Le zone umide in FVG: conservazione, turismo e bellezza
4 febbraio2015
Le zone umide in Friuli Venezia Giulia: conservazione, turismo e bellezza
Importanti novità sul sistema naturale delle aree protette
Si è conclusa con molti risvolti positivi la Giornata Mondiale delle Zone Umide, organizzata in Friuli Venezia Giulia da Legambiente, con il patrocinio della Regione, la Provincia di Gorizia ed il Comune di Grado, rappresentati rispettivamente dall’Assessore all’Ambiente Sara Vito, dal consigliere provinciale Elisabetta Medeot, dall’assessore Emiliano Gordini.
Al centro dei numerosi eventi è stata la Riserva naturale di Valle Cavanata, in località Fossalon di Grado, luogo estremamente suggestivo, dove un nutrito gruppo di fenicotteri rosa ha deliziato i partecipanti, accorsi in buon numero sia per essere guidati alla scoperta della riserva da naturalisti esperti, sia per far conoscere questi ambienti ai bambini, intrattenuti con apposite attività di educazione ambientale.
Alla tavola rotonda del pomeriggio “Le zone umide in Friuli Venezia Giulia: conservazione, turismo e bellezza” sono emerse importanti novità sul sistema regionale delle aree protette. L’assessore regionale Vito ha sottolineato come i finanziamenti regionali per parchi e riserve siano tornati a un livello accettabile, restituendo così dignità a un settore in grave difficoltà che merita di essere fatto conoscere per la sua bellezza.
Pierpaolo Zanchetta, del Servizio tutela del paesaggio e biodiversità della Regione, ha illustrato il programma e gli indirizzi che l’Amministrazione sta seguendo: si sta infatti mettendo mano alla riforma della LR 42/96 sulle Aree Protette semplificando l’assetto generale e normativo per arrivare a una maggiore coesione delle aree tutelate in un’ottica di rete ecologica. La Regione è altresì impegnata a redigere il Piano Paesaggistico regionale, che comprenderà le aree protette in senso classico (biotopi, riserve, parchi regionali), i siti della rete Natura 2000 e i siti di rilevanza geologica.
Fabio Perco ha messo in luce come la chiusura di determinate zone alla caccia sia stata uno strumento valido per ripopolare le zone costiere in particolare di avifauna, e come questo abbia avuto un rilevante beneficio per l’insediamento di nuove specie (forse complice anche il cambiamento climatico), anche molto rare. Vantaggi notevoli anche per i naturalisti e gli appassionati della natura, quali i birdwatchers. E’ stato ricordato che ancora manca il riconoscimento dell’Isola della Cona come Zona Ramsar, iter che al momento giace presso il Ministero competente.
Matteo De Luca ha parlato del Piano di Gestione e ha spiegato come tale strumento di pianificazione ambientale si debba integrare con altri piani, secondo una gerarchia che va definita dalla Regione in modo chiaro. Ha ricordato che i Piani di Gestione, una volta concluso l’iter procedurale, per la maggior parte ancora in corso, potrebbero essere un’opportunità per la gestione del territorio, basti considerare che le aree Natura 2000 tutelano la quasi totalità della costa (pur con importanti eccezioni). Una difficoltà nella gestione di un Piano di Gestione è la carenza di risorse finanziarie per la loro effettiva applicazione.
Mauro Cosolo, del Servizio caccia e risorse ittiche della Regione, ha affrontato il problema delle specie opportuniste ed in particolare del Cormorano, considerato ancora oggi una presenza dannosa per le attività dell’uomo. Interessanti, a momenti sorprendenti, i risultati delle ricerche fatte sulla specie a livello locale, che hanno dimostrato come i danni all’attività di vallicoltura siano solo in parte e solo in certe circostanze addebitabili alla specie. Utile infine l’approfondimento tecnico sulla procedura da seguire per ottenere le deroghe per l’abbattimento.
Ha concluso l’incontro il dottor Stefano Sponza, quale rappresentante di Legambiente, che ha evidenziato le troppe contraddizioni tra conservazione e progettualità che riguardano soprattutto ilterritorio costiero. Anche in questo caso è stato sottolineato come l’evidenza scientifica debba essere l’elemento cruciale da cui partire per valutare la strategicità delle opere per il territorio. Serve dotarsi di un indirizzo culturale, scientifico e politico che renda possibile la salvaguardia dei beni naturali di questa peculiare area regionale. Su questo piano Legambiente si sente impegnata e intende indirizzare le scelte nell’ambito della programmazione e gestione delle aree naturali in FVG.