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La centrale idroelettrica sul torrente Arzino non si farà!

Comunicato stampa del 26 settembre 2012

VITTORIA DI LEGAMBIENTE E DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE

LA CENTRALE IDROELETTRICA SUL TORRENTE ARZINO NON SI FARA’!

LA GIUNTA REGIONALE DICHIARA LA NON COMPATIBILITA’ AMBIENTALE DEL PROGETTO DELL’I.T.V. DI TERAMO

Sono tutte ambientali le motivazioni con cui la Giunta Regionale, su proposta della Commissione tecnico-consultiva VIA, ha deliberato di non riconoscere la compatibilità ambientale del progetto di derivazione idraulica proposto un anno fa dalla soc. I.T.V. – Industrie Tessili del Vomano, titolare della concessione a derivare sul Torrente Arzino.

Legambiente, assieme all’Associazione Amici dell’Arzino e al WWF aveva presentato per due volte osservazioni critiche, contrarie all’approvazione del progetto di derivazione, derivanti sia da valutazioni idrauliche, che bio-ecologiche, che sociali e finanziarie; ma su tutto prevaleva quella unicità ambientale e naturale tuttora costituita dall’Arzino, unico corso d’acqua regionale a non avere subito derivazioni e prelievi e, quindi, l’unico ad elevata naturalità nel comprensorio regionale.

E proprio su queste valutazioni, l’ARPA ha concentrato il suo parere contrario, ritenendo l’Arzino un esempio idro-morfologico, bio-ecologico e chimico-fisico da tutelare assolutamente e proteggere a fini di studio e riferimento.

Così recita, infatti, il parere dell’ARPA:

Il torrente Arzino è stato individuato quale potenziale sito di riferimento per la tipologia 02SS1T per la Regione Friuli Venezia Giulia ai sensi della normativa vigente; in particolare, proprio l’integrità e la particolare valenza ambientale del torrente Arzino, in quanto corpo idrico caratterizzato da una situazione indisturbata

e così prosegue in ordine alla motivazione di diniego:

La Commissione “ha ritenuto che:

– nonostante l’adeguamento ai rilasci previsti dal progetto …, considerate le peculiarità sopra descritte che caratterizzano il caso specifico, l’intervento proposto, introducendo una pressione di tipo antropico in un ambito che ne è completamente privo, determina comunque una modifica delle condizioni di naturalità del corso d’acqua, con possibile induzione del restringimento dell’alveo bagnato e conseguente inevitabile peggioramento dello stato di qualità nel tratto considerato rispetto all’attuale condizione indisturbata;

– i potenziali impatti negativi indotti in fase di esercizio si presentano prevalenti rispetto al

beneficio ambientale legato al fatto che trattasi di energia da fonte rinnovabile, considerato in particolare che la zona interessata è uno dei contesti ambientali più importanti del patrimonio naturalistico, paesaggistico e turistico dell’intero comprensorio regionale;

– gli impatti sopra descritti concernenti un tratto del torrente possono determinare una modifica dello status quo ambientale del corso d’acqua, in violazione della citata direttiva comunitaria;

– non vi sono le condizioni per imporre soluzioni compensative e/o prescrittive sul progetto finalizzate a garantire una sufficiente limitazione, un adeguato controllo e un idoneo monitoraggio nei confronti degli impatti indotti dalle azioni di progetto sulle diverse componenti ambientali interessate, in quanto gli obiettivi di progetto sono comunque tali da generare impatti di natura ed entità non compatibili con l’ambiente interessato;”.

Legambiente giudica favorevolmente la deliberazione della Giunta Regionale ed auspica:

  • che da questa esperienza, si possa trarre l’insegnamento della necessità urgente di approvare quel documento di criteri e parametri per il riconoscimento dell’ammissibilità o meno dei progetti di derivazione che la Commissione VIA ha già fatto propri nel settembre 2009, ma che la Giunta ha sempre ignorato;
  • che le ragioni, quasi sempre speculative, che muovono centinaia di richiedenti in regione trovino una regolamentazione ed una limitazione che superi l’attuale situazione di grave caos dentro gli uffici, costretti, per lo più, ad approvare progetti anche gravemente impattanti;
  • che si comprenda, finalmente, che l’idroelettrico non è la via da perseguire nel nuovo Piano Energetico Regionale in quanto non in grado di aggiungere nulla al conseguimento degli obiettivi regionali per il 20-20-20 nel campo delle rinnovabili;
  • che la valorizzazione dell’ambiente naturale vale molto di più dei guadagni privati speculativi che varie imprese sognano oggi di fare contando solo sui certificati verdi o sui premi alla produzione di kWh rinnovabili.

Legambiente ricorda, infine, come anche in questo caso, è stata la mobilitazione di migliaia di persone e dell’Amministrazione comunale di Clauzetto a dare la spallata determinante al rigetto di un progetto impattante, altamente alterante di una realtà incontaminata e profittevole solo per le tasche di un privato.

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