Svaso del bacino di Verzegnis
LO SVASO DEL BACINO DI VERZEGNIS
LE ASSOCIAZIONI: “AMBIESTA SACRIFICATO AGLI INTERESSI DI EDIPOWER. NO AD UN ALTRO CASO LUMIEI”
Legambiente, CAI e WWF hanno esposto alla Regione tutte le criticità del progetto e le proprie richieste: la valutazione di soluzioni meno impattanti per Ambiesta e Tagliamento e l’adozione di Linee guida per la gestione degli svasi.
“Edipower ripete i comportamenti dello scorso anno, quando provocò il disastro sul torrente Lumiei e sul Tagliamento per svariati chilometri. Oggi non appare voler dimostrare una maggiore sensibilità ambientale tanto che deliberatamente assume di voler sacrificare il torrente Ambiesta alle proprie esigenze operative ed economiche”: questo in sintesi il giudizio di Legambiente, CAI e WWF al progetto per lo sfangamento del bacino artificiale di Verzegnis, espresso nel corso di un incontro organizzato dalla Regione insieme al proponente e ai portatori d’interesse.
Il progetto – che fa seguito a quello operato disastrosamente nel febbraio 2013 per il Bacino di Sauris ed è previsto da un atto di ricognizione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che riguarda ben 38 bacini italiani, di cui 2 (Verzegnis e Barcis) in Fvg – prevede che i fanghi vengano prelevati da una draga nei pressi della diga e poi gettati nel torrente Ambiesta. I lavori dovrebbero iniziare a settembre prossimo e durare due mesi.
Secondo le associazioni, nonostante la scelta del dragaggio sia indubbiamente migliore a quella dello scarico di fondo che l’anno scorso devastò il Lumiei (e che solo ora si riconosce essere “incontrollabile”), lo svolgimento del progetto così come presentato produrrà effetti non migliori di quelli prodotti per lo svaso del bacino di Sauris. Senza contare che attraverso le condotte forzate acque torbide potrebbero raggiungere il lago di Cavazzo per tutta la durata delle operazioni.
Per gli ambientalisti, è inaccettabile innanzitutto che Edipower abbia scartato altre soluzioni senza fornire dati e valutazioni a sostegno delle sue affermazioni. “Situazioni analoghe in Italia – affermano Legambiente, Cai e WWF – sono state affrontate con la sedimentazione e il trasporto del materiale estratto (in questo caso dragato, e trasportato per esempio mediante fangodotto), opzione che peraltro la stessa normativa suggerisce come prioritaria e che garantirebbe la protezione dei corpi idrici interessati, e invece Edipower ci dice che non si può fare ma senza spiegarci perché: se è una questione di costi, logistica o cos’altro. Se si escludono questi scenari bisogna farlo con conteggi e dati alla mano, che qui però sono totalmente assenti”.
Un’altra opzione nemmeno presa in considerazione da Edipower (ma anche qui senza sufficienti motivazioni) ma caldamente suggerita dagli ambientalisti è quella di praticare svasi graduali che riducano le concentrazioni di corpi solidi e portino il livello di torbidità delle acque scaricate nell’Ambiesta a quella prevista da altri regolamenti regionali. “Certo queste soluzioni aumenterebbero i tempi di realizzazione del progetto e probabilmente anche i costi – ammettono le associazioni – ma la tutela ambientale e la continuità bioecologica degli ambienti interessati dovrebbero avere la priorità su qualsiasi altra valutazione”.
La soluzione proposta da Edipower, invece, per assicurare il minimo impatto sul Tagliamento, andrà inevitabilmente a sacrificare l’Ambiesta, le cui condizioni bio-ecologiche ed idrologiche (che gli sono valse lo stato di “Buono” nel rapporto Arpa) verrebbero immediatamente annullate. L’idea è infatti quella di sedimentare nel torrente un terzo dei materiali (8.500 – 12.000 metri cubi), in meno di 4 km di alveo, praticamente ricoprendolo tutto di sedimenti, per lasciarne fluitare nel Tagliamento i residui due terzi. Ma anche qui le criticità e i rischi non mancano.
“Come pensa Edipower – attaccano gli ambientalisti – di diluire i 300 g/l previsti in soli 4 km di tratto torrentizio dell’Ambiesta senza ricorrere a portate diluenti aggiuntive? In base a quale equazione Edipower afferma che un terzo del sedimento resterà nell’Ambiesta? Si dà per scontato poi che la portata del Tagliamento mediamente presente alla confluenza con l’Ambiesta sia interamente disponibile per consentire la diluizione dei sedimenti in arrivo al livello di 1,5 g/l previsto: ma come si può avere tale certezza considerato che il Tagliamento, in quel punto, si presenta nella tipica forma a rami intrecciati?”.
In caso poi di eventi non previsti i rischi aumenterebbero ulteriormente: in caso di una forte precipitazione invernale non c’è infatti certezza che i 10mila metri cubi sedimentati nell’Ambiesta non vengano portati via in maniera incontrollata e finiscano brutalmente nel Tagliamento.
Alla luce delle criticità evidenziate, le associazioni hanno avanzato alla Regione la richiesta di stabilire un’intesa preliminare all’approvazione del progetto in attuazione a quanto previsto dal decreto ministeriale 30.06.2004, “finalizzata a contenere l’apporto di sedimenti e a consentire la migliore attuazione del progetto di gestione, con particolare riguardo allo sfangamento del bacino”.
Non solo. Considerato che a questo intervento ne seguiranno altri analoghi, sicuramente per il bacino di Barcis ma inevitabilmente anche per quelli del Meduna, gli ambientalisti hanno chiesto all’amministrazione regionale l’adozione di Linee guida che fissino criteri generali per la gestione di svasi di dighe e bacini e per stabilire procedure (VIA), modalità tecniche, criteri di tutela ambientale, alternative progettuali e opzione zero.
Infine, chiedono alla Regione di farsi carico della verifica delle incongruenze del progetto e, a titolo compensativo, di garantire il deflusso minimo vitale continuo su tutto Tagliamento, anche fra Socchieve e Tolmezzo, e di realizzare un bypass per non versare gli scarichi della centrale di Cavazzo nel Lago omonimo”.