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A poche settimane dal ripristino, nuovamente danneggiata la pista ciclabile

L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!” – è questo il modo sbrigativo e perentorio con il quale Gino Bartali, con il suo inconfondibile accento toscano, liquidava i giornalisti sportivi che lo assalivano per strappargli un commento al termine di una tappa del Giro o del Tour.

E che sia tutto “sbagliato” e tutto “da rifare” lo si può dire, purtroppo, anche dei recenti lavori realizzati dalla Protezione Civile FVG per ripristinare la pista ciclabile regionale n. 8 in Comune di Arta. Come si ricorderà, nell’ottobre del 2018, a seguito della tempesta Vaia, la piena del But aveva eroso una parte della riva in destra orografica, asportando un tratto della pista ciclabile, compreso un ponticello in legno situato subito a valle delle Terme (inquadrato in una delle foto). Legambiente aveva documentato il fatto, chiedendo, senza però ottenere risposta, se si potesse riscontrare una relazione tra quanto accaduto e la presenza di uno sbarramento artificiale, realizzato nell’alveo per convogliare, in periodi normali e di magra, tutte le acque del torrente in direzione della presa di una centrale idroelettrica.

Nei mesi scorsi, a seguito degli interventi di ripristino realizzati dalla Protezione Civile si è provveduto alla costruzione di nuove difese spondali, utilizzando massi di scogliera e al rifacimento del ponte della ciclabile, questa volta però in cemento e più corto. L’ampiezza del diametro del tubo collocato sotto il ponte, dentro il quale avrebbe dovuto defluire l’acqua di un piccolo rio che scende dal sovrastante campo sportivo, si è però subito dimostrata assolutamente insufficiente rispetto alle portate registrate a seguito delle precipitazioni della fine di agosto e che, una volta ostruito, hanno provocato un’invasione di ghiaie e detriti, interrompendo la ciclabile per una ventina di metri.

Solo nei giorni scorsi il tratto della pista ciclabile è stato liberato dal materiale che l’aveva invasa, ma, evidentemente, il problema non si può considerare risolto, perché si ripresenterà ogni volta che si verificheranno delle piogge appena un po’ intense. Conclusione: un lavoro sbagliato, mal progettato e che dovrà essere rifatto (come avrebbe detto Gino Bartali!).

Legambiente sottolinea che a pagare per questi errori (in un periodo non certo caratterizzato dall’“abbondanza” è naturalmente la collettività e che essi sono inevitabilmente il frutto delle scelte della Giunta Regionale che vuole fare le cose in fretta, invece di farle bene, e che ha fatto di tutto per evitare controlli e valutazioni ambientali sugli interventi messi in atto. Se questo è il risultato di lasciare le “mani libere” a chi dice di voler risolvere i problemi…

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