Caccia: anche in FVG beccaccia, cesena e tordo in salvo
Caccia: anche in Friuli Venezia Giulia beccaccia, cesena e tordo bottaccio in salvo. Importante conferma che questa regione fa ancora parte della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea.
Rischiavamo seriamente l’apertura di una nuova procedura d’infrazione comunitaria. Per fortuna invece il Governo è intervenuto, con l’utilizzo del potere sostitutivo, approvando nel Consiglio dei Ministri del 20 gennaio, la chiusura della caccia a tre specie e chiudendo nel modo migliore questa vicenda.
Legambiente aveva già sollecitato alcune Regioni, fra cui il Friuli Venezia Giulia, a modificare i loro calendari venatori: molte Regioni, infatti, continuavano ad autorizzare la caccia a 19 specie di uccelli in cattivo stato di conservazione in assenza dell’approvazione di specifici piani di gestione-conservazione e a 9 specie di uccelli durante la fase di migrazione prenuziale. E l’Ue – con il Caso EU Pilot 6955/14/ENVI – aveva già avvisato l’Italia del rischio di apertura di una nuova onerosa procedura sanzionatoria. A meno che le Regioni non avessero modificato i loro calendari venatori a tutela delle specie sopracitate entro il 19 gennaio.
La decisione del Consiglio dei Ministri di ieri, su sollecitazione del Ministro Galletti, ha quindi ridotto le possibilità dell’apertura di una nuova procedura d’infrazione e chiuso la caccia all’inizio della migrazione prenuziale di beccaccia, cesena e tordo bottaccio, così come chiede la scienza e l’Europa.
Purtroppo, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Toscana, Marche e Umbria, pur consapevoli di tale quadro conoscitivo, avevano comunque scelto di andare avanti col loro calendario, appellandosi a incongruenze normative e mostrando, nei fatti, scarsissima attenzione verso la maggioranza dei cittadini che avrebbero pagato le conseguenze della nuova procedura, se il Governo non avesse approvato l’utilizzo del potere sostitutivo e consentito di chiudere dignitosamente questa vicenda.
E’ doveroso sottolineare come questi atteggiamenti continuino da decenni e al di là del colore politico. La gestione della fauna selvatica continua ad essere ritenuta una questione di innocuo passatempo invece che una doverosa gestione di un bene comune in base a criteri scientifici spesso trasformati in norme di legge in un sistema di sussidiarietà fra Comunità europea, stati nazionali e regioni.
Invece si continua ad ascoltare soprattutto una parte del mondo venatorio locale incurante delle leggi e della molteplicità di interessi che la gestione della fauna selvatica comporta.