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L’accordo di programma per la Ferriera

Ferriera ServolaCOMUNICATO STAMPA – 2 Gennaio 2015

L’accordo di programma per la Ferriera

Con la firma dell’ Accordo di programma il 21 novembre 2014, dopo l’acquisizione da parte del cav. Arvedi della proprietà della Ferriera di Servola, sono stati fissati gli impegni del nuovo imprenditore.

Il documento determina i criteri per l’attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della ferriera di Servola.

Precedentemente, ovvero il 31 gennaio 2014, era stato stipulato un Accordo di programma per la disciplina degli interventi relativi alla riqualificazione delle attività industriali e portuali e del recupero ambientale dell’area di crisi industriale complessa di Trieste con indicazione del relativo piano finanziario. Il 14/03/2012 era stato stipulato un protocollo d’intesa (dopo gli altri due del 2003 e del 2009) che contemplava la riconversione dell’area industriale della Ferriera secondo un percorso di nuovi insediamenti produttivi ad alta concentrazione di manodopera e ad alto valore aggiunto che utilizzassero tecnologie innovative di processo e di prodotto secondo criteri di sostenibilità ambientale e di green economy. Quindi decisamente qualcosa di alternativo all’attuale siderurgia.

Secondo l’accordo di programma del 21/11 gli obiettivi sono il recupero ambientale, la riconversione industriale, lo sviluppo economico produttivo, la salvaguardia dei livelli occupazionali dell’area di crisi industriale complessa di Trieste. L’accordo impegna Siderurgica Triestina a presentare entro l’11/12/14 alla Regione lo stato di fatto degli impianti e gli interventi di risanamento ambientale secondo le migliori tecniche disponibili (BAT) che siano in grado di contenere le emissioni nei limiti previsti al fine di attivare la procedura di rinnovo dell’AIA e per poter continuare l’attività.

In allegato all’Accordo di programma Siderurgica Triestina presenta il Progetto integrato di messa in sicurezza e reindustrializzazione. Strategie d’intervento, dove si descrivono l’analisi di rischio, il piano di caratterizzazione, la messa in sicurezza del suolo, il trattamento delle acque di falda contaminate con un impianto mobile. Segue il Piano industriale e finanziario. Il futuro della Ferriera viene presentato ancora in termini sintetici e con un quadro d’interventi non ancora ben definito soprattutto per quanto riguarda il destino della cokeria, un intervento di riconversione e di riqualificazione produttiva con due ipotesi di cronoprogramma per i tempi di risanamento ambientale dell’area: un quadro generico e nessuna innovazione di processo dell’area a caldo come il Corex o il Finex, eccettuata l’introduzione delle lavorazioni a freddo.

Il progetto predisposto da Invitalia prevede in una prima fase il barrieramento idraulico dell’area dove sorge la Ferriera, e in via definitiva il marginamento fisico dell’area costiera, con un impianto di depurazione pump&treat da costruire allo scopo o (?) l’allacciamento all’impianto di depurazione già presente e in via di ampliamento, con un investimento pubblico complessivo di 41,5 M€.

Nel dicembre 2013 il CTU della Procura della Repubblica di Trieste ing. Boscolo valutava necessario procedere a una serie d’interventi sull’area a caldo investendo 15 M€: in particolare una serie d’indispensabili interventi sulla cokeria che nel giro di 12 mesi avrebbero reso l’impianto sostenibile per il territorio se il regime di marcia fosse limitato a 55 sfornamenti/giorno. L’Accordo di programma all’art.7 elenca gli interventi necessari per il rinnovo dell’AIA e predetermina la possibilità di temporanee limitazioni dell’attività produttiva, ma non fissa un preciso calendario.

Il sostegno alle aree di crisi industriale complessa prevede la continuazione dell’attività siderurgica, con gli impianti attuali, per almeno due anni al fine di accedere ai finanziamenti dei fondi europei che transitano attraverso la Regione e il Mise, e ai soldi della soluzione anticipata del CIP6. Non andrà a finire che si aspetteranno i famosi 2 anni prima di rendere compatibile la cokeria con il territorio, per decidere dopo di chiudere tutta l’area a caldo, come richiesto nella mozione SEL (bocciata degli altri partiti di maggioranza in Comune), anche perché più volte è emerso che sono la banchina attuale e la futura piattaforma logistica (il cui il II stralcio per adesso non ha alcun finanziamento) a risultare appetitose per Arvedi più che l’attività siderurgica a caldo?

Altra domanda. Nella letteratura scientifica internazionale, negli studi preparati dalla ben nota Agenzia di protezione ambientale USA (USEPA), in tutta una serie di pubblicazioni di settore sta prendendo piede una innovativa tecnologia di bonifica alternativa al marginamento fronte mare e al pump&treat come proposto da Invitalia, con già numerose applicazioni negli USA, in Europa e anche a Torino, nota come PRB (Permeable reactive barriers). Perché nello studio d’Invitalia nemmeno si accenna alle PRB? Un’analisi puntuale costi-benefici applicata alle due tecnologie avrebbe permesso di stabilire quale fosse la più adatta al sito. Un dato di fatto è che i costi della tecnologia PRB potrebbero ammontare a circa 13,5 M€, ovvero un terzo di quanto calcolato da Invitalia per il marginamento fronte mare e il pump&treat.

Lino Santoro – Legambiente                              Carlo Franzosini – WWF

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