Legambiente e l’idroelettrico
Promuovere le fonti rinnovabili è un obiettivo imperativo per mantenere fede agli accordi di Parigi. Non tutte le azioni sono però virtuose, soprattutto se avvengono a scapito di risorse fondamentali per il corretto funzionamento degli ecosistemi, quali l’acqua. L’impatto risulta evidente anche agli “occhi meno attenti”, soprattutto nelle aree montane che risultano essere peraltro le più esposte e vulnerabili ai rapidi cambiamenti del clima.
Legambiente FVG ha proposto a suo tempo mediante una osservazione al Piano regionale di tutela delle acque il divieto per nuove centraline nei piccoli bacini montani sotto i 10 kmq. osservazione che è stata accolta nella sostanza dalla Regione. Ma questo non basta. Bisogna andare alla radice del problema. E’ infatti la forte incentivazione a sostenere economicamente questi progetti il cui peso produttivo in termini di energia è quantomeno esiguo.
L’associazione ha pertanto aderito insieme a molte altre associazioni ed enti presenti nelle Regioni Alpine alla proposta trasmessa ai Ministeri competenti per:
- abrogare gli incentivi al piccolo idroelettrico nei corsi d’acqua naturali sotto 1 MW;
- ridurre in modo consistente gli incentivi sotto i 3 MW;
- sostenere economicamente il revamping degli impianti esistenti per aumentarne la capacità produttiva senza incrementare le portate derivate;
- eliminare il concetto di pubblica utilità per gli impianti sotto i 3 MW e il contestuale inserimento dei Comuni nel processo autorizzativo, dando in tal modo pieno valore alle loro previsioni urbanistiche.
Nell’ultimo direttivo regionale, l’associazione ha deciso di estendere la proposta a tutti i sindaci della montagna regionale.