Il monitoraggio di Goletta Verde in Friuli Venezia Giulia. Legambiente presenta il dossier Maremonstrum: lungo la costa della regione 2,8 reati ogni chilometro
Legambiente: “Un caso limite quello di Muggia dove le criticità continuano a rimanere irrisolte. In generale occorre non abbassare la guardia su un tema come quello della depurazione che in Friuli presenta ancora molte criticità”
Per il sesto anno consecutivo è stato giudicato fortemente inquinato il prelievo effettuato alla foce del canale di via Battisti a Muggia. Un punto che si conferma “malato cronico”, emblema della mala depurazione ancora presente anche in questa regione. Si tratta, però, dell’unico dei nove campionamenti realizzati da Goletta Verde lungo le coste del Friuli-Venezia in cui gli inquinanti hanno superato il limite di inquinamento previsto dalla legge. Un monitoraggio, è bene ribadirlo, che è stato sicuramente influenzato dalle condizioni climatiche e in particolare dalle piogge abbattutesi nei giorni precedenti l’arrivo dei tecnici di Legambiente. Una situazione che, per quanto nel complessivo positiva, non deve far abbassare la guardia.
È questo il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste del Friuli Venezia Giulia dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane che proprio da Lignano Sabbiadoro ha inaugurato il suo tour 2019.
Un viaggio realizzato anche grazie al sostegno sostegno dei partner principali CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e Novamont; dei partner sostenitori Assovetro – Endless Ocean, Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio e con il contributo di Pramerica SGR (Pramerica Sicav Social 4 Future). Media partner del tour è La Nuova Ecologia.
Occasione per la presentazione del monitoraggio di Goletta Verde è stata la tavola rotonda, svoltasi questa mattina presso la Sala eventi Terrazza a Mare del Lungomare Trieste di Lignano Sabbiadoro, sul tema“Al confine tra terra e mare: la laguna di Marano e Grado fra minacce e azioni di tutela”a cui hanno preso parte tra gli altri: Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde; Luca Fanotto, Sindaco di Lignano Sabbiadoro; Sandro Cargnelutti, Presidente di Legambiente FVG; Paolo Ciubej, Assessore di Lignano Sabbiadoro; Franco Sturzi, Direttore tecnico-scientifico di ARPA FVG; Massimo Battiston, Direttore Generale di C.A.F.C. Goletta Verde nel suo viaggio pone l’attenzione in generale al brutale assalto che continuano a subire il mare e le coste italiane.
Reati che non risparmiamo il Friuli-Venezia Giulia, come dimostra la fotografia scattata come ogni anno dal dossier Mare Monstrum 2019 di Legambiente, basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto. Anche se il Friuli-Venezia Giulia è tra le regioni dove i reati contestati restano tra i più bassi d’Italia, non va abbassata la guardia su un fenomeno costante negli anni. Nel 2018 sono state 315 le infrazioni accertate dalle forze dell’ordine per i reati legati al “mare illegale” con 362 persone arrestate e denunciate e 74 sequestri: in pratica 2,8 reati ogni chilometro di costa. In testa alla classifica spiccano i reati commessi per il mare inquinato (da intendere in particolare per scarichi inquinanti e mala depurazione): 130 quelli accertati lo scorso anno con 162 denunce e 35 sequestri. A seguire quelli legati al “ciclo del cemento”: 86 reati; 98 persone denunciate e arrestate e 7 sequestri.
C’è poi il saccheggio della risorsa itticadove si contano 69 reati; 68 denunce e 7 sequestri per un totale di 5.389 kg di prodotti ittici (la quasi totalità pesce, caviale, salmone, tonno rosso, datteri). Ultimo, ma non meno importante per la salvaguardia dell’ecosistema marino, è il contrasto alle pratiche illecite nella navigazioneda diporto sanzionate in particolare dalla Guardia di finanza e dalle Capitanerie di porto. In Friuli sono stati censiti 30 reati con 34 persone denunciate e 25 sequestri.
