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Rinaturalizzazione del “Rio Patoch”

Rinaturalizzazione del “Rio Patoch”

A febbraio 2022, in occasione della Giornata mondiale delle Zone Umide, Legambiente ha presentato un progetto di riqualificazione del territorio a cui l’associazione tiene molto, realizzato con la preziosa collaborazione del Consorzio di Bonifica della Venezia Giulia: la rinaturalizzazione della Roggia di San Canzian, anticamente detta Rio Patoch. Questa roggia attraversa il paese di San Canzian d’Isonzo, dove ha pure la sua risorgiva, in via Trenta Mule, confluendo poi sul Canale Principale I detto Brancolo, come si può osservare dalla Provinciale nel tratto Pieris-Villa Luisa.

Pure se gli argini sono stati nel tempo rinforzati e ricalibrati, il caratteristico andamento sinuoso della roggia si ritrova nelle mappe antiche e nella toponomastica dei luoghi, a confermare che si tratta di uno dei pochi corsi di risorgiva rimasti nella nostra pianura.

Due gli obiettivi principali della rinaturalizzazione: mantenere la “memoria storica” di un elemento dell’antico paesaggio isontino e ripristinarne la biodiversità favorendo le specie di flora e fauna tipiche del territorio.

Il progetto è dedicato alla cittadinanza tutta. Si è però concentrato in particolare sulle scuole e sugli operatori del Consorzio.

Questi ultimi sono stati coinvolti in diversi incontri di formazione per la gestione non invasiva delle sponde, tenuto dai naturalisti Pierpaolo Merluzzi e Davide Scridel, che hanno illustrato la ricca biodiversità presente lungo il fiume e le tecniche per la sua conservazione.

In un secondo momento, invece, Legambiente ha incontrato i giovanissimi alunni delle classi quinte della Scuola primaria Carducci e delle classi prime e seconde della Scuola Secondaria di 1° grado di Pieris. I più piccoli hanno partecipato il 25 novembre alla Festa dell’Albero, mettendo a dimora un centinaio tra alberi e arbusti rigorosamente autoctoni, forniti dal Vivaio del Corpo Forestale di Tarcento, lungo le sponde della roggia.

Preceduta da un intervento in classe da parte dei volontari di Legambiente, i ragazzi hanno dimostrato tutto il loro entusiasmo e senso di responsabilità in un’operazione non facilissima ma che, seguendo le indicazioni degli operatori del consorzio, hanno efficacemente portato a termine, meritandosi gli elogi degli adulti presenti.

Attualmente è in corso d’opera la seconda fase “didattica” del progetto, che coinvolge i ragazzi delle medie: l’analisi dei macro-invertebrati che vivono sul fondale della roggia, quali bioindicatori di qualità dell’acqua, e l’analisi di parametri chimico-fisici per stabilire il grado di purezza dell’acqua, che scorre però in mezzo a terreni coltivati fino ai bordi dell’alveo.

Queste attività hanno richiesto un elevato grado di organizzazione: oltre ad essere inserite nel POF dell’Istituto, hanno coinvolto i docenti di classe, primi attori nell’iniziativa, ed altre due docenti dell’Istituto BEM di Staranzano-Gradisca che, con il supporto di gruppi di alunni delle loro classi con funzioni di tutor degli studenti più giovani, stanno portando a termine l’indagine sul campo: si tratta di 4 uscite con sette classi che, a turno, eseguiranno i prelievi e le analisi.

A conclusione avremo il quadro dello stato di qualità dell’acqua, da poter confrontare con quello di altri corsi d’acqua e nel tempo; con questo progetto la scuola e Legambiente parteciperanno alla manifestazione di Scienze Under 18 che si terrà a maggio a Monfalcone, dove saranno esposti i risultati.

È anche stato chiesto l’intervento di un operatore di ARPA FVG, agenzia che esegue questi monitoraggi su tutti i fiumi della regione e potrà offrire una visione complessiva sullo stato di salute delle nostre acque di superficie.

Il progetto del Rio Patoch, sempre con la collaborazione del Consorzio di bonifica, proseguirà con la sistemazione dell’area attorno alla risorgiva, il rafforzamento di un tratto dell’argine con metodi di ingegneria naturalistica, e l’inerbimento con fiorume di prati locali delle fasce di rispetto di 4 m lungo le sponde, che per legge non dovrebbero essere coltivate ma lasciate allo stato naturale.

Qui il CS Progetto Rio Patoch

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