Presentazione libro G.Carrosio – martedì 28/05
Il sociologo ambientale Giovanni Carrosio presenta il suo libro all’Antico Caffè San Marco di Trieste il 28 maggio alle 18.00
È possibile che la chiave per comprendere e affrontare la lunga crisi che stiamo vivendo, iniziata nel 2008, non stia nei grandi centri ma vada cercata nei luoghi marginali? A questa domanda cerca di dare risposta Giovanni Carrosio, sociologo dell’ambiente all’Università di Trieste, nel libro I margini al centro, recentemente pubblicato da Donzelli. L’autore ne parlerà il 28 maggio alle 18 all’Antico Caffè San Marco di Trieste, dialogando con la giornalista Elisa Cozzarini.
L’evento è organizzato dal circolo verdeazzurro di Legambiente Trieste. L’ingresso è libero. Giovanni Carrosio insegna Sociologia dell’ambiente e Governo dei sistemi a rete nel Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste. In qualità di esperto di tematiche ambientali, fa parte del Comitato tecnico Aree interne – Presidenza del Consiglio dei ministri, dove ha lavorato come progettista dal 2014 al 2018 nell’ambito della Strategia nazionale per le aree interne. È membro del comitato scientifico di Legambiente e nel 2017 ha fatto parte del gruppo di lavoro sulla gestione forestale sostenibile del Consiglio nazionale della green economy. È tra gli autori del volume Riabitare l’Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste curato da Antonio De Rossi (Donzelli, 2018). Ne I margini al centro, Carrosio parte da un dato: la maggior parte degli osservatori ha guardato alla lunga crisi iniziata nel 2008 concentrandosi sulla sua matrice economico-finanziaria. Allo stesso tempo, le analisi e le proposte per uscire dalla crisi hanno coinvolto per lo più i centri dello sviluppo.
Ma per capire ciò che sta avvenendo, sostiene l’autore, è necessario guardare alla crisi come intreccio di tre fenomeni, distinti ma interdipendenti: la crisi ambientale, la crisi fiscale dello Stato e la questione migratoria. Esaminando questi fenomeni come correlati, lo sguardo si inverte, portando al centro ciò che generalmente è considerato marginale. Come ci suggeriscono le recenti vicende socio-politiche che hanno sovvertito lo scenario mondiale, dall’elezione di Trump alla Brexit e all’affermazione dei governi populisti in Europa, coinvolgendo le aree rurali di tutto l’Occidente, i “margini” reagiscono ai profondi cambiamenti contemporanei incanalando il proprio malessere in una domanda di protezione sociale che assume spesso connotati populistici e regressivi.
Tuttavia, nei margini si sviluppano anche risposte di natura opposta. Si cercano soluzioni, si praticano innovazioni che sconfinano rispetto ai percorsi che hanno dato origine alla crisi, incanalando sulla strada dell’emancipazione i modi di fare società su scala locale. Dai margini le contraddizioni sociali si possono vedere nella loro dimensione più radicale, e pertanto è lì che i fattori che danno origine e alimentano la crisi si vedono in modo più elementare e nitido. Questo loro posizionamento fa sì che i territori al margine si trovino in vantaggio rispetto alle aree metropolitane, ponendosi portatori di istanze e nuovi modelli di sviluppo.