Le osservazioni al “mini-rigassificatore” di Monfalcone
Monfalcone, 23 settembre 2014
Le osservazioni di Legambiente alla VIA del Rigassificatore: progetto incompleto, manca una strategia comune con il territorio
Nei giorni scorsi Legambiente ha inoltrato alla commissione VIA del Ministero per l’Ambiente le proprie osservazioni al progetto di un Terminale di rigassificazione e distribuzione di GNL, la cui realizzazione è ipotizzata nell’area industriale del Lisert a Monfalcone.
Ancor prima di valutare la nutrita documentazione sono apparse evidenti alcune questioni determinanti e pregiudiziali, posto che il progetto industriale si pone tra gli obiettivi, più volte dichiarati, di costituire un impianto ad “impatto zero”. Sorvolando sull’affermazione, perlomeno azzardata, visto che si tratta comunque di utilizzare una fonte fossile di energia, Legambiente solleva da principio una questione di metodo, e cioè:
la necessità che venga ristabilita la sussidiarietà relativamente agli assetti pianificatori, cioè che un progetto come quello in discussione debba far parte della pianificazione generale e non viceversa; il rigassificatore si presenta come un intervento scollegato dagli strumenti di pianificazione del Porto di Monfalcone ( l’ultima variante al PRP risale al 1979) e si deve tener conto che le linee guida per la redazione del nuovo Piano Regolatore del Porto, ancora in una fase iniziale, non prevedono tale intervento. Allo stesso modo, il progetto non sembra coerente con l’attuale PRGC di Monfalcone.
Dal punto di vista ambientale, l’iniziativa, che non ha alcun significato strategico in materia energetica, perché non è collegata ad alcuna logica di risparmio ed efficienza energetica o di sviluppo delle fonti rinnovabili, non è, allo stato attuale, collegata in alcun modo alla trasformazione o cessazione dell’utilizzo del carbone e alla riconversione della centrale termoelettrica che potrebbe, da un certo punto di vista, costituire una compensazione strategica e locale per eventuali impatti negativi.
Inoltre, la prevista importazione di “shale gas” dagli Stati Uniti, la cui estrazione ha impatti molto rilevanti come dimostrano ormai numerose esperienze all’estero, basterebbe da sola ad inficiare e a rendere poco credibili i propositi di contenimento delle emissioni climalteranti, più volte citato nei documenti del progetto. Molti studi sono concordi nel sostenere che l’estrazione di gas da scisti (Shale gas), provochi significativi rilasci in atmosfera di metano (gas 33 volte più climalterante della CO2) e pertanto sia da considerarsi, da questo punto di vista, più impattante del carbone.
A sollevare forti perplessità sono anche le lacune relative:
- alla mancanza di un Piano economico finanziario dell’opera, aspetti particolarmente rilevanti per un’opera infrastrutturale che dovrebbe iniziare l’attività dopo il 2020 e che dovrebbe operare per almeno 25 anni in un contesto in rapido mutamento;
- alla sottovalutazione dell’impatto alla limitazione alla nautica da diporto, molto significativa sul territorio, legato al traffico di gasiere nel canale di accesso;
- alla sottovalutazione dell’impatto paesaggistico ed ambientale degli interventi e delle opere a mare, in particolare della nuova cassa di colmata, che va ad estendersi in un tratto di mare prospiciente la costa duinese;
- alla mancanza di una valutazione di area vasta delle interferenze derivanti dal previsto sistema di distribuzione del GNLsul traffico marittimo (ulteriori 68 navi gasiere di più ridotta capacità rispetto alle 22 da 125.000 m3 utilizzate per rifornire il terminale), sul traffico stradale (18 autobotti criogeniche/giorno per 300 giorni lavorativi, come riportato nel progetto, anche se un calcolo più corretto dovrebbe essere 22 mezzi/giorno per 250 gg, in considerazione del divieto di circolazione di mezzi pesanti il sabato) e sul traffico ferroviario (1.600 treni/anno = 6,4 treni/giorno x 250 gg).
Così come è stato presentato il progetto non costituisce una proposta in grado di garantire un bilancio ambientale positivo. Ci attendiamo delle significative disponibilità nel dare risposte ai quesiti posti, ad integrare le numerose lacune e a dialogare maggiormente con i portatori di interesse sul territorio.
Da ultimo, non si può non notare il silenzio della Regione, alla quale va rivolto un urgente invito a farsi protagonista nella vicenda per favorire un dialogo fra i soggetti coinvolti, non ultimo con A2A per quanto riguarda la riconversione a gas naturale della centrale a carbone, in mancanza del quale presupposto, non avrebbe molto senso continuare a discutere.
Legambiente presenterà il dettaglio delle osservazioni nell’ambito di un incontro pubblico Giovedì 25 alle ore 18 nella sala conferenze del palazzetto veneto, in via S. Ambrogio a Monfalcone.