Centrale A2A e biomasse: un’ipotesi che non convince
Associazione “Comitato Rione Enel”- Legambiente Circolo “Ignazio Zanutto” – Comitato “NO Carbone Isontino”
Monfalcone, 11 maggio 2016
Nelle scorse settimane sui mezzi d’informazione sono continuati a filtrare dettagli sul progetto dei A2A di rimettere in funzione uno dei dismessi gruppi a olio della centrale di Monfalcone per alimentarlo a biomasse.
Le più recenti indiscrezioni indicano l’utilizzo di legno vergine proveniente esclusivamente dalla regione.
Si tratta di un’ipotesi non meno sciagurata di quelle precedenti: “legno vergine” si traduce in alberi abbattuti appositamente, mentre sappiamo che l’utilizzo delle biomasse è ecologicamente sostenibile solo se vengono impiegati materiali quali scarti della lavorazione del legno o dell’attività agricola prodotti in loco.
Punto cruciale è poi la quantità di legno che si intende bruciare: per dare un’idea di cosa significa una centrale a biomasse, a suo tempo Legambiente FVG aveva bocciato un progetto a Pontebba da circa 50 MWt, corrispondenti a circa 12 MWe, proprio perché avrebbe comportato importazione di cippato dall’estero, avendo bisogno di oltre 140.000 Tonnellate annue di biomassa, impossibile da reperire in Regione.
Ipotizzando simili quantità, immediatamente si arriva alla conclusione che sarebbe necessario far confluire quotidianamente da tutta la regione decine di TIR verso la centrale di Monfalcone per rifornirla di legname. Un’ipotesi irricevibile.
Nelle osservazioni al Piano energetico Regionale (PER), per la parte biomasse, Legambiente evidenziava, in particolare, tre punti:
– Le biomasse dovrebbero essere utilizzate a scopo termico più che elettrico
– L’uso elettrico è auspicabile solo se abbinato al recupero termico in maniera consistente, ad esempio in impianti operativi da ottobre a marzo
– Le biomasse legnose vanno sfruttate in piccoli impianti per produzione di calore, possibilmente in teleriscaldamento e, possibilmente, a km quasi ZERO
Nessuno di questi sembra corrispondere alle indiscrezioni sul progetto di A2A rese pubbliche sulla stampa.
L’ubicazione stessa della centrale esclude in partenza che un impianto a biomasse ecologicamente sostenibile vi possa essere installato.
Insomma: crediamo che A2A debba gettare la maschera e presentare alla cittadinanza e alle istituzioni un progetto compiuto che definisca il futuro della centrale, un progetto che a nostro avviso non può prescindere della chiusura dei gruppi a carbone nel minor tempo possibile.
In assenza di un tale progetto ogni ipotesi o commento, come quelli che sono venuti dai vertici dell’amministrazione regionale senza nemmeno coinvolgere i cittadini e le istituzioni locali, rischiano di essere solo aria fritta.
Comitato Stop Carbone Monfalcone