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Tagliamento, tra scienza e cultura

Tagliamento, tra scienza e cultura

In questo articolo vogliamo mettere a fuoco il Tagliamento come risorsa scientifica e culturale. Un punto di vista poco approfondito finora, frutto del lavoro di Legambiente.

La prima parte, anche in onore di Piero Angela, inizia con un dialogo che si potrebbe svolgere sulle rive del Tagliamento, tra una persona adulta e un bambino “sul senso del fiume”.

Piero Angela non c’è più. Molti di noi che lo hanno conosciuto attraverso le sue trasmissioni, dove univa semplicità mai banale e chiarezza nell’affrontare problemi complessi., antidoto contro le fake news. Utilizzava egregiamente il servizio pubblico per promozione della cultura scientifica.

Ma torniamo, per un momento, in riva al Tagliamento.

Dialogo sulle rive di un corso d’acqua per saperne di più

D. Cosa rappresentano i fiumi, dove l’acqua scorre sempre in una direzione?

R. Le sorgenti, i torrenti e i fiumi sono le arterie della natura e sono una parte essenziale del ciclo dell’acqua che si svolge tra la terra e il cielo. Parte di questo ciclo non lo vediamo: quando l’acqua evapora e sale in cielo, oppure quando cadendo si infila nel suolo per poi riemergere per forze naturali o costretta dall’uomo. Non solo l’acqua, i fiumi trasportano pietre che rotolano dalle montagne e poi via via si trasformano in ciottoli, ghiaia, sabbia, particelle in sospensione fino al mare. I sedimenti nel tempo si possono compattare, diventare pietra e le forze della terra li possono innalzare di nuovo a montagna. I ciottoli di fiume raccontano silenti queste storie che bisogna disvelare con la conoscenza. A far da cornice al fiume c’è la vegetazione che lo protegge e facilita la vita nelle sue diverse espressioni, in terra come in acqua.

D. E’ vero che i fiumi soffrono?

R. Restringimenti, ostruzioni, ne minano la funzionalità, un po’ come fa il colesterolo nelle nostre arterie. E poi il cambiamento del clima accelera e intensifica il ciclo dell’acqua e spesso, quando cade violenta, dopo lunghi periodi siccitosi, scivola via veloce, non solo sul cemento in crescita ma anche sui terreni arsi e compatti e arriva subito al mare senza rimpinguare le acque del mondo di sotto. Oh scusami le acque di falda.

D. E cosa si può fare?

R. Ad esempio rallentare il fluire dell’acqua che si muove secondo gravità e la natura dei suoli e nutre i corsi d’acqua e le acque di sotto oppure ridurre i prelievi diventando più virtuosi oppure ancora, riavvolgendo il nastro della storia recente, riconsegnando spazi vitali al fiume. Ti ricordi quando prima ti parlavo del limite…

D. Il Tagliamento, il re dei fiumi alpini, è un fiume braided; significa….

R. Braided significa intrecciato e consiste in una rete di canali d’acqua intrecciati fra loro all’interno di un alveo ampio e ghiaioso come si può vedere molto bene nel Tagliamento di mezzo…

Ad un certo punto il dialogo si interrompe. Una zanzara mi punge la mano e mi sveglio. Era un sogno. Ma il sogno non mi abbandona del tutto e continua ad alimentare pensieri che ruotano attorno al grande fiume.


Tracce invisibili sul Tagliamento. Una proposta, un progetto

Esistono tracce visibili, come i canali intrecciati e altre scarsamente visibili. No, non mi riferisco ai fuoristrada o alle moto che interpretano l’alveo come fosse un autodromo o alle plastiche colorate. Mi riferisco agli scarponi, agli stivali calzati da coloro che studiano il Tagliamento di mezzo. per conoscerlo meglio dal punto di vista ecologico, nelle dinamiche di trasporto, … per trasferire conoscenza ai giovani ricercatori o utilizzare conoscenze per rinaturare altri contesti fluviali in Europa e non solo, martoriati da interventi sottesi a “logiche lineari”. E’ sufficiente andare su siti specializzati di archiviazione delle pubblicazioni scientifiche e digitare la parola Tagliamento. Si possono estrarre un… fiume di ricerche. Alcune domande sorgono spontanee. Perché questo esercito è quasi invisibile? Cosa si aspetta dal territorio e cosa lascia sul territorio? Quali relazioni ci sono con le istituzioni scientifiche regionali? Può promuovere un turismo della conoscenza oltre a quello che transita lungo “la non ancora ciclabile”? Le ricerche possono stimolare esperienze dove si promuove la scienza dei cittadini sui processi vitali del fiume? E’ più di 50 anni che parliamo dell’opera definitiva per contenere le piene e non ci siamo guardati attorno. Nel frattempo abbiamo continuato ad erodere spazi vitali. Queste domande possono avere una ricaduta positiva, stimolare ipotesi progettuali, generare nuove tracce immateriali.

Sandro Cargnelutti; Legambiente FVG

Pubblicato sulla Rivista Pense e Maravee e Blog Notes di PN