«Con il nostro monitoraggio – spiega Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde – non intendiamo rilasciare patenti di balneabilità, sostituendoci alle autorità competenti in materia di controlli e di balneazione ma, con ‘fotografie’ istantanee, portare all’attenzione di amministratori e cittadini le criticità che minacciano la qualità e la salute dei nostri mari, affinché se ne individuino e risolvano le cause. E anche in questa regione non va abbassata la guardia perché è ora di intervenire in maniera decisa per porre fine alle emergenze che ancora attanagliano il mare e coste italiane e causano danni all’economia, al turismo e soprattutto all’ambiente a partire dalla gestione delle acque reflue e dall’adeguamento del nostro sistema depurativo. Non va dimenticato che sono già quattro le procedure di infrazione comminate all’Italia dall’Ue con un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia arrivato pochi mesi fa. Soldi che avremmo potuto spendere per progetti innovativi a tutela del mare». «Anche se in presenza di una situazione tutto sommata positiva, quello della depurazione è un tema strategico per la nostra regione e per alcuni aspetti ancora irrisolto – sottolinea Sandro Cargnelutti, presidente di Legambiente Friuli Venezia Giulia –. Il prelievo effettuato a Muggia dimostra l’esistenza di veri e propri malati cronici, che monitoriamo da 6 anni per i quali non è stata trovata ancora una soluzione. Dobbiamo recuperare in fretta anni di inerzia negli investimenti in infrastrutture e nel contempo ridurre le pressioni. Una inversione c’è stata negli ultimi anni, bisogna accelerarla.
L’ASVIS ci ricorda inoltre che in tema di acqua (efficienza distributiva, depurazione dei reflui) e suolo (impermeabilizzazione e frammentazione) la nostra regione ha indici compositi peggiori della media nazionale. Allargando lo sguardo ai molteplici fattori di pressione presenti in Laguna bisogna sviluppare – aggiunge Cargnelutti – strategie e obiettivi di medio periodo, coinvolgendo tutti i comparti economici e gli enti interessati, anche attraverso un processo negoziale, per garantire durabilità, resilienza e produttività dell’ecosistema nel tempo. Anche perché la qualità dell’ecosistema è uno dei più importanti indici indici di qualità di un territorio».
Legambiente ricorda che pressioni importanti, seguendo la linea di costa del Friuli-Venezia Giulia sono presenti all’interno del bacino scolante della Laguna di Marano e Grado, sotto forma di inquinamento microbiologico e chimico: condotte fognarie che scaricano direttamente nel reticolo idrografico minore senza trattamenti, i comuni sotto infrazione comunitaria, la presenza di fognature miste in aree collocate sotto il livello del mare (problemi idraulici, sfioratori di piena,..), il superamento di parametri registrati allo scarico del depuratore di Lignano. Sullo sfondo l’annosa questione sulla qualità di alcuni impianti di depurazione esistenti. Non solo inquinamento microbiologico, ma anche chimico insiste a monte del sistema lagunare: nitrati, pesticidi e metalli pesanti.
Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde
Il monitoraggio di Legambiente (i prelievi sono stati eseguiti dalla squadra di tecnici l’8 giugno scorso) prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento,individuati dalle segnalazioni non dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge che rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. I risultati hanno risentito delle diverse condizioni meteo tra il mese di giugno, dove l’intensa piovosità delle settimane precedenti ha causato maggiori portate di fossi, canali e fiumi in mare, e le scarse precipitazioni nei mesi successivi con conseguente minor apporto dei corsi d’acqua.
Questi gli altri punti monitorati, le cui acque sono state giudicate con inquinanti “entro i limiti di legge”: nel comune di Duino Aurisina (presso la spiaggia di Sistiana a sinistra del porto turistico); a Grado (foce del fiume Isonzo e presso la spiaggia di viale del Sole); a Precenicco (Foce del fiume Stella); a Lignano Sabbiadoro (presso lo scarico del depuratore, alla foce del fiume Tagliamento e alla spiaggia su lungomare Trieste). a Monfalcone (spiaggia libera di Marina Julia).
