Basta attacchi pretestuosi alle aree naturali. Attività economiche ed ambienti protetti possono convivere
Apprendiamo in questi giorni dalla stampa del progetto di ampliamento di un insediamento produttivo esistente all’interno dell’area industriale Schiavetti-Brancolo a Monfalcone e del parere negativo a tale progetto espresso dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia.
Non entriamo nel merito del contenzioso che ha spinto la Soprintendenza ad esprimersi in questo modo, riservandoci di valutare la documentazione presso gli Uffici competenti prima di esprimere un giudizio.
Quello che però ci preme sottolineare in questo momento è la disarmante approssimazione con cui è stata trattata la vicenda, creando una gran confusione in relazione alle aree tutelate nel Comune di Monfalcone.
Allo scopo di fare un minimo di chiarezza, bisogna ricordare che Iskralegno è situata nella zona industriale Schiavetti-Brancolo, che si estende tra la Strada Provinciale per Grado ed il Canale del Brancolo e dove esiste (da ben prima dell’insediamento di qualsiasi attività produttiva) un delicato ecosistema di specchi d’acqua e olle di risorgiva naturali, che la Comunità Europea prima e la Regione poi hanno deciso di tutelare con l’istituzione nel 2001 di un biotopo di nome “Risorgive di Schiavetti”.
I “vincoli ambientali in zona portuale”, cui alludono i soggetti interpellati e che compaiono nelle improvvide dichiarazioni comparse ieri sulla stampa, non possono che essere invece riconducibili al SIC (Sito di Importanza Comunitaria) situato in zona Lisert, all’estremità orientale della cassa di colmata, quindi da tutt’altra parte.
Sorprende constatare con quanta superficialità si parli del nostro territorio, azzardando peraltro un’improbabile cronistoria dell’istituzione del SIC al Lisert e concludendo che la Soprintendenza avrebbe vietato l’ampliamento di Iskralegno in quanto situata “nelle vicinanze” di tale area.
Legambiente rifiuta in modo deciso la stolta contrapposizione “industria e posti di lavoro versus ambiente e aree protette”, che costituisce una dicotomia ormai obsoleta. Come ampiamente dimostrato non solo nel lontano Nord Europa, ma anche nelle vicine Austria e Slovenia, ambienti di elevato pregio naturalistico e attività produttive hanno trovato un’ottima integrazione ormai da decenni (un esempio per tutti è la coesistenza dell’area umida tutelata Škocjanski zatok con lo sviluppo della zona industriale a Koper-Capodistria), a conferma che il futuro deve basarsi sulla convivenza di attività produttive e tutela del territorio.
Confidiamo quindi in un deciso cambio di mentalità sull’argomento, per evitare di chiudere le prospettive di questo territorio in una discussione sterile e miope e, tra l’altro, geograficamente scorretta.
Legambiente, Circolo “Green Gang”