Lisert: ancora una volta ambiente sotto attacco
Monfalcone, 29 gennaio 2016
LISERT: ANCORA UNA VOLTA AMBIENTE SOTTO ATTACCO
Per l’ennesima volta leggiamo su queste pagine la solita storia delle aree naturali protette che ostacolano lo sviluppo economico, portuale e industriale di Monfalcone. E’ triste constatare come, di fronte a qualsiasi problema del territorio, sia molto più facile addebitare le responsabilità all’ambiente piuttosto che interpretare o capire le cause reali. Come se le risorse naturali fossero un limite e non una risorsa, una disgrazia e non un’opportunità.
Come abbiamo ribadito innumerevoli volte, sostenere questa visione significa voler continuare a pensare lo sviluppo economico di un territorio in maniera miope e obsoleta, solo in termini numerici (di espansione di aree urbanizzate) e non qualitativi (di processi, di tecnologie, di logistica).
Numerose esperienze all’estero testimoniano la possibilità di un’armonica coesistenza tra infrastrutture e ambiente, industria e aree naturali, perché le une non escludono le altre, perché lo sviluppo sostenibile non significa bloccare la vocazione produttiva di un’area, ma rendersi conto che una zona industriale non decolla per il solo fatto di aumentare i metri quadri di superficie cementificata e un porto non diventa competitivo esclusivamente allungando una banchina.
Evidentemente, invece, per alcuni il vero problema è la presenza dell’area tutelata al margine della vecchia cassa di colmata del Lisert e non la crisi economica, la concorrenza di altri porti dell’Alto Adriatico, le problematiche legate alle diverse competenze sulla governance del porto di Monfalcone.
Se ne facciano una ragione, perché l’area protetta del Lisert (designata come “SIC Carso triestino e goriziano e ZPS Aree carsiche della Venezia Giulia”) costituisce ormai un prezioso ecosistema grazie al quale possiamo annoverare la presenza (e in molti casi la riproduzione) di un ricchissimo patrimonio di specie animali e vegetali, alcune anche a rischio di estinzione e che per questo sono state giudicate meritevoli di tutela da parte della Comunità Europea.
In tal senso ci lascia perplessi anche l’intervista rilasciata a questo giornale nei giorni scorsi da parte del Sindaco Altran, per cui Monfalcone potrebbe giovarsi della realizzazione del terminale di rigassificazione Smart Gas, purché collocato “verso Duino” e quindi in prossimità del SIC/ZPS. Non se ne sentiva davvero la mancanza e la recente bocciatura da parte della Regione alle integrazioni presentate dalla società proponente avrebbe dovuto suggerire maggior cautela.
L’impatto di questo progetto, soprattutto dal punto di vista paesaggistico, sconsiglia decisamente una realizzazione del genere, ma è sotto il profilo economico e strategico per il territorio che questo progetto dimostra tutta la sua debolezza (come rilevato nei nostri puntuali commenti al PER regionale in via di approvazione definitiva): le pesanti interferenze con l’attività portuale, il calo di fabbisogno di gas naturale per l’industria, sceso nel 2015 del 3,1% rispetto al 2014 (che confermano un trend ormai consolidato), la grande disponibilità potenziale di rigassificazione di GNL da parte del Terminal di Porto Viro (quelli di Panigaglia e Livorno, poi, sono praticamente inutilizzati), sono elementi che sicuramente avranno un peso determinante nel parere che dovrà esprimere la Commissione VIA del Ministero per l’Ambiente.
Anche sul fronte del futuro utilizzo di GNL per il settore navale (entro le acque costiere) e per l’autotrasporto merci rileviamo che esistono già in Europa e sono in avanzata fase di progettazione in Italia strutture dedicate, sicuramente più idonee per logistica e sicurezza (e impatto paesaggistico) del terminal Smartgas, ovunque lo si pensi di piazzare.
Infine, dopo i dati emersi durante la COP 21, diciamo BASTA a nuove importazioni: è ora di risparmiare anche il metano o di sostituirlo, per quanto possibile, con biometano derivato da biomasse.
Legambiente circolo “Ignazio Zanutto”