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Le associazioni regionali anti OGM rivendicano un’agricoltura biologica e di qualità

2013 06 20 foto SITin NoOgm1Comunicato stampa
20 giugno 2013

“Gravissimi i rischi della contaminazione accidentale”
sit-in della task force No OGM davanti al palazzo della Regione a Udine.

AIAB, Legambiente, WWF, Slow Food, APROBIO e Coldiretti unite nel bloccare le coltivazioni GM per tutelare le altre produzioni agricole regionali, a partire da quelle biologiche.
Tutte le associazioni – riunitesi stamattina per un sit-in davanti al Palazzo della Regione in via Sabbadini a Udine, a cui hanno dato la propria adesione anche ISDE associazione medici per l’ambiente, Civiltà Contadina, VAS Verdi Ambiente Società, Associazione Senza Confini Brez Meja, Unimondo, Bottega del Mondo, Italia Nostra Fvg, LIPU Fvg, Amici della Terra Udine Fvg, Federconsumatori Fvg) – hanno ribadito con forza che i rischi della contaminazione accidentale, che gli OGM provocano nell’ambiente rurale e verso le altre colture agrarie, sono gravissimi. La presenza di mais o di altre colture GM, anche a distanze rilevanti dalle coltivazioni biologiche o da quelle destinate a filiere OGM Free, farebbe sì che queste ultime risultassero contaminate al punto da non poter essere più collocate sui propri mercati di riferimento.

Dovrebbe essere chiaro a tutti che per coltivare OGM, garantendo nel contempo la sicurezza delle altre produzioni, servono estensioni di notevoli dimensioni, caratteristiche che né in Italia e meno ancora nella nostra Regione sono presenti. Si contano, infatti, sulle dita delle mani le aziende agricole che superano i 500 ettari, dimensione che nelle realtà dove si producono OGM non sono neanche prese in considerazione perché ritenute troppo piccole! Pensare di coltivare OGM senza adeguate norme di salvaguardia a tutela delle altre metodologie di coltivazione non è ipotizzabile. Ciò infatti distruggerebbe gli altri modelli agricoli che sono gli unici in grado di dare sostenibilità economica e futuro ai contadini della regione. Infatti anche in questi anni di profonda crisi economica gli unici settori dell’agroalimentare che hanno mantenuto ed anzi migliorato il posizionamento di mercato sono state quelle con marchi di qualità, a partire dal bio.  

Le associazioni aderenti alla task force NO-OGM rincarano: “Non è solo per tutelare gli agricoltori biologici regionali e tutti quelli che fanno della qualità e dell’autenticità un punto di forza. E’ soprattutto per rispettare i cittadini ed i consumatori che vogliono mangiare prodotti sicuri e vivere in un ambiente dove l’agricoltura è amica ed è in sinergia con  le altre attività sociali ed economiche (es. turismo) che hanno bisogno di un ambiente pulito.   Chiediamo l’intervento delle autorità regionali per bloccare subito le coltivazioni GM: non si può buttare via così le opportunità dei nostri contadini e della nostra regione. Si guardi alle scelte di Austria, Francia, Germania ed altri paesi UE che hanno applicato la clausola di salvaguardia. Non rendiamoci celebri per aver buttato alle ortiche tutte le prospettive regionali per diventare la prima regione italiana in cui si coltivano gli OGM”.

Davanti al palazzo della Regione le associazioni hanno reso con colorate immagini ciò che temono: un’arnia didattica per simboleggiare il rischio per la biodiversità, tanti semi diversi per rappresentare il valore dei sistemi agricoli e seminato delle piante autoctone per chiedere alla politica Regionale di prendersi cura del settore.

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