Legambiente: per il polo scolastico Buonarroti/Pertini, occorre cercare soluzioni per evitare un ulteriore consumo di suolo
Davvero il Polo scolastico previsto per dare una nuova collocazione agli istituti scolastici del Liceo Buonarroti e Professionale Pertini deve essere costruito su terreno non edificato in via Grado, ad aggravare ulteriormente i dati già preoccupanti di consumo di suolo in Friuli Venezia Giulia e nel nostro territorio in particolare? Oltretutto in una zona dove la falda acquifera è molto superficiale, come testimonia il reticolo idrografico riportato nella numerosa cartografia dei secoli scorsi?
Davvero non è possibile trovare una zona alternativa, magari un po’ più all’interno del perimetro urbano monfalconese? Considerato che il Liceo Buonarroti sembra essere (almeno per il momento) in fase di espansione delle nuove iscrizioni, lo stesso non sembra si possa affermare per l’Istituto Professionale Pertini, oltretutto proprio in questo periodo, in fase di lavori in corso per un ulteriore ampliamento. È lecito chiedere se sia stata fatta una proiezione per il prossimo futuro in modo di avere un’idea del numero di studenti che afferiranno alle suddette strutture scolastiche?
Per quanto riguarda il Liceo, concordiamo sulla necessità di una nuova e più razionale sede scolastica, ma perché non pensare, solo per fare un esempio, all’area dell’ex ospedale di via Rossini, dimenticata da Dio e dagli uomini e riservare, adeguandola, l’attuale sede del liceo all’indirizzo alberghiero di Grado, sempre che questa scelta venga ritenuta opportuna, anche politicamente, dall’Amministrazione gradese?
Legambiente è consapevole che la moderna concezione della formazione, in particolare nelle scuole secondarie di secondo grado, non è più quella di un tempo e sono richiesti spazi nuovi e adeguati da ogni punto di vista. Ci si chiede però se siano state esplorate tutte le possibili soluzioni alternative per evitare un nuovo, pesante consumo di suolo, che è una risorsa limitata e, visti i tempi estremamente lunghi di formazione, si può ritenere che sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile.
Da ben dieci anni il Paese attende l’approvazione di una legge contro il consumo di suolo, che prevede di arrivare a quota zero, cioè a non cementificare un metro quadro in più, entro il 2050. Il fenomeno, nel frattempo, continua a crescere a ritmi forsennati, tanto che, secondo i dati del rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nel 2021 ha raggiunto il valore più alto dell’ultimo decennio, una media di oltre 19 ettari al giorno, una copertura arrivata al 7,13%, contro una media europea che si attesta al 4,6%.
Monfalcone, in questa poco esemplare classifica, detiene il record regionale di superficie occupata da edifici e infrastrutture varie, ben il 45,9% nel 2021, un dato costantemente in aumento almeno dal 2006 (44,2% di suolo consumato) come si può leggere nelle tabelle del rapporto ISPRA.
Ancora una volta, alla luce di questi dati impietosi, invitiamo l’amministrazione comunale a riflettere ed a studiare altre soluzioni per evitare che, come sempre accade dappertutto ed in ogni contesto, sia l’Ambiente a rimetterci.