati dal tracciato, su un’ipotesi radicalmente diversa da quella di cui si discute oggi, che prevederebbe un potenziamento della linea esistente e, di fatto, metterebbe in un cassetto il progetto dell’alta velocità così come lo si conosce.

 Legambiente presenterà nuovamente le osservazioni alla VIA, così come già fatto nel marzo 2011, ma non può che dichiarare il proprio sdegno per la sorda ostinazione con cui i sostenitori dell’alta velocità hanno portato avanti un progetto faraonico, inutile per lo scopo di spostare le merci da camion a rotaia, che è già costato, in progettazione, centinaia di milioni di euro. Il devastante impatto sull’ambiente poi, ha fatto crescere l’opposizione di intere comunità e l’unica cosa sensata oggi rimane il ritiro di questo progetto per calibrare un’ intervento sulla rete esistente, condiviso con le comunità, utile per far viaggiare le merci e la gente sui treni, da realizzarsi con il minor impatto possibile sul territorio regionale.

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