Ci sono da riscontrare, inoltre, ancora criticità sulla cartellonistica informativarivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria ormai da anni per i comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, i dati delle ultime analisi, ecc. Solo in un caso (presso la spiaggia di Lignano Sabbiadoro, lungomare Trieste incrocio via Gorizia) i tecnici di Goletta Verde hanno segnalato la presenza di questo cartello. Non va meglio nei punti non campionati dalle autorità competenti: su 5 casi coincisi con il luogo di prelievo di Legambiente solo in due punti erano presenti cartelli di divieto di balneazione (alle foci dei fiumi Isonzo e Tagliamento).
Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Ecco perché anche quest’anno il CONOU, il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Goletta Verde e di Goletta dei Laghi di Legambiente. Da oltre 35 anni il Consorzio è il punto di riferimento italiano per la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale.
Nel 2018, in Friuli- Venezia Giulia, il Consorzio ha proceduto alla raccolta di 4.729 tonnellate di olio minerale usato. L’olio – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che, se smaltito indiscriminatamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Altresì, se gestito e rigenerato secondo la prassi corretta, diviene una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti; un esempio corretto di economia circolare.
Negli anni di attività il CONOU ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,3 milioni e consentendo la produzione di 3 milioni di tonnellate di olio rigenerato e un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro, ponendo così l’Italia in vetta al settore a livello europeo. “La nostra è una missione precisa: salvaguardare l’ambiente da un inquinante pericoloso, ottimizzandone la gestione e i costi relativi in una ottica di massimo riutilizzo” – ha spiegato il presidente del CONOU, Paolo Tomasi. “Il nostro operato in difesa dell’ambiente, del mare e dei laghi in particolare, oltre ad evitare una potenziale dispersione di un rifiuto pericoloso, lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.
I RISULTATI DELLE ANALISI DI GOLETTA VERDE IN FRIULI VENEZIA GIULIA *prelievi effettuati l’8 giugno 2019 sono presenti nell’allegato
Su www.legambiente.it/golettaverde è possibile visualizzare la mappa interattiva del monitoraggio, con i punti di campionamento e i risultati delle analisi.
Legambiente: “Un caso limite quello di Muggia dove le criticità continuano a rimanere irrisolte. In generale occorre non abbassare la guardia su un tema come quello della depurazione che in
Friuli presenta ancora molte criticità”
Per il sesto anno consecutivo è stato giudicato fortemente inquinato il prelievo effettuato alla foce del canale di via Battisti a Muggia. Un punto che si conferma “malato cronico”, emblema della mala depurazione ancora presente anche in questa regione. Si tratta, però, dell’unico dei nove campionamenti realizzati da Goletta Verde lungo le coste del Friuli-Venezia in cui gli inquinanti hanno superato il limite di inquinamento previsto dalla legge. Un monitoraggio, è bene ribadirlo, che è stato sicuramente influenzato dalle condizioni climatiche e in particolare dalle piogge abbattutesi nei giorni precedenti l’arrivo dei tecnici di Legambiente. Una situazione che, per quanto nel complessivo positiva, non deve far abbassare la guardia.
È questo il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste del Friuli Venezia Giulia dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane che proprio da Lignano Sabbiadoro ha inaugurato il suo tour 2019. Un viaggio realizzato anche grazie al sostegno sostegno dei partner principali CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e Novamont; dei partner sostenitori Assovetro – Endless Ocean, Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio e con il contributo di Pramerica SGR (Pramerica Sicav Social 4 Future). Media partner del tour è La Nuova Ecologia.
