Note sull’avvio di uno studio di fattibilità per l’autostrada Cimpello-Gemona
Lo stanziamento di 300.000 € per fare lo studio di fattibilità del collegamento autostradale Cimpello-Gemona genera sorpresa vista la conclamata inutilità dell’opera a fronte deli ingenti costi sociali ed ambientali che essa comporta. Per gli ottimisti questo è visto come un modo per mettere finalmente fine all’ipotesi di realizzare il collegamento autostradale stante il numero e l’entità delle contraddizioni che emergeranno dallo studio.
Sarà vero, e forse anche utile fare questo passaggio, ma fa specie che si investano risorse per fare studi di cui si conosce e capisce già tutto da anni, pare una stravaganza. Temi conosciutissimi quali i volumi di traffico che non ci sono, oppure le fantasiose ipotesi di traffico che si auto-genera solo una volta costruita l’infrastruttura, l’assenza di valutazioni sull’incidenza sui flussi di traffico delle opere già autorizzate o in costruzione, degli enormi problemi che si dovrebbero far carico i territori per i quali un’infrastruttura realizzata per il traffico di transito è vista come una sciagura, senza parlare dei problemi economico-finanziari che tali opere pongono per i quali si fa fatica a trovare qualcuno disposto a farsi carico. La necessità di realizzare il collegamento nasconde anche i fallimenti, spesso annunciati, della Pedemontana veneta come della Brebemi in Lombardia o, per restare in regione, della A28 che non si carica di traffico nonostante sia gratuita, e mira a tirare avanti riproducendo uno schema che richiede sforzi ed opere sempre ulteriori per mantenere la promessa di una supposta efficienza e il miraggio dell’equilibrio finanziario. Questo incarico sta anche a dimostrare che ancora oggi non si investe sulle alternative da mettere in atto per ridurre il peso dei trasporti su gomma e promuovere soluzioni che sappiano incidere sul contenimento delle emissioni a contrasto dei cambiamenti climatici di cui il trasporto su strada è fra i maggiori responsabili. L’avvio di questo studio certifica quindi che ci troviamo ancora impegnati su progetti obsoleti, opere classiche da SI e NO, e a fare battaglie di retroguardia su ipotesi progettuali che poco corrispondono a bisogni e strategie oggi inderogabili, che superano la dimensione regionale e che richiedono uno sforzo molto maggiore. Il Piano Regionale delle Infrastrutture di trasporto, della Mobilità delle merci e della Logistica che sta alla base di questa arretratezza andrebbe aggiornato e magari ridisegnato nella direzione di una migliore coerenza con gli scenari e le tendenze in atto per fare in modo che possa costituire una piattaforma di sviluppo della regione attraverso l’individuazione di opere che si configurino come investimento ambientale e non come puro spreco di risorse economiche. Un esempio per tutti: Autovie Venete potrebbe prepararsi a questo supposto aumento del trasporto merci su gomma iniziando a ragionare con partner d’oltralpe per avviare una società di logistica che porti container e autotreni su ferrovia sull’esempio dell’esperienza portata avanti sull’asse Monaco – Verona da Autobrennero con le ferrovie tedesche. Questo si che sarebbe uno studio interessante e sarebbe di straordinaria importanza poterlo metterlo in atto, stante anche il potenziale di infrastruttura rotabile a servizio della logistica e delle aree industriali attualmente largamente sottoutilizzato.