CAMPAGNA FREE TAGLIAMENTO: IL PUNTO DELLE ASSOCIAZIONI E I PROSSIMI PASSI
Il seminario “Tagliamento: ultimo fiume naturale sulle Alpi?” il 20 settembre a Ragogna ha chiuso la campagna Free Tagliamento 2025 con diversi messaggi importanti
Sabato 20 settembre si è svolto a Ragogna il seminario “Tagliamento: ultimo fiume naturale sulle Alpi?”, evento conclusivo per il 2025 della campagna Free Tagliamento. Tecnici e cittadini si sono confrontati sulle minacce che rischiano di compromettere un ambiente naturale unico e sulle possibili soluzioni per preservarlo e valorizzarlo, integrando al contempo la mitigazione del rischio di alluvioni.
La campagna Free Tagliamento, iniziata il 22 marzo, ha portato i partecipanti a esplorare il fiume in sette tappe dalla foce all’alto corso, imparando a conoscerne le caratteristiche, il valore, ma anche le minacce, grazie al coinvolgimento di scienziati, tecnici, attivisti, artisti. Una comunità in movimento che si è incontrata numerosa all’evento conclusivo per condividere gli spunti emersi in questi mesi, a proposito del futuro del “Re dei fiumi alpini”, come viene chiamato il Tagliamento. Nel titolo del seminario c’è un interrogativo: il corso d’acqua friulano è sicuramente uno dei più selvaggi delle Alpi, tuttavia la sua naturalità, in molti tratti, è compromessa e minacciata, in particolare dalla mancata applicazione di un adeguato deflusso ecologico e dalle diffuse estrazioni di inerti, oltre che dalle proposte di futuri interventi di pesante artificializzazione. È stata quindi nuovamente ribadita la necessità di azioni urgenti ed efficaci di mitigazione delle pressioni esistenti e di trovare misure di gestione del rischio di alluvioni che tutelino l’ecosistema Tagliamento.
Il seminario è stato aperto da un intervento riassuntivo del percorso Free Tagliamento a cura di Alessandro Ciriani, di Legambiente FVG, che ha spaziato dai problemi del tratto di foce di fronte ai cambiamenti climatici, che potrebbe beneficiare di interventi di rinaturazione, agli impatti dell’idroelettrico nel tratto montano. A seguire, Andrea Goltara, direttore del Centro italiano per la riqualificazione fluviale – CIRF, ha discusso obblighi e opportunità introdotti dal Regolamento europeo per il ripristino della natura, la Nature Restoration Law, che per i fiumi chiede innanzitutto di ripristinare la connettività, rimuovendo barriere che creano più danni che benefici (su questo sono state presentate alcune proposte nel bacino del Fella, sviluppate nell’ambito di un progetto finanziato dal programma Open Rivers) e di mantenerla dove già è presente. In questa prospettiva ha inquadrato anche il tema dei progetti di casse d’espansione nel medio corso e delle relative audizioni dei “dodici esperti” da parte dell’Autorità di bacino Alpi Orientali.
A tal proposito Silvia Simoni e Alice Iori, di Mountan-eering srl, hanno presentato uno studio promosso dal CIRF e finanziato dalla Senckenberg Society for Nature Research e dalla fondazione Gerty-Strohm-Stiftung. L’obiettivo dello studio è stato quello di investigare l’esistenza di alternative progettuali, rispetto a quella attualmente individuata, che consentano di laminare la portata di piena di riferimento senza la realizzazione di traverse che interrompano la connettività longitudinale. Attraverso l’implementazione di un modello idraulico bidimensionale sono stati quantificati gli effetti sulla riduzione del picco di piena di alcuni interventi esemplificativi. In particolare, sono stati analizzati possibili interventi che sfruttano la capacità di laminazione delle aree laterali al fiume tramite la realizzazione di aree di esondazione controllata all’esterno degli argini esistenti e che non richiedono la realizzazione di traverse, oltre ad altri, minori, di riconnessione di tratti di pianura inondabile a monte. Gli esempi presi in considerazione, per la piena centennale, ridurrebbero il picco di portata a Latisana fino a circa 4000 m3/s, raggiungendo quindi valori prossimi al target fissato dall’Autorità di bacino Alpi Orientali. I tecnici hanno tenuto a precisare che questi sono i risultati preliminari di uno studio ancora in corso e che è plausibile che l’abbattimento del picco di piena modellato possa essere incrementato ottimizzando la progettazione delle aree di esondazione controllata e aggiungendo altri interventi localizzati.
