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Risposte puntuali sulla raccolta di rifiuti “porta a porta” a Grado, ma il sistema non può essere messo in discussione

Risposte puntuali sulla raccolta di rifiuti “porta a porta” a Grado, ma il sistema non può essere messo in discussione

IMG 5134Le continue polemiche e prese di posizione sul sistema di raccolta domiciliare dei rifiuti a Grado, il cosiddetto “porta a porta”, merita alcune considerazioni e alcuni chiarimenti che, o non sono stati messi in pratica, oppure non vogliono essere recepiti.

Legambiente sostiene, dati alla mano, che il sistema “porta a porta” è l’unico in grado di garantire le percentuali di raccolta differenziata previste dalla normativa, il “testo unico ambientale” (in particolare dall’art. 205 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152), che stabilisce l’obbligo di raggiungere almeno il 65 % di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti, entro il 31 dicembre 2012! A Grado, con il sistema di raccolta basato sui cassonetti, la percentuale di differenziata nel 2018 è stata intorno al 50 %! Se pensiamo che, molti comuni dell’Isontino che adottano il porta a porta raggiungono e superano l’80% di RD, già questo dato potrebbe bastare a chiudere il discorso.

Naturalmente non è così! I costi, per i Comuni e, di riflesso, per le famiglie sono, in prospettiva, molto diversi, considerato che smaltire all’inceneritore il secco residuo (cioè tutto il materiale non riciclabile) ha un costo di circa 130 euro a tonnellata! I materiali differenziati (carta, plastica, vetro, organico…) inviati a recupero, invece, non costituiscono un costo ma anzi, vengono remunerati dai vari consorzi di raccolta.

Bisogna anche aggiungere che la raccolta differenziata stradale con cassonetto produce in larga parte materiali scadenti, perché variamente contaminati da componenti estranee (in sostanza, nel cassonetto stradale finisce di tutto, vanificando la qualità della RD e determinando, quando va bene, una remunerazione molto inferiore da parte dei consorzi, quando va male invece, tutto il contenuto del cassonetto finisce all’inceneritore).

Tutto questo, per onestà, non va ignorato o sottaciuto, altrimenti si fa un pessimo servizio alla propria comunità e all’ambiente. I promotori di proteste e petizioni dovrebbero tenerne conto e, invece di opporsi all’unico sistema efficace ed efficiente di gestione dei rifiuti, dovrebbero, a nostro modo di vedere, pretendere risposte alle loro perplessità, chiedere soluzioni che possano agevolare i cittadini nel conferimento dei rifiuti, chiedere un report sulla sperimentazione effettuata per verificare eventuali punti di criticità, senza però mettere in discussione il sistema.

Su questo argomento non possono “pesare” le opinioni basate su sensazioni personali al posto di valutazioni oggettive basate su dati e numeri ( a tal proposito suggeriamo di leggere attentamente l’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani Friuli Venezia Giulia, di ARPA FVG http://www.arpa.fvg.it/export/sites/default/tema/rifiuti/allegati/Report-rifiuti_mod.pdf ).

Se il sistema di gestione dei rifiuti è dappertutto sempre più orientato e consolidato sul porta a porta (ultima, in ordine di tempo, la città di Udine), significa che questa è la strada da seguire. Ovviamente, le modalità vanno adattate al contesto in cui vengono applicate, ma chi parla di tornare ai cassonetti vuole restare ancorato ad un passato di inceneritori e discariche di cui facciamo volentieri a meno.

Legambiente circolo “Ignazio Zanutto” Monfalcone

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