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Legambiente: La Riserva naturale Foce Isonzo non è solo l’Isola della Cona

COMUNICATO STAMPA – Legambiente Circolo “Ignazio Zanutto” Monfalcone

Legambiente giudica molto grave il pronunciamento bipartisan della Commissione ambiente del Comune di Staranzano che darà mandato al Sindaco, così come riportato dagli organi d’informazione, di chiedere alla Regione il protrarsi della deregulation e dell’anarchia all’interno dei confini della Riserva Naturale Foce dell’Isonzo (RNFI), con il permesso di accesso praticamente incondizionato alle imbarcazioni e agli annessi schiamazzi estivi di ogni tipo.

 

Ci rendiamo conto di essere una voce fuori dal coro, ma vogliamo far notare che stiamo parlando di un’area protetta, un tutt’uno con l’Isola della Cona, e che esiste da tempo una regolamentazione dettata dal Piano di Conservazione e Sviluppo (PCS), in vigore da ben 9 anni e mai fatta rispettare, che individua la quasi totalità della zona a mare della Riserva come zona RN, il livello di protezione più elevato, ovvero, per legge (LR 42/1996), “… aree dove l’ambiente naturale e il paesaggio sono conservati nella loro integrità e nella quale sono ammessi esclusivamente interventi di ripristino o di restauro di ecosistemi degradati, danneggiati o compromessi sotto il profilo naturalistico”. Inoltre, il Regolamento della Riserva (approvato da ben 14 anni!), permette nell’area la navigazione solo per fini escursionistici e consente la balneazione nelle “… zone classificate come RG e RP dal Piano di conservazione e sviluppo, se non interdette da specifiche disposizioni di legge”, escludendo quindi, la zona RN. Più chiaro di così!

Invitiamo quindi a non sviare l’attenzione e la discussione paventando fantomatici allargamenti dei confini della Riserva. Proprio nella zona dei “caregoni” il Piano di Gestione non fa altro che ribadire misure di tutela che dovrebbe essere attive in queste aree già da molti anni!

A meno che non si voglia ricorrere ad interpretazioni fantasiose, si prenda semplicemente atto che la Riserva è un luogo istituito allo scopo di tutelare un ambiente naturale preziosissimo e delicato non solo per l’avifauna, ma per l’ecosistema acquatico nel suo complesso; e nell’area in questione uno degli elementi più importanti da proteggere è proprio l’Habitat 1110 “Banchi sabbiosi a debole copertura permanente di acqua marina”. Ricordiamo che ci siamo assunti ufficialmente questo impegno e questa responsabilità nei confronti del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell’Europa e dello stesso comitato Ramsar.

Sul tema in questione assistiamo invece ad una dilagante ignoranza, troppo spesso autoreferenziale, e a quotidiani tentativi di banalizzare gli evidenti effetti negativi che una fruizione di questo tipo ha sull’ambiente. E su questa impervia strada arrivano poi inevitabilmente le affermazioni più incredibili, basate non si sa su quali evidenze scientifiche, che sostengono ad esempio che la “marmellata” di imbarcazioni e di feste estive in mare, con tanto di grigliate e musica a tutto volume, sarebbero sostenibili!!!

Crediamo che ciò dovrebbe far riflettere tutti, in primis quelli che amano la riserva, su quanto si sia svilito negli anni, anche dal punto di vista tecnico, il principio e l’obiettivo della tutela della natura e la gestione stessa della Foce dell’Isonzo.

Ricordiamo peraltro che basterebbe spostarsi di qualche decina di metri per essere al di fuori dei confini della Riserva e poter liberamente disporre dello specchio di mare.

Siamo proprio convinti che, se il Comune di Staranzano e la Regione approvassero il Piano di Gestione del Sito Natura 2000 “Foce dell’Isonzo – Isola della Cona” avallando misure in aperto contrasto con le più elementari norme di salvaguardia di un ambiente protetto, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare non chiederebbe conto in merito al decreto del marzo 2016 con il quale veniva designata l’area naturale quale “Zona Ramsar”, ovvero una zona umida d’importanza internazionale? Assicuriamo fin d’ora che Legambiente segnalerebbe immediatamente eventuali atti in contrasto con le attuali forme di tutela, sia in sede europea che internazionale.

Riguardo poi all’ipotesi di realizzare ulteriori attracchi per imbarcazioni all’interno della Quarantia ci sembra che si stia superando ogni limite: la realizzazione della darsena di Punta Barene, progettata con modalità e logistica alquanto poco lungimiranti, con l’intento di “compensare” i casoneri dei posti barca perduti con il sacrosanto abbattimento dei casoni, ci sembra una concessione più che sufficiente all’infrastrutturazione all’interno della Riserva. Ulteriori realizzazioni vanno assolutamente evitate e vietate, come peraltro assicurato dall’attuale Amministrazione comunale a Legambiente nel corso di un incontro tenutosi qualche tempo fa, in occasione dell’approvazione del progetto di Punta Barene. In realtà siamo ancora in attesa di sapere se i criteri per l’assegnazione dei posti barca all’interno della darsena rispettano le prescrizioni previste dal decreto di approvazione del Piano Attuativo PA7 Punta Barene.

Riteniamo che l’atteggiamento adottato sulla questione della fruizione nella Riserva Foce dell’Isonzo non porterà niente di buono. Abbiamo offerto la nostra disponibilità a cercare una soluzione sostenibile e percorribile, a patto che si riconosca la necessità di garantire, in primo luogo, la tutela di una delle zone umide più importanti del Mediterraneo. Disponibilità, ad oggi, ignorata, scegliendo di avvallare e cavalcare le richieste egoistiche di soggetti che pensano di trattare la tutela dell’ambiente esclusivamente a loro uso e consumo.

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