Occasione per la presentazione del monitoraggio di Goletta Verde è stata la tavola rotonda, svoltasi questa mattina presso la Sala eventi Terrazza a Mare del Lungomare Trieste di Lignano Sabbiadoro, sul tema“Al confine tra terra e mare: la laguna di Marano e Grado fra minacce e azioni di tutela”a cui hanno preso parte tra gli altri: Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde; Luca Fanotto, Sindaco di Lignano Sabbiadoro; Sandro Cargnelutti, Presidente di Legambiente FVG; Paolo Ciubej, Assessore di Lignano Sabbiadoro; Franco Sturzi, Direttore tecnico-scientifico di ARPA FVG; Massimo Battiston, Direttore Generale di C.A.F.C.
Goletta Verde nel suo viaggio pone l’attenzione in generale al brutale assalto che continuano a subire il mare e le coste italiane.Reati che non risparmiamo il Friuli-Venezia Giulia, come dimostra la fotografia scattata come ogni anno dal dossier Mare Monstrum 2019 di Legambiente, basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto. Anche se il Friuli-Venezia Giulia è tra le regioni dove i reati contestati restano tra i più bassi d’Italia, non va abbassata la guardia su un fenomeno costante negli anni. Nel 2018 sono state 315 le infrazioni accertate dalle forze dell’ordine per i reati legati al “mare illegale” con 362 persone arrestate e denunciate e 74 sequestri: in pratica 2,8 reati ogni chilometro di costa.
In testa alla classifica spiccano i reati commessi per il mare inquinato(da intendere in particolare per scarichi inquinanti e mala depurazione): 130 quelli accertati lo scorso anno con 162 denunce e 35 sequestri. A seguire quelli legati al “ciclo del cemento”: 86 reati; 98 persone denunciate e arrestate e 7 sequestri.
C’è poi il saccheggio della risorsa itticadove si contano 69 reati; 68 denunce e 7 sequestri per un totale di 5.389 kg di prodotti ittici (la quasi totalità pesce, caviale, salmone, tonno rosso, datteri).
Ultimo, ma non meno importante per la salvaguardia dell’ecosistema marino, è il contrasto alle pratiche illecite nella navigazioneda diporto sanzionate in particolare dalla Guardia di finanza e dalle Capitanerie di porto. In Friuli sono stati censiti 30 reati con 34 persone denunciate e 25 sequestri.
«Con il nostro monitoraggio – spiega Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde – non intendiamo rilasciare patenti di balneabilità, sostituendoci alle autorità competenti in materia di controlli e di balneazione ma, con ‘fotografie’ istantanee, portare all’attenzione di amministratori e cittadini le criticità che minacciano la qualità e la salute dei nostri mari, affinché se ne individuino e risolvano le cause. E anche in questa regione non va abbassata la guardia perché è ora di intervenire in maniera decisa per porre fine alle emergenze che ancora attanagliano il mare e coste italiane e causano danni all’economia, al turismo e soprattutto all’ambiente a partire dalla gestione delle acque reflue e dall’adeguamento del nostro sistema depurativo. Non va dimenticato che sono già quattro le procedure di infrazione comminate all’Italia dall’Ue con un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia arrivato pochi mesi fa. Soldi che avremmo potuto spendere per progetti innovativi a tutela del mare».
«Anche se in presenza di una situazione tutto sommata positiva, quello della depurazione è un tema strategico per la nostra regione e per alcuni aspetti ancora irrisolto – sottolinea Sandro Cargnelutti, presidente di Legambiente Friuli Venezia Giulia –. Il prelievo effettuato a Muggia dimostra l’esistenza di veri e propri malati cronici, che monitoriamo da 6 anni per i quali non è stata trovata ancora una soluzione. Dobbiamo recuperare in fretta anni di inerzia negli investimenti in infrastrutture e nel contempo ridurre le pressioni. Una inversione c’è stata negli ultimi anni, bisogna accelerarla. L’ASVIS ci ricorda inoltre che in tema di acqua (efficienza distributiva, depurazione dei reflui) e suolo (impermeabilizzazione e frammentazione) la nostra regione ha indici compositi peggiori della media nazionale. Allargando lo sguardo ai molteplici fattori di pressione presenti in Laguna bisogna sviluppare – aggiunge Cargnelutti – strategie e obiettivi di medio periodo, coinvolgendo tutti i comparti economici e gli enti interessati, anche attraverso un processo negoziale, per garantire durabilità, resilienza e produttività dell’ecosistema nel tempo. Anche perché la qualità dell’ecosistema è uno dei più importanti indici indici di qualità di un territorio».
