Legambiente Pordenone, forum delle associazioni ambientaliste e FIAB: «Gli interventi di riqualificazione lungo il Noncello siano fatti nel rispetto degli ecosistemi»
Maggiore attenzione e rispetto per il patrimonio arboreo e naturale cittadino: è quanto chiede Legambiente, il forum delle associazioni ambientaliste e la FIAB in vista del completamento dei lavori di riqualificazione ambientale lungo il Noncello a Pordenone, a partire dal Sentiero delle operaie fino al lago della Burida, passando per il parco Reghena. Per il forum, gli interventi che interessano un’area ricca di biodiversità come quella del corridoio fluviale, possono e devono essere realizzati con strumenti e modalità meno impattanti. In sintesi, le associazioni sono favorevoli a un intervento che valorizzi i luoghi e li renda fruibili dalla comunità, a preoccupare però è il modo di operare.
Quella che si sviluppava intorno al Sentiero delle operaie era un’area caratterizzata da una grande varietà di specie, dovuta sia alla presenza di zone umide collegate al fiume e alle risorgive, sia all’interazione con le opere dell’uomo, come la presenza dell’argine, l’introduzione di specie non autoctone e di abitazioni. Questo intreccio di fattori dava luogo a una biodiversità molto peculiare, favorita anche dalla presenza di tronchi morti a terra.
Le associazioni ambientaliste ricordano infatti che la presenza di alberi caduti in un’area naturale permette interessanti forme di colonizzazione da parte di animali e piante. I tronchi schiantati rappresentano una risorsa fondamentale perché forniscono l’energia in un sistema naturale che funziona secondo il principio della circolarità e non rappresentano un pericolo per la fruizione. Si sarebbe potuto intervenire, per mettere in sicurezza il percorso, semplicemente eliminando gli alberi e i rami pericolanti lungo il sentiero, abbattendo i palmeti e contenendo il bambuseto e realizzando una pavimentazione semplice di agevole ed economica manutenzione (es. misto stabilizzato di cava).
Per realizzare tali interventi, sarebbe bastato intervenire in altri periodi dell’anno, non certo in primavera-estate, che è notoriamente periodo di nidificazione e di vita selvatica fervente ed usare motoseghe, decespugliatori ed eventuale altra strumentazione leggera senza il pericolo di distruggere nidi ed uccidere nidiacei e senza arrecare grave disturbo alla fauna selvatica.
Dopo un intervento pesante come quello realizzato lungo il Sentiero delle operaie, la gestione futura comporterà la necessità di manutenzione frequente: azioni di questo tipo aprono infatti la strada all’arrivo di specie invasive. Se si fosse operato in modo meno impattante, invece, si sarebbe potuta quasi solo seguire l’evoluzione dei processi naturali: su questo principio si basano le cosiddette nature based solution che sempre più dovrebbero guidare le nostre azioni.
Il rendering del progetto per il Sentiero delle operaie mostra alberi ad alto fusto ai lati di un piccolo sentiero facilmente fruibile a piedi, ma ciò a cui si è assistito nella realtà è stato il taglio ingiustificato di un enorme quantitativo di piante, con l’utilizzo di mezzi pesanti. Si poteva al contrario operare con una sorta di “non intervento”, riconoscendo il valore della biodiversità dell’area e valorizzandone il carattere selvaggio, elemento che costituiva una peculiarità della città, anche perché situato proprio a due passi dal centro storico, seppur venutosi a creare negli ultimi 50 anni, a seguito della dismissione delle praterie presenti e della realizzazione dell’attuale argine.
Un elemento che nei paesi dell’Europa del Nord sarebbe stato molto apprezzato e che, purtroppo, nel Sentiero delle operaie, è andato perduto.
Le associazioni ambientaliste chiedono ora che nei prossimi tratti interessati dalla riqualificazione, da via Codafora per il collegamento con il Parco Reghena e fino al lago della Burida, si agisca con maggiore delicatezza e rispetto, anche attraverso un preventivo studio sulla fauna nidificante in loco, a tutela della biodiversità e di un paesaggio che rende unica la città di Pordenone; chiedono inoltre di conoscere i programmi sia nella fase di massima che in quella esecutiva ed i tempi di realizzazione e auspicano un maggiore coinvolgimento da parte dell’Amministrazione comunale delle associazioni che esse rappresentano nel processo decisionale/organizzativo e nella valutazione degli interventi.