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Audizione sulle opere di laminazione proposte sul Tagliamento

Audizione sulle opere di laminazione proposte sul Tagliamento

La Regione non arretra sulla proposta di “ponte-traversa” tra Dignano e Spilimbergo. Le associazioni nemmeno. La gestione dei tempi dell’audizione è stata pessima. Gli esperti sono intervenuti quando sindaci e autorità di bacino erano già usciti dall’aula…
Contributo di Legambiente FVG.
Nella nostra Regione durante tutto il 2022 si è continuato a costruire in aree a pericolosità idraulica occupando circa il 23% del suolo; il 13% di questi manufatti sono collocati nelle fasce a pericolosità media e alta. Il primo tassello della prevenzione parte anche da li, evitando che questo “assedio” si ripeta, con il corollario di eventi che tutti noi conosciamo (rischi per le persone, richieste di intervento pubblico…).
Servono nuovi concetti nel vocabolario della prevenzione, introdotti ormai da tempo dalla “scienza dei fiumi”, quali quelli rivolti a rimuovere le barriere alla connettività lungo i corsi d’acqua e a restituire spazio alle dinamiche naturali. Non è una risposta ad un richiamo ambientalista ma una razionale scelta di “egoismo lungimirante” al fine di evitare, in futuro, problemi ancora maggiori. Questi processi sono complessi ma necessari e devono essere accompagnati in quanto non rientrano nel DNA della nostra cultura consumista. Noi siamo predatori di spazi naturali, siamo arrivati fin dentro gli alvei costruendo edifici per le persone e gli animali. La crisi climatica poi, con il suo surplus di energia intensifica il ciclo idrologico, estremizzando i fenomeni sia siccitosi che alluvionali.

Sul Tagliamento si individuino le aree dove è ancora possibile assecondare il fiume restituendo spazio all’alveo attivo e questo può rappresentare un cambio di passo. Come mai in 50 anni questa analisi non è stata mai fatta nonostante la scienza, da tempo, formuli indicazioni in tal senso? Da li bisogna partire e non dalla progettazione delle grandi opere, saltando piè pari una doverosa restituzione dell’analisi effettuata sull’intero bacino.
Sedimenti e vegetazione, sono due componenti importanti di un corso d’acqua. Spesso però sono fonte di equivoci o sottovalutazioni anche dal punto di vista della sicurezza idraulica: un fiume inciso che si separa progressivamente dalla pianura, viene percepito positivamente in quanto, si pensa, possa contenere più acqua e garantire perciò maggiore sicurezza. Gli esperti hanno misurato nel tratto da Pinzano a Latisana tale fenomeno che è molto accentuato nei pressi di Madrisio. L’alveo inciso però riduce la capacità di laminazione del fiume con la conseguenza che l’acqua corre più velocemente a mare, creando maggiori problemi nel tratto terminale. Da lì la richiesta di Legambiente datata 2019, di procedere rapidamente alla redazione del piano per la gestione sostenibile dei sedimenti, previsto peraltro dal “Testo Unico ambientale”. Anche il TERRITORIO contribuisce ad aumentare questa velocità in diversi modi: il consumo di suolo, la perdita di capacità di ritenzione dell’acqua, l’eccesso di impermeabilizzazione ma anche il comportamento delle città che reagiscono come lavabi e non come spugne alle precipitazioni sempre più intense.
Maggiore considerazione va inoltre attribuita al ruolo della vegetazione nella difesa idraulica, sia nell’area montana sia in quella planiziale, nelle fasce riparie e in alveo. Quest’ultima presenza è fonte spesso di fuorvianti discussioni: in alveo largo la vegetazione ha una funzione laminante e di mantenimento della biodiversità, in prossimità del ponte di Latisana svolge una funzione ostruente il flusso d’acqua che va evitato.

Per concludere, una proposta.

L’ autorità di bacino intraprenda un serrato confronto con esperti, centri di ricerca e università sui modelli idrologici e idraulici utilizzati che definiscono anche le portate massime di transito e la ripartizione delle portate nella tratta finale tra il Tagliamento e lo scolmatore Cavrato. La Regione fissi poi criteri per la progettazione preliminare che dovrebbe informare il bando. Ne elenchiamo due che devono essere entrambi soddisfatti:
– La ragionevole sicurezza delle comunità rivierasche (il rischio residuo non eliminabile deve essere gestito diversamente usando misure non strutturali quali l’informazione e la gestione delle emergenze)
– Il mantenimento delle caratteristiche distintive del Tagliamento dove le pressioni non hanno alterato in modo irreversibile il corso dell’alveo, accompagnato da progettualità, diffuse e scandite nel tempo, di rinaturazione

Dentro questa cornice l’interlocuzione può forse riprendere nel metodo e nel merito, tra Regione, esperti, EELL, comunità rivierasche, associazioni e comitati e promuovere quella connettività istituzionale e culturale che ad oggi è mancata.

Trieste, 4 novembre 2024

Sandro Cargnelutti | Presidente di Legambiente FVG