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Governo del territorio, pensieri di Legambiente

Governo del territorio, pensieri di Legambiente

Si riporta l’intervento di Legambiente FVG al primo evento promosso dalla Regione della variante del PGT su “Le nuove sfide ambientali”.

QUANDO SI PARLA DI GOVERNO DEL TERRITORIO, non si può non richiamare l’articolo 9 della costituzione novellato nel 2022 che introduce nell’ambito dei principi fondamentali, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

L’art. 9, potrebbe essere riportato in premessa come principio ispiratore del futuro piano.

Mi permetto anche di menzionare Il suggestivo titolo di un libro dell’economista Tim Jackson “La prosperità senza crescita”, ovvero la prosperità che minimizza le pressioni sulle risorse ambientali.

Sempre. Prosperità è una delle 5 P dell’Agenda 2030.

Abbiamo scelto 3 temi, suolo, energia ed acqua come contributo allo svolgimento dei lavori odierni e soprattutto futuri.

1) Il consumo della risorsa suolo: La natura ha investito nella formazione del suolo per millenni, una ruspa cancella l’investimento in pochi attimi. Pensiamoci! Il valore di suolo consumato pro capite nel F-VG è di 532 mq/abitante rispetto alla media nazionale di 364 mq/abitante. L’andamento perpetua lo sbilanciamento significativo tra popolazione e consumo. Le due curve hanno ormai dinamiche sempre meno correlate. Di più, da una ricerca condotta dalla CISL nel 2023 risulta che il 25% degli appartamenti non è abitato.

Uno degli effetti principali del consumo di suolo è la frammentazione del territorio che comporta una forte riduzione della connettività ecologica e incide negativamente sulla fornitura dei servizi ecosistemici oltre a impattare su qualità e valore del paesaggio e sui costi dell’attività agricola. In F-VG nel 2022 circa un quarto del territorio regionale risulta a frammentazione molto elevata (a livello nazionale 17,48%).

Cosa fare? Alcuni proposte:
a. adeguare i piani regolatori alle reali dinamiche insediative e contenimento dell’espansione urbana
b. emanare norme cogenti per una progressiva riduzione del consumo di suolo
c. commisurare il costo di un suolo da urbanizzare alla perdita dei servizi ecosistemici
d. introdurre l’invarianza idrologica nella trasformazioni territoriali
e. elaborare e approvare un piano regionale di rigenerazione/riqualificazione del patrimonio edilizio regionale (anticipando la strategia nazionale sulla direttiva europea “Case Green”)
f. rivedere le politiche infrastrutturali per renderle coerenti con il Piano paesaggistico regionale attraverso le fragilità ambientali, l’impatto idrogeologico e il restauro del paesaggio

2) La transizione energetica e la produzione da FER; lo introduciamo anche perché veniamo spesso coinvolti dalla popolazione e anche da amministrazione in relazione a progetti di impianti su fondi agricoli.

La transizione energetica ha provocato negli ultimi anni un vero e proprio “assalto alla diligenza” nei confronti del territorio agricolo regionale da parte di operatori e grandi gruppi finanziari che hanno presentato numerosi progetti per la realizzazione di parchi fotovoltaici a terra molto spesso “nominalmente” definiti come agrivoltaici.

La proliferazione dei grandi impianti a terra al di fuori di qualsiasi controllo e regolamentazione è fonte di opposizione sociale di intere comunità che assistono e subiscono le forti trasformazioni territoriali indotte senza alcuna forma concreta di partecipazione al processo progettuale e decisionale. Lo stesso dicasi per chi amministra che vede sottratta qualsiasi forma e potere di governo del territorio.

I temi sul tappeto oggi sono: come fermare il proliferare dei grandi impianti a terra sui terreni agricoli; come coniugare la transizione energetica da fonti rinnovabili e la tutela dei servizi ecosistemici dei suoli; come aumentare l’accettazione sociale degli impianti per la produzione delle energie rinnovabili che soddisfano i requisiti. A monte però servono regole chiare.

Nel frattempo è necessario:
individuare, attraverso un percorso condiviso e partecipato, le aree “non idonee” all’installazione di impianti fotovoltaici a terra;
definire le Linee guida relative alle modalità realizzative e progettuali che prevedano la continuità colturale per tutto il ciclo di vita dell’impianto (anche nel caso dei grandi impianti a terra);
dare priorità all’utilizzo delle superfici già antropizzate e impermeabilizzate e, nelle aree idonee rurali, ai veri impianti agrivoltaici
elaborare e praticare differenti e rinnovate modalità di coinvolgimento dei portatori di interesse e in generale delle popolazioni locali in grado di attivare/generare una più ampia e consapevole collaborazione (superando le rivendicazioni strettamente locali) per la realizzazione “dal basso” della transizione energetica con l’avvertenza che i processi partecipativi hanno bisogno del massimo di trasparenza e adeguate “professionalità” per risultare efficaci.

3) L’acqua è una risorsa strategica anche per leggere le complesse relazioni territoriali e mettere in campo azioni complesse, comprensibili e adeguate alla gestione sostenibile della stessa e del bacino idrografico che “si rispecchia” nel reticolo idrografico.

Perché è una risorsa strategica?
interconnette tutti i sistemi socio-ambientali
è un termometro sensibile delle trasformazioni territoriali, nel bacino come in alveo, in superficie come nell’ipogeo e in tutti i suoi stati (solido, liquido e vapore)
risponde alla crisi climatica intensificando il ciclo idrologico con l’estremizzazione dei fenomeni
è soggetta a rilevanti e multiple pressioni e … sprechi
supporta molti servizi ecosistemici
ispira la produzione artistica e culturale e l’identità dei luoghi

Insomma, l’acqua conserva la memoria del territorio. Se, ad esempio, oggi l’acqua scorre più rapidamente a mare rallentarne il deflusso per trattenerla nei periodi di asciutta o laminare l’onda di piena quando abbonda, coinvolge tutto il sistema territoriale: il consumo di suolo e la qualità dei suoli, la loro capacità di ritenzione, la biodiversità, la risposte dei sistemi urbani nella gestione delle acque (spugne o lavandini?), …

Insomma questo focus, dentro il futuro piano, può concorrere, proprio per le caratteristiche della risorsa, a definire processi di riqualificazione urbana e territoriale compresa quella fluviale. Anche alla luce del regolamento sul “Ripristino della natura”, evitando nel contempo l’attuazione di progetti dei tempi andati.

4) La regione deve mettere in campo nuovi piani previsti dalla L. FVG Green: la strategia Regionale per lo sviluppo sostenibile approvata nel febbraio del 2023. Quanto interferirà la strategia con la redazione dei piani, in primis il P.G.T.? Connessioni, ad oggi deboli o assenti.   In seguito, dovrebbe venire licenziata la strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici e il piano sul clima. Quest’ultimo non può essere integrato (armonizzando i tempi) con il piano di governo del territorio stante la stretta connessione e la curvatura crescente delle misure di prevenzione e di adattamento con i processi di governo del territorio? … Molte domande e riflessioni ancora. Ma il tempo è scaduto.

Il senso del limite dovrebbe trovare cittadinanza anche nei ragionamenti sui temi oggi all’odg perché stimola l’innovazione, anche politica e sociale che possono trainare e orientare i processi verso un futuro desiderabile.

Legambiente conferma la disponibilità a partecipare e portare un suo contributo all’interno di un processo di partecipazione trasparente.

CS – GOVERNO DEL TERRTIORIO, pensieri di legambiente