Legambiente ricorda che pressioni importanti, seguendo la linea di costa del Friuli-Venezia Giulia sono presenti all’interno del bacino scolante della Laguna di Marano e Grado, sotto forma di inquinamento microbiologico e chimico: condotte fognarie che scaricano direttamente nel reticolo idrografico minore senza trattamenti, i comuni sotto infrazione comunitaria, la presenza di fognature miste in aree collocate sotto il livello del mare (problemi idraulici, sfioratori di piena,..), il superamento di parametri registrati allo scarico del depuratore di Lignano. Sullo sfondo l’annosa questione sulla qualità di alcuni impianti di depurazione esistenti. Non solo inquinamento microbiologico, ma anche chimico insiste a monte del sistema lagunare: nitrati, pesticidi e metalli pesanti.
Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde
Il monitoraggio di Legambiente (i prelievi sono stati eseguiti dalla squadra di tecnici l’8 giugno scorso)prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento,individuati dalle segnalazioni non dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge che rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. I risultati hanno risentito delle diverse condizioni meteo tra il mese di giugno, dove l’intensa piovosità delle settimane precedenti ha causato maggiori portate di fossi, canali e fiumi in mare, e le scarse precipitazioni nei mesi successivi con conseguente minor apporto dei corsi d’acqua.
Questi gli altri punti monitorati, le cui acque sono state giudicate con inquinanti “entro i limiti di legge”: nel comune di Duino Aurisina (presso la spiaggia di Sistiana a sinistra del porto turistico); a Grado (foce del fiume Isonzo e presso la spiaggia di viale del Sole); a Precenicco (Foce del fiume Stella); a Lignano Sabbiadoro (presso lo scarico del depuratore, alla foce del fiume Tagliamento e alla spiaggia su lungomare Trieste). a Monfalcone (spiaggia libera di Marina Julia).
Ci sono da riscontrare, inoltre, ancora criticità sulla cartellonistica informativarivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria ormai da anni per i comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, i dati delle ultime analisi, ecc. Solo in un caso (presso la spiaggia di Lignano Sabbiadoro, lungomare Trieste incrocio via Gorizia) i tecnici di Goletta Verde hanno segnalato la presenza di questo cartello. Non va meglio nei punti non campionati dalle autorità competenti: su 5 casi coincisi con il luogo di prelievo di Legambiente solo in due punti erano presenti cartelli di divieto di balneazione (alle foci dei fiumi Isonzo e Tagliamento).
Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Ecco perché anche quest’anno il CONOU, il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Goletta Verde e di Goletta dei Laghi di Legambiente. Da oltre 35 anni il Consorzio è il punto di riferimento italiano per la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. Nel 2018, in Friuli- Venezia Giulia, il Consorzio ha proceduto alla raccolta di 4.729 tonnellate di olio minerale usato. L’olio – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che, se smaltito indiscriminatamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Altresì, se gestito e rigenerato secondo la prassi corretta, diviene una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti; un esempio corretto di economia circolare. Negli anni di attività il CONOU ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,3 milioni e consentendo la produzione di 3 milioni di tonnellate di olio rigenerato e un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro, ponendo così l’Italia in vetta al settore a livello europeo. “La nostra è una missione precisa: salvaguardare l’ambiente da un inquinante pericoloso, ottimizzandone la gestione e i costi relativi in una ottica di massimo riutilizzo” – ha spiegato il presidente del CONOU, Paolo Tomasi. “Il nostro operato in difesa dell’ambiente, del mare e dei laghi in particolare, oltre ad evitare una potenziale dispersione di un rifiuto pericoloso, lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.