L’esempio presentato non è l’unica soluzione possibile ma lo studio ha dimostrato che anche senza opere trasversali si possono ottenere risultati molto significativi. È dunque importante che questi interventi siano valutati e approfonditi nell’ambito del documento di fattibilità delle alternative progettuali (DOCFAP) che dovrà essere prodotto nell’ambito della definizione e progettazione delle azioni di mitigazione del rischio di alluvioni.
Un tema strettamente connesso alla gestione del rischio idraulico è quello della gestione dei sedimenti.
Diversi interventi hanno ricordato come l’eccessivo prelievo nel tempo abbia indotto un abbassamento del letto del fiume e che tale fenomeno può avere un effetto fortemente negativo sulla gestione delle piene, perché a causa dell’eccessivo dislivello fra l’alveo e le sponde, le aree golenali si allagano meno di frequente e quindi la portata si propaga verso valle con picchi più accentuati. Interventi solitamente giustificati al fine della riduzione del rischio, quindi, in realtà possono spesso farlo aumentare. Andrea Goltara ha presentato una mappa, costruita sulla base dei dati ufficiali della Regione, delle numerosissime estrazioni di inerti autorizzate nel bacino del fiume Tagliamento negli ultimi 10 anni, che mostra come si tratti spesso di interventi in successione lungo gli stessi tratti fluviali (sollevando forti dubbi sulla coerenza rispetto alla normativa attuale) e che i volumi complessivi autorizzati sono molto significativi (oltre 1,6 milioni di m3).
Aggiungendo a questo gli apparentemente limitati controlli quantitativi sulle estrazioni effettivamente svolte e l’assenza di un programma di gestione dei sedimenti, nonostante sia obbligatorio da oltre 10 anni, la situazione risulta preoccupante. Proprio su tali programmi di gestione e sull’urgenza di realizzarli, fondandoli su una solida base di dati di monitoraggio, oggi spesso deficitaria, si è concentrato l’intervento di Simone Bizzi dell’Università di Padova, che ha spiegato perché il più delle volte i prelievi di sedimenti creano più danni che benefici senza contrastare il rischio alluvionale, a differenza di ciò che si pensa comunemente.
La soluzione a diversi dei problemi trattati nel seminario richiede di ricomporre conflitti tra soggetti e territori diversi. Un approccio che può aiutare a ridurli e a trovare soluzioni condivise è quello dei contratti di fiume, di cui ha parlato Anna Brusarosco, ricercatrice dell’Università di Udine.
Pietro Boniciolli del WWF FVG ha contribuito con un video intervento, messo a disposizione dei partecipanti e di tutti gli interessati, sul passaggio dal DMV al deflusso ecologico nel Tagliamento, in cui ha evidenziato le molte lacune ancora da colmare, sia in termini di monitoraggio e identificazione degli effettidell’alterazione idrologica, che di definizione di soglie di alterazione ecologicamente accettabili. Alessandra Testa e Sandro Cargnelutti di Legambiente FVG sono intervenuti presentando due proposte dipromozione della conoscenza della cultura scientifica che hanno suscitato interesse e disponibilità da parte dell’amministrazione comunale di Ragogna, come espresso nei saluti dall’assessore Yuri Marchello e dal presidente del Bacino Imbrifero Montano (BIM), Michele Benedetti. Le proposte hanno riguardato la progettazione di un centro di documentazione/studi sul Tagliamento, che potrebbe trovare nel Castello di Ragogna idoneo riferimento e un osservatorio sulle acque nell’alto bacino del Tagliamento, volto a mettere in chiaro i dati disponibili sulle acque e relativi usi. A conclusione, hanno apportato il loro punto di vista gruppi e comitati, in particolare i comitati Noi siamo Tagliamento e Salviamo il lago di Cavazzo.
Free Tagliamento è una campagna di Legambiente FVG, WWF FVG, Lipu FVG, Centro italiano per la riqualificazione fluviale – CIRF e l’associazione Foce del Tagliamento, sostenuta dal brand Patagonia, per chiedere che il “Re dei fiumi alpini” continui a scorrere libero.