Le Comunità Energetiche Rinnovabili: tra volontà di affermazione e rischio di sparizione

Certo è che questi numeri rappresentano, in termini di potenza, meno dell’1% della potenza attesa dal PNRR per le configurazioni di autoconsumo collettivo e le CER entro giugno 2026.
In Friuli-V.G. la situazione non va certo meglio, anche se la presenza di alcuni operatori abili e di alcune realtà di base che hanno raccolto cittadini e istituzioni locali attorno a specifici progetti di solidarietà, pone oggi la nostra regione in vetta alla classifica nazionale per potenza installata grazie alle varie configurazioni attive sul territorio.
È quindi possibile fare alcune prime considerazioni sulla realtà delle CER e sulle difficoltà che si frappongono alla loro affermazione definitiva quali soggetti in grado di promuovere la diffusione dell’energia rinnovabile, incoraggiando la partecipazione attiva dei cittadini attraverso la condivisione locale dell’energia.
Innanzitutto, va chiamata in causa la nota complessità burocratica che impone, per il riconoscimento e l’inserimento di un impianto a portale del GSE, una defatigante raccolta di documenti tecnici e amministrativi (14 per l’esattezza) che, per buona parte, il GSE possiede già; ma oltre a questo, vi è la complicatezza e insensatezza delle norme per cui, solo per fare un esempio, gli incentivi che percepisce la CER sono ridotti del 50% se a generarli sono soggetti che hanno ricevuto contributi pubblici per realizzare i propri impianti; come dire: il vantaggio acquisito da un membro della CER, grazie al contributo avuto per fare il proprio impianto, determina una riduzione del 50% dell’incentivo che riceverà la CER. Un’insulsaggine tutta da spiegare.
Ma alle difficoltà normative e burocratiche, si sommano anche quelle economiche dal momento che, per vivere, nei primi anni di attività, non sono certo sufficienti i pochi incentivi ricevuti quantificabili in poche centinaia o migliaia di euro e fronte di spese che, comunque, vanno affrontate pena l’inattività, se non la morte, della CER; tali risicati introiti non dipendono certo da incapacità o negligenza operative, ma, come avviene per tutte le iniziative economiche appena nate e prive di adeguati capitali di anticipazione, proprio dal basso numero di impianti che normalmente sono a disposizione per avviare la vita della CER. I primi anni di vita sono fondamentali per “mettersi in piedi”, aggregare una sufficiente quantità di impianti e di consumatori che consentano alla comunità di reggersi sulle proprie gambe; e sono proprio questi gli anni in cui il rischio di non farcela è molto elevato.
Per questo, serve che il legislatore, nazionale o regionale, comprenda che non solo è importante finanziare le spese di costituzione delle CER, ma che altrettanto importante, è sostenere, nei primi tre anni di vita, le spese di gestione quali, ad esempio, le attrezzature informatiche e di ufficio, le spese di consulenza e di personale, di comunicazione e promozione tutte necessarie all’affermazione della Comunità. Non servono molti soldi, ma servono subito e con semplicità di accesso.
Dare contributi solo per la costituzione delle CER e non aiutarle poi, nei primi anni di vita, non è il modo migliore per far sì che in Regione si affermino queste forme importanti di produzione e condivisione dell’energia, come ampiamente richiamato ed affermato nel Piano Energetico Regionale oltre che nel PNRR.
Per questo, è importante che la Regione, che, pure, ha lodevolmente avviato, quest’anno, uno strumento di finanziamento per la costituzione di CER contestualmente alla realizzazione di impianti, allarghi la sfera degli aiuti anche ai primi anni di vita delle CER, sostenendole nel difficile momento della crescita.
C’è sicuramente ancora il tempo per provvedere a tale allargamento contributivo e renderlo operativo già nel 2026, con le opportune modifiche alla LR 16/23, creando un fondo riservato alle spese di gestione e funzionamento delle Comunità con un bando e con un sistema di valutazione e premialità ad esse dedicato.
Pochi soldi, ma sicuri, sono l’unico modo per dare fiato alle CER regionali e consolidare il processo di transizione energetica equa e condivisa nella nostra Regione.
Emilio Gottardo
Referente Energia Legambiente FVG