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Proseguono i lavori sull’itinerario CAI

Proseguono i lavori sull’itinerario CAI
Cjampizzulon-Tuglia: un autentico scempio!
Chiediamoci cosa avrebbero detto Michele Gortani e Cirillo Floreanini

 

I lavori sull’itinerario CAI che unisce Malga Tuglia ed il Rifugio Cjampizzulon, proseguono in maniera devastante, come documentano le foto di Barbara Puschiasis

Contro ogni logica si va avanti nella realizzazione di un’opera non solo inutile ma anche dannosa per l’ambiente ed il paesaggio e quindi per il turismo.

L’Associazione Consumatori Attivi e Legambiente hanno presentato la scorsa settimana un esposto alla Procura della Repubblica di Udine, con l’obiettivo di fermare i lavori in attesa di alcune opportune verifiche sul piano geologico.

Viene da chiedersi anche cosa ci sta a fare la Soprintendenza, che dovrebbe tutelare il paesaggio ed invece ha espresso un parere favorevole a questa infrastruttura, evidentemente senza avere un’esatta cognizione dei luoghi e, pare, addirittura in assenza di opportuni “rendering” e foto-simulazioni sulle conseguenze della sua realizzazione.

Gli itinerari compresi tra il Monte Talm e Cima Sappada – ed in particolare il tratto tra il Rifugio Cjampizzulon e Malga Tuglia – sono tra i più belli della zona: un autentico “gioiello” dal punto di vista naturale e paesaggistico, che andrebbe preservato così com’è.
Chi ha visto, ai primi di giugno, le incredibili distese di Botton d’oro nei pressi di Casera Campiut di Sopra; chi è rimasto sorpreso, come è capitato in occasione della recente camminata di protesta, dalla scoperta delle rare Scarpette della Madonna (Cypripedium Calceosus) a due passi dal rifugio; chi ha ammirato, proprio in questi giorni, le fioriture di Giglio Martagone o il colore che in autunno assumono i boschi di larice ai piedi del Pleros, non può non essersi profondamente emozionato.

Sono esattamente “esperienze” di questo genere, ormai sempre più rare, di cui va alla ricerca il turista intelligente e sono proprio esse che costituiscono la vera “risorsa” delle nostre montagne.
Non è un caso se una pubblicazione del Corpo Forestale della nostra Regione (edita nel 2019, prima cioè dell’approvazione del progetto definitivo della strada camionabile) consiglia questa escursione definendola “L’inestimabile biodiversità dal balcone della Val Degano”.
Quello che sta avvenendo e che è destinato a proseguire nei prossimi giorni tra Malga Tuglia ed il Rifugio Cjampizzulon produrrà, dunque, un autentico “scempio” ambientale; verrebbe da dire ben più grave di quei gesti di protesta (certo da non incoraggiare, ma in realtà innocui e reversibili) che vengono condannati come “atti vandalici” e che l’attuale Governo vorrebbe punire con estrema severità. Questo “scempio” verrà fatto con denaro pubblico! Cioè con i “nostri” soldi; nonostante che, ogni volta che stanziano dei fondi, Fedriga e i suoi assessori sembrano che li tirino fuori dalle loro tasche.

Non appena venimmo a conoscenza delle intenzioni dell’UTI della Carnia, guidata allora da Francesco Brollo, di realizzare una strada camionabile, non esitammo un attimo ad assegnare, già nel giugno del 2020, una “Bandiera Nera” alla Regione, denunciando l’assenza di una seria pianificazione in materia e la necessità di una indispensabile analisi dei costi e benefici. Come primo esempio delle opere da non autorizzare citammo proprio questa infrastruttura.
Non è corretto, quindi – e spiace che la cosa sia sfuggita anche a chi dovrebbe avere una certa esperienza di “bandiere” di Legambiente, come l’attuale Sindaca di Prato Carnico – affermare che, fino al momento della nascita del Comitato spontaneo “Salviamo i sentieri CAI 227-228”, avvenuta nell’agosto dello scorso anno, non ci siano state critiche o contestazioni. La prima camminata di protesta organizzata dal circolo Legambiente della Carnia da Piani di Vas a Malga Tuglia, indetta e poi bloccata dal Covid, risale al novembre 2020 e si svolse il 30 ottobre dell’anno successivo. In seguito, dopo il coinvolgimento di altri soggetti e grazie ad una crescente mobilitazione, ci sono state altre tre manifestazioni molto partecipate, alle quali anche la RAI ha dedicato un servizio. Al gruppo Facebook “Salviamo i sentieri” hanno aderito migliaia di persone.
Di fronte alle posizioni assunte dagli Amministratori che sostengono il progetto, viene da chiedersi quali sarebbero state le reazioni che avrebbero avuto, se fossero ancora tra noi, un Michele Gortani, un Cirillo Floreanini, uno Jacopo Linussio od un Sergio De Infanti. Conta forse meno il loro insegnamento rispetto all’opinione del Vicepresidente del Consiglio Regionale Stefano Mazzolini, il quale – facendo evidentemente un po’ di “confusione” – per giustificare la realizzazione di un collegamento stradale tra il Rifugio Marinelli ed il versante di Timau, era arrivato al punto di affermare che esso avrebbe evitato l’isolamento di Collina e Collinetta anche nel periodo invernale?
Ci rivolgiamo direttamente ai Sindaci per sottolineare solo due delle incongruenze contenute nelle loro recenti affermazioni.

Ritenete davvero che la nuova strada camionabile o, come la definite voi, “multifunzionale”, sarà un “volano per lo sviluppo turistico” della zona? Sulla base di quali elementi? Avete effettuato per caso un’indagine demoscopica? Saremmo veramente curiosi di sapere quanti e quali escursionisti sarebbero entusiasti di camminare su di una banale strada forestale, come ce ne sono tante, invece che, immersi nella natura, su di un sentiero che è “unico” per scenari e caratteristiche che propone. Tutti i turisti che abbiamo incontrato la scorsa estate, durante il volantinaggio effettuato lungo il percorso tra Cima Sappada e Piani di Vas, si sono detti sorpresi e indignati appena hanno appreso del progetto. “Ma perché, perché?” è stata l’esclamazione più ripetuta.

Ecco, chiudiamo anche noi con un altro interrogativo. Se questa parte delle Alpi è conosciuta anche dagli Amministratori come soggetta a frane e distacchi “molto frequenti”, se i geologi hanno evidenziato vari punti critici, se ogni escursionista si può rendere conto degli effetti che una precipitazione appena un po’ intensa provoca sui canaloni attraversati, se i nostri vecchi avevano saggiamente individuato in sito dei “boschi banditi”, come si può pensare di garantire la sicurezza dell’itinerario tagliando decine di alberi (in particolare larici, che hanno una funzione di protezione) per far posto alla nuova strada?
Ci sembra tutto assurdo, tutti soldi buttati. Speriamo che qualcuno intervenga in tempo.

Tuglia-Cjampizzulon, uno scempio

Marco Lepre
Presidente del circolo Legambiente della Carnia-Val Canale-Canal